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Visualizzazione dei post da marzo, 2021

A MONACO (in streaming) PER IL "NUOVO" CAVALIERE BAVARESE

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Quando penso a Der Rosenkavalier non posso non immaginarmi lo spettacolo classico e roccocò di Otto Schenk, che per quasi 50 anni ha calcato le scene della Staatsoper di Monaco… ma i tempi cambiano e prima o poi si deve prendere la decisione di rompere con la tradizione (per quanto acclamata sia). Così hanno fatto i vertici del teatro bavarese, affidando la nuova produzione del capolavoro di Strauss al registra Barrie Kosky e sperando che questo allestimento possa avere la stessa fortuna del suo illustre predecessore. Lo spettacolo fila via liscio giocando su recitazione dei protagonisti e grandi citazioni in scena: il grande orologio a pendolo che domina l’inizio del primo atto (e che ricorrerà per tutto lo spettacolo, fino alla fine) ci ricorda lo scorrere inesorabile del tempo, segnato da amori e preoccupazioni; la grande camera da letto della Marescialla è un continuo muoversi ( sempre in tono bianco e nero) di tanti quadri allegorici, come quello molto bello del cantante italia

A CAGLIARI (in streaming) PER UNA BUTTERFLY... DALLE BUONE INTENZIONI

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Sabato sera ho avuto modo di vedere in streaming la produzione di Madama Butterfly messa in scena al Teatro Lirico di Cagliari con la direzione di Stefano Ranzani. L’allestimento, di proprietà ora del Teatro Lirico, è quello del Teatro alla Scala con la regia di Keita Asari, le scene di Ichiro Takada e i costumi di Hanae Mori. Allestimento questo storicissimo che debutto nel teatro milanese nel 1985 e parecchie riprese ha avuto negli anni prima di essere dismesso con la produzione di Madama di qualche anno fa che inaugurò la stagione lirica. La regia, ripresa in questa occasione da Daniela Zedda, mantiene le linee pulite nonché l’asciuttezza dell’originale. È normale che si sia cercato di adattare il tutto in base alle norme sul distanziamento imposte dalla pandemia ma nel complesso l’allestimento ha ancora il suo fascino, con questo giardino che domina quasi tutto il palcoscenico e la casa di Butterfly che si sposta ed è tutta un muoversi di pareti. Gli anni passati dal suo conc

A MILANO (in streaming) PER IL DITTICO WEILL/BRECHT

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Ieri sera, sulla piattaforma multimediale RaiPlay, si è potuto assistere al dittico Weill/Brecht andato in scena al Teatro alla Scala di Milano. L’accoppiata di questi due artisti (Weill e Brecht) è senza dubbio stimolante e anche i due titoli scelti ben si prestano al momento particolare in cui non si può contare su messe in scena stratosferiche e con ampio uso di masse artistiche. Die sieben Todsünden (I sette peccati capitali) e Mahagonny-Soingspiel sono i due antipodi della collaborazione tra Kurt Weill e Bertold Brecht: se Mahagonny (che anticipa in versione “baby” il capolavoro Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny ) è il primo tassello della collaborazione e risale al 1927, I sette peccati sono invece il coronamento definitivo del rapporto artistico tra i due geni (prima a Parigi nel 1933). Sono due partiture abbastanza diverse ma nello stesso momento omogenee per chi ne sa cogliere gli aspetti interiori. Irina Brook cerca appunto di rendere i due lavori sostanzialmente omoge

ALMANACCO OPERISTICO - 17 marzo - ATTILA di G. Verdi

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ATTILA Dramma lirico in un prologo e tre atti di Temistocle Solera, dalla tragedia Attila, König der Hunnen di Zacharias Werner Musica di Giuseppe Verdi   Prima rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 17 marzo 1846   Il soggetto riscosse particolare apprezzamento da parte di Verdi, che era rimasto affascinato dai personaggi di Attila, di Ezio e naturalmente di Odabella, una personalità volitiva come l’Abigaille di Nabucco , legata tra l’altro a due temi cari al musicista: la brama di vendetta e il rapporto di un’eroina con il padre. Per questo, Verdi scrisse all’editore francese Escudier affinché esaminasse la possibilità di trasformare il lavoro in un grand-opéra per Parigi. Poiché Solera aveva modificato a fondo la tragedia originaria e tratteggiato una storia di odii e di vendette dai profili drammatici sommariamente delineati, Verdi, autorizzato dal librettista, che si trovava all’estero per altri incarichi, fece apportare da Francesco Maria Piave le modifiche ri

