IL TROVATORE GENOVESE... NON CONVINCE A PIENO!!!


Un impianto scenografico imponente e classico, come ormai pochi se ne vedono, fa da contorno alla produzione de Il trovatore che ha inaugurato la nuova stagione lirica del Teatro Carlo Felice di Genova. L’impianto scenico, curato da Sofia Tasmagambetova e Pavel Dragunov, si rivela molto efficace perché tende  ad evitare i tempi morti tra un quadro e l’altro, facendo uso di una sapiente pedana girevole che dispiega in modo veloce i vari ambienti in cui è ambientata l’azione. La regia di Marina Bianchi non mette niente di particolare sul piatto, ma ha il pregio comunque di non stravolgere nulla nello svolgimento musicale dell’azione.


Veniamo all’aspetto musicale (si riferisce alla recita del 1 novembre trasmessa in streaming) partendo dalla concertazione di Andrea Battistoni. Il maestro veronese sicuramente predilige quest’opera perché si sente nella concertazione un lavoro di scavo che non sempre ho trovato in altre occasioni in cui ho avuto modo di ascoltare una sua direzione. I tempi sono quelli giusti dettati dalla partitura e, a parte qualche accensione di troppo, cerca di rendere bene i colori “notturni” di cui la partitura verdiana è intrisa. Un appunto sul quale però non concordo della sua concertazione è quello di optare per il taglio della ripetizione delle cabalette come da tradizione, cosa nel 2019 a mio avviso non più tollerabile in un teatro che si rispetti (lo posso capire in un piccolo teatro di provincia ma in una delle più importanti fondazioni liriche italiane… no).


Il cast a disposizione è molto disomogeneo e, ancora se ce ne fosse bisogno, ci fa capire quanto difficile sia mettere in scena il grande repertorio melodrammatico italiano.


La palma di migliore cantante della serata va senza dubbio a Rebeka Lokar, una bravissima e musicalissima Leonora. Il suo è un canto tutto sul filato, armonioso, arioso, senza una minima sforzatura. Ottime le cabalette e un “Miserere” veramente notevole.
Di contraltare rispetto alla splendida Leonora abbiamo un Manrico, impersonato da Diego Cavazzin, che ce la mette tutta. La voce ha un bel timbro ma dalle note medio-alte comincia a sentirsi molto sforzata, in molti momenti un po’ in ritardo rispetto all’orchestra, una “Pira” discreta (pur abbassata di mezzo tono). Sicuramente un prova non felicissima.
L’Azucena di Maria Ermolaeva sicuramente non sarà ricordata come la zingara di riferimento. Anche lei tende a spingere un po’ troppo anche se la voce, di per sé, avrebbe un bel timbro. Il peso però del personaggio è più grande delle sue attuali possibilità.
Anche il Conte di Luna di Sergio Bologna non convince a pieno. Tende spesso a spingere un po’ troppo e la voce, nei momenti più ariosi e melodici (vedi il momento del “balen”) tende a vibrare un po’ troppo. Ci lascia però un bel duetto nel quarto atto con la Lokar.


Il Ferrando (molto più giovane di tutti gli altri interpreti… e in verità lui, da libretto, dovrebbe essere il più anziano) di  Mariano Buccino è interessante e sicuramente è il ruolo maschile più centrato dell’intero cast.
Buoni gli interpreti secondari. Buono anche il coro diretto da Francesco Aliberti.

Qui il link per vedere l'opera ( che inizia all'ora 05.54.00 e finisce all'ora 08.39.00):

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