A BERLINO (in streaming) PER LE VICENDE AMOROSE DEI BORGHESI PAOLO E FRANCESCA

Ho appena terminato di assistere via streaming alla nuova produzione di Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai, messa in scena qualche giorno fa in una desolatamente vuota Deutsche Oper di Berlino.

Opera poco eseguita (forse meno in Italia che all’estero) ma ricchissima di spunti e di richiami di un melodismo tutt’altro che mediterraneo (Wagner, Korngold, Scriabin, Schreker e Richard Strauss soprattutto).


La messa in scena di Christof Loy traspone la vicenda dall’epoca medievale ad un mondo moderno e contemporaneo. Nel complesso non si perde quella luminosità che i paesaggi dell’appennino emiliano sanno dare pur essendo di fronte ad una scena praticamente fissa (quasi di palazzo della borghesia bene) che fa intravedere, nello sfondo, un paesaggio idilliaco e bucolico. Fin dall’inizio dello spettacolo si intravede dove vuole portarci il regista: il menestrello, per esempio, è un violinista un po’ “artista di strada” ed un po’ “clochard” che è parte attiva delle vicende… e anzi in alcuni casi le provoca.

La storia dell’inganno perpetrato nei confronti di Francesca (che però poi diverrà vero e proprio amore) è raccontato da Loy con una serie di situazioni che si rincorrono, in sostanza, l’una dietro l’altra. La scena è sempre movimentata e fulcro diventa la scena della battaglia del secondo atto, che termina con lo spavento di Paolo (che ha rischiato di prendere una freccia in piena fronte) e la dichiarazione d’amore allo stesso da parte di Francesca. Di forte impatto anche la scena finale del secondo atto con la prosecuzione della battaglia tra Malatesta e Parcitadi.


Il terzo e quarto atto sono senza dubbio il fulcro di tutta l’opera. Il terzo è quello che consacra l’amore tra Francesca e Paolo che, sulla scorta della lettura delle gesta di Lancillotto, diventando una sorte di moderni Ginevra e Lancillotto, si abbandonano all’amore. Il quarto atto ci rivela in tutta la sua crudeltà la figura miserrima di Malatestino a cui Loy cerca di dare un peso forse ancora più importante di quanta effettivamente ne abbia e si chiude con la consegna all’eternità, da parte di Gianciotto, dei due amanti.

Nel complesso uno spettacolo che non toglie nulla alla musica, al libretto e al suo svolgersi. Devo dire che Loy è uno dei migliori registi attuali che cerchino di trovare nuove soluzioni senza andare stravolgere storia e contesto.


Dal punto di vista musicale la partitura di Zandonai è di una complessità assoluta perché contiene in sé riferimenti e richiami al passato (soprattutto Wagner e Debussy) e guarda al futuro ricordandomi in primis Richard Strauss, Erich Wolfgang Korngold e Franz Schreker (non so perché ma sento molti spunti che mi portano a Der ferne klang). Carlo Rizzi riesce nell’impresa di, non solo dirigere, ma cercare di trovare un colore particolare (in questo ben assecondato dall’ottima orchestra berlinese): va dato plauso al direttore italiano di avere importato una concertazione votata alla musicalità e al ritmo cercando comunque di sostenere e mai sovrastare le voci.

Il cast è abbastanza eterogeneo anche se non ha particolari punte sia in alto che in basso.


Sara Jakubiak è una brava Francesca, molto credibile in scena e abbastanza convincente anche vocalmente. Il suo registro centrale è particolarmente brunito mentre quando tende alle note più acute la voce si apre e schiara. Purtroppo la pronuncia non è felicissima ma nel complesso una bella prova.

Jonathan Tetelman porta in scena un Paolo dotato di timbro abbastanza interessante dai buoni scatti lirici e dal colore appassionato pur con una pronuncia italiana tutt'altro che chiara. 

Buono il Gianciotto