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Visualizzazione dei post da febbraio, 2020

IL DITTICO PER ANTONOMASIA… NON DEL TUTTO AZZECCATO

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Al Teatro Valli di Reggio Emilia è andato in scena, lo scorso fine settimana, il più classico dei dittici operistici e cioè l’accoppiata Cavalleria rusticana / Pagliacci . L’allestimento arriva direttamente dal Teatro Comunale di Bologna (complici le intere maestranze del teatro felsineo) che lo ha messo in scena alla fine del 2019. Le regie delle due opere sono curate da due tra le massime registe italiane dei giorni nostri: Emma Dante per Cavalleria rusticana e Serena Sinigaglia per Pagliacci . L’allestimento di Emma Dante è quello che 2017 che personalmente trovo interessantissimo in quanto sfrutta un palcoscenico formato da pochi elementi che però, grazie ai sapienti movimenti di interpreti, masse corali e figuranti ci porta ad una società siciliana opprimente, in cui l’aspetto del “silenzio” e della “devozione” la fanno da padrone.  La Cavalleria di Emma Dante mi sembra emerga come un dramma collettivo, una sorta di Sacra rappresentazione laica di dolore su

UNA BOHEME… FREDDINA CHE NON SCALDA I CUORI

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Nel giorno della dolorosa notizia della scomparsa della “grandissima” Mirella Freni ho avuto modo di vedere la produzione de La boheme che sta andando in scena alla Royal Opera House di Londra. Purtroppo il confronto vocale con i ricordi legati alla Mimì della Freni sono impietosi… ma tant’è! Mirella rimarrà nei ricordi di tutti gli amanti dell’opera come uno dei migliori soprani della seconda metà del ‘900. Ma veniamo alla produzione londinese dell’opera di Puccini. L’allestimento ha debuttato a Londra quasi 3 anni fa e porta la firma di Richard Jones, con scene e costumi di Stewart Laing e luci di Mimi Jordan Sherin. Per carità, credo non sarà una produzione che durerà negli anni, ma a sentire i riscontri del pubblico piace. A me personalmente dice molto poco, non andando a stravolgere nulla ma rimanendo sempre superficiale. Non ci trovo uno scavo sulla psicologia dei personaggi che a mio avviso è invece obbligatoria in quest’opera. Alla fine Mimì e Rodolfo paiono d

IL PURO FOLLE A PALERMO... NELLA VISIONE VICK/WELLBER

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Ho finalmente visto il Parsifal che ha inaugurato la stagione 2020 del Teatro Massimo di Palermo. Il mio interesse riguardava innanzitutto l’aspetto musicale, con il debutto di Omer Meir Wellber come direttore musicale del teatro palermitano, senza dimenticare la regia affidata a Graham Vick che, invece, ritornava a Palermo dopo la Tetralogia terminata tre anni fa. Parto dalla regia… L’ambiente in cui Vick fa muovere la storia dell’opera è l’intero palcoscenico del Massimo, completamente spoglio, quasi a ricordarci antiche architetture dell’età romana ora in disuso o magari grandi ed altissimi capannoni di un’era industriale passata. Sul palco c’è solo una enorme e lunga pedana che lo sovrasta fino ad occupare proscenio e parte del golfo mistico. Nient’altro, a parte qualche elemento (un albero spoglio, alcune tende che dividono la scena e sulle quali riflettono le proiezioni, per esempio) che va a caratterizzare il luogo e il tempo di svolgimento dell’azione. Per il resto