RACCONTI DA BRUXELLES... CHE NON ENTUSIASMANO.


Durante i giorni festivi a ridosso del Natale ho avuto modo di vedere la nuova produzione de Les contes d’Hoffmann di J. Offenbach in scena al Theatre de la Monnaie di Bruxelles.
L’interesse di questa produzione è per l’allestimento curato da Krzysztof Warlikowski per la parte registica e Alain Altinoglu per la direzione d’orchestra.
Entrambe le parti, a mio avviso, non hanno dato il meglio.
Parto dalla visione registica…


L’ambientazione dell’opera è nel mondo del cinema negli anni '50 o '60: cosa già vista mille volete, adattata a molte altre opere, il tutto è però a prima vista noioso e non ha nulla di "fantastico". Hoffmann è un regista alle prese con le attrici (cosa molto attuale), per molti momenti dello spettacolo è in mutande, ci sono poi una serie di intermezzi recitati che non hanno nulla a che fare con il lavoro di Offenbach e anzi vanno ulteriormente a snaturarne l’intero assetto. Nemmeno le scene (con proiezioni totalmente incomprensibili che dovrebbero illustrare il repertorio cinematografico dell'epoca) e i costumi danno qualcosa di nuovo e innovativo all’opera.


Anche la parte musicale risulta a mio parere molto deludente. Alain Altinoglu dirige la nuova edizione critica dell’opera curata da Michael Kaye e Jean-Christophe Keck ma si ritiene che le vecchie versioni (tradizionali nel miglior senso della parola) siano insuperabili. L’orchestra suona bene per carità ma manca il ritmo, sembra tutto piatto, senza slanci e scatti che ci riportino appieno la straordinarietà di quest’opera… a metà tra il melodramma, l’opéra e l’operetta… insomma un unicum nella storia del teatro musicale.


Anche la compagnia di canto sembra avere lo stesso difetto della concertazione. La star Patricia Petibon, nel triplo ruolo femminile, ha una linea di canto ormai usurata che riesce a donare una bella Giulietta mentre risulta quasi inascoltabile come Olympia e Antonia. Dal punto di vista scenico è spettacolare… ma quanco mancano le note tutto è compromesso.
Anche Eric Cutler, sebbene canti con grazia e musicalmente sia centrato, non ha quel peso specifico che la parte di Hoffmann richiede.


Gábor Bretz (Lindorf, Coppélius, Miracle, Dapertutto), che dovrebbe impersonare il diavolo, ha una linea di canto… che non spaventa proprio nessuno. Incolore la sua prova.
I migliori del cast sono senza dubbio Sylvie Brunet-Grupposo (La voix de la tombe), Michèle Losier (Nicklausse, la Musa) e Loïc Félix (i quattro valletti).

Qui di seguito il link per vedere l'opera:

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