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Visualizzazione dei post da dicembre, 2019

RACCONTI DA BRUXELLES... CHE NON ENTUSIASMANO.

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Durante i giorni festivi a ridosso del Natale ho avuto modo di vedere la nuova produzione de Les contes d’Hoffmann di J. Offenbach in scena al Theatre de la Monnaie di Bruxelles. L’interesse di questa produzione è per l’allestimento curato da Krzysztof Warlikowski per la parte registica e Alain Altinoglu per la direzione d’orchestra. Entrambe le parti, a mio avviso, non hanno dato il meglio. Parto dalla visione registica… L’ambientazione dell’opera è nel mondo del cinema negli anni '50 o '60: cosa già vista mille volete, adattata a molte altre opere, il tutto è però a prima vista noioso e non ha nulla di "fantastico". Hoffmann è un regista alle prese con le attrici (cosa molto attuale), per molti momenti dello spettacolo è in mutande, ci sono poi una serie di intermezzi recitati che non hanno nulla a che fare con il lavoro di Offenbach e anzi vanno ulteriormente a snaturarne l’intero assetto. Nemmeno le scene (con proiezioni totalmente incomprensibili

A GENOVA PER... LA BOHEME O L'ELISIR D'AMORE?

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In questi giorni prenatalizi al Teatro Carlo Felice di Genova va in scena La boheme di Giacomo Puccini in un allestimento alquanto bizzarro. Lo spettacolo, con le scene e costumi di Francesco Musante e la regia di Augusto Fornari, sembra un continuo quadro variopinto in cui le grandi pennellate di colore che le scene portano con sé (un colore per la verità molto sgargiante) ci illustrano una Parigi da “paese dei balocchi” più che lo sfondo di una grande storia d’amore… che sappiamo tutti come finisce. Forse i curatori dell’allestimento volevano lasciare nello spettatore la spassosità e la leggerezza della gioventù dei personaggi che lo popolano. Personalmente credo che questa concezione possa andar bene per i primi due atti ma nel terzo e quarto atto, con l’avvicinarsi del dramma amoroso e personale, questa si riveli poco opportuna. Per carità… Fornari fa recitare tutti abbastanza bene, non c’è niente di stravagante nella sua concezione registica.  Piccolo coup de t

RIGOLETTO... DA MANTOVA ALLE CANARIE!!!

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Per riprendermi dalla scorpacciata di Akhnaten di Glass… ho pensato bene di guardarmi il Rigoletto verdiano andato in scena le scorse settimane all’Opera di Tenerife. L’allestimento, molto sobrio e con pochi elementi sebbene ambientato senza stravolgere lo spazio temporale, è curato da Mario Pontiggia che dà una lettura del capolavoro di Verdi molto lineare, senza strafare e nel complesso seguendo le indicazioni che il libretto offre. Le scene di assieme del primo quadro del primo atto e anche del secondo atto hanno visto in scena anche delle ballerine che, a mio avviso, nulla hanno dato allo spettacolo e anzi… forse se ne poteva ben fare a meno. Le scene sono funzionali con dei grandi quadri sullo sfondo. Se i primi due atti erano ben caratterizzati proprio brutta la dimora di Sparafucile e Maddalena del terzo, molto più simile ad un carcere che ad una locanda. La parte musicale è stata curata dal maestro Giuseppe Finzi che ha cercato di tenere alto il ritmo durante tutta

AKHNATEN? INTERESSANTE MA... CHE BARBA E CHE NOIA!

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La musica di Philip Glass è sicuramente tra le più interessanti della seconda metà del ‘900 e lo dimostrano alcuni pezzi che stabilmente vengono eseguiti durante le stagioni sinfoniche in giro per il mondo. La sua produzione operistica è abbastanza prolissa ed ha come punte dell’iceberg sicuramente Einstein on the beach , Satyagraha e Akhnaten . Proprio quest’ultima è andata in scena tra i mesi di novembre e dicembre alla Metropolitan Opera House di New York e trasmessa in diretta alla radio austriaca il 7 dicembre, in concomitanza con la Tosca scaligera. Dopo aver ascoltato quindi il Puccini inaugurale di Milano e il Verdi inaugurale di Roma, nell’attesa dell’apertura del San Carlo di Napoli di La dama di picche ho ascoltato la registrazione e qui vi porto le mie opinioni. Premetto che l’opera contemporanea di suo non mi entusiasma e questo mi fa sentire “vecchio”. Inoltre ho ascoltato anni fa proprio Satyagraha di Glass e ricordo che allora non riuscii nemmeno ad arrivare

A ROMA... S'UDRA' SUONARE IL VESPERO?

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Il Teatro dell’Opera di Roma ha aperto quest’anno la sua stagione lirica con Les vepres siciliennes di Giuseppe Verdi, nell’edizione originale e senza tagli (completa quindi anche dei ballabili del terzo atto). Interessante la scelta di proporre, da parte del teatro capitolino, il titolo nella versione andata in scena a Parigi il 13 giugno 1855 e quindi lasciando da parte l’edizione italiana, peraltro non proprio bellissima in quanto a traduzione. Qui invece si ha la possibilità di sentire bene come Verdi abbia lavorato molto sul rapporto strettissimo tra la parola e la musica. La musica che il compositore di Busseto scrive in questa occasione si discosta in parte dalla sua produzione precedente, proprio perché il doversi cimentare con il grande-opéra lo ha costretto a sottostare ad alcuni dettami tipici proprio di quella forma d’arte musical-vocale. L’edizione romana ha avuto quindi il pregio di portarci ogni singola nota scritta da Verdi, anche i bellissimi ballabili (la

LA PRIMA TOSCA... SI SCORDERA' OPPURE NO?

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Come sottrarsi dal dire qualche parola sulla Tosca che ha inaugurato la stagione 2019-2020 del Teatro alla Scala e trasmessa dalla RAI in mezzo mondo… Le aspettative per quest’opera erano altissime: non solo si andava ad inaugurare, per la prima volta nella storia del teatro meneghino, la stagione della Scala con questo titolo ma gran vociare ha fatto (per alcuni mesi direi) la scelta del maestro Chailly di proporre la prima versione di Tosca , quella andata in scena nel 1900 a Roma e che mai nessuno aveva ascoltato, in quanto subito furono apportate dall’autore delle modifiche che poi ci hanno dato quel gradissimo capolavoro che è la Tosca che tutti conosciamo. In più ci si aspettava molto dai protagonisti dell’opera, in primis la “diva” Anna Netrebko nel ruolo che fu della Callas, della Tebaldi, della Price, della Kabayvanska (cito alcuni dei mostri sacri che nelle settimane precedenti sono state ricordate da tutti gli appassionati). Ma tanta attesa c’era anche per Francesc

ECHI VIVALDIANI... NELLA VERDE IRLANDA!!!

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Prima di immergermi nelle atmosfere veriste di Tosca ho ascoltato e apprezzato, grazie all’ottimo streaming della televisione irlandese, le atmosfere barocche di Dorilla in Tempe di Antonio Vivaldi andata in scena il mese scorso nell’ambito del Wexford Festival Opera. È questa una produzione che arriva da Venezia, dove l’opera è stata eseguita all’inizio di quest’anno con una direzione d’orchestra e un cast, in parte, diverso. La vicenda narrata da Antonio Maria Lucchini e musicata da Antonio Vivaldi è una sorta di intrigo romantico-amoroso ambientato a Tempe, in Tessaglia. Il motore dell’azione è Apollo che, nelle vesti del pastore Nomio, si innamora di Dorilla, figlia del re Admeto, a sua volta innamorata del pastore Elmiro. Per salvare il suo regno, Admeto è costretto dagli dei a sacrificare Dorilla al serpente Pitone, un mostro marino che divora ragazze vergini ma la fanciulla viene salvata da Nomio che la rivendica in sposa come sua ricompensa. Dorilla, invece, preferisc

IL TROVATORE GENOVESE... NON CONVINCE A PIENO!!!

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Un impianto scenografico imponente e classico, come ormai pochi se ne vedono, fa da contorno alla produzione de Il trovatore che ha inaugurato la nuova stagione lirica del Teatro Carlo Felice di Genova. L’impianto scenico, curato da Sofia Tasmagambetova e Pavel Dragunov, si rivela molto efficace perché tende   ad evitare i tempi morti tra un quadro e l’altro, facendo uso di una sapiente pedana girevole che dispiega in modo veloce i vari ambienti in cui è ambientata l’azione. La regia di Marina Bianchi non mette niente di particolare sul piatto, ma ha il pregio comunque di non stravolgere nulla nello svolgimento musicale dell’azione. Veniamo all’aspetto musicale (si riferisce alla recita del 1 novembre trasmessa in streaming) partendo dalla concertazione di Andrea Battistoni. Il maestro veronese sicuramente predilige quest’opera perché si sente nella concertazione un lavoro di scavo che non sempre ho trovato in altre occasioni in cui ho avuto modo di ascoltare una sua direzio