A BERLINO (in streaming) PER LE VICENDE AMOROSE DEI BORGHESI PAOLO E FRANCESCA

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Ho appena terminato di assistere via streaming alla nuova produzione di Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai, messa in scena qualche giorno fa in una desolatamente vuota Deutsche Oper di Berlino. Opera poco eseguita (forse meno in Italia che all’estero) ma ricchissima di spunti e di richiami di un melodismo tutt’altro che mediterraneo (Wagner, Korngold, Scriabin, Schreker e Richard Strauss soprattutto). La messa in scena di Christof Loy traspone la vicenda dall’epoca medievale ad un mondo moderno e contemporaneo. Nel complesso non si perde quella luminosità che i paesaggi dell’appennino emiliano sanno dare pur essendo di fronte ad una scena praticamente fissa (quasi di palazzo della borghesia bene) che fa intravedere, nello sfondo, un paesaggio idilliaco e bucolico. Fin dall’inizio dello spettacolo si intravede dove vuole portarci il regista: il menestrello, per esempio, è un violinista un po’ “artista di strada” ed un po’ “clochard” che è parte attiva delle vicende… e anzi in

ALMANACCO OPERISTICO - 14 marzo 2021 - MACBETH di G. Verdi

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MACBETH Melodramma in quattro parti di Francesco Maria Piave, da Shakespeare Musica di Giuseppe Verdi   Prima rappresentazione: Firenze, Teatro della Pergola, 14 marzo 1847     Macbeth , Otello , Falstaff , ma anche Amleto , La tempesta , progetti accarezzati e mai compiuti, e soprattutto Re Lear , sogno di tutta una vita: il rapporto di Verdi con il teatro di Shakespeare non fu certo incontro fortuito. L’interesse per il poeta inglese crebbe, diremmo, con l’uomo, dalla prima gioventù fino alla maturità estrema; e che fosse mediato dalla traduzione italiana di letterati come Carlo Rusconi e Andrea Maffei, amico influente oltre che collaboratore nel caso dei Masnadieri e di Macbeth , o dall’interpretazione decadentista di Arrigo Boito per Otello , poco importa. Ciò che più interessa è il fatto che al suo mondo interiore attenessero alcune fra le più grandi problematiche morali della tragedia shakespeariana: il confronto dell’individuo con la propria coscienza e identità, la

ALMANACCO OPERISTICO - 12 marzo - SIMON BOCCANEGRA di G. Verdi

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SIMON BOCCANEGRA Melodramma in un prologo e tre atti di Francesco Maria Piave, dal dramma Simón Bocanegra di Antonio García-Gutiérrez Musica di Giuseppe Verdi   Prima rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 12 marzo 1857     Nella primavera del 1856 Verdi si recò a Venezia per una ripresa della Traviata e in quell’occasione si accordò con i dirigenti della Fenice per scrivere una nuova opera per il massimo teatro veneziano; Piave iniziò subito la stesura del libretto, sotto il diretto controllo del compositore, che gli fornì un completo abbozzo in prosa. Tornato a Parigi in agosto, Verdi, insoddisfatto di alcune parti del libretto di Piave, pregò Giuseppe Montanelli, intellettuale esiliato nella capitale francese per ragioni politiche, di riscrivere alcune scene. Verdi iniziò a comporre la musica in autunno, ma al suo arrivo a Venezia, nel febbraio successivo, mancava ancora un intero atto, oltre a tutta la strumentazione.  L’esito fu negativo; queste le parole di Ve

A BOLOGNA (in tv)... PER ADRIANA CHE PERCORRE GLI ANNI VELOCEMENTE

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Ieri sera, dal Teatro Comunale di Bologna ed in prima visione tv, si è potuto assistere alla nuova produzione di Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, con la regia di Rosetta Cicchi e la direzione musicale di Asher Fisch. L’allestimento era stato inizialmente concepito dalla Cucchi per la sola scena teatrale, con il pubblico in presenza e l’orchestra in buca nella sua naturale collocazione ma la pandemia ha cambiato “i piani” e così si è pensato di sfruttare il più possibile l’intero teatro come un grande set cinematografico dove la parte principale delle scene è collocata sul palcoscenico pur non disdegnando alcune sale ed i palchi. L’operazione un po’ si rifà alle modalità già viste nel Barbiere romano con la regia di Martone e, nel complesso, l’operazione riesce abbastanza bene. I quattro atti dell’opera sono ambientati in quattro epoche diverse parigine: il primo è quello classicamente ambientato nel 1730 mentre nel secondo ci spostiamo nel 1860; il terzo si svolge nel 1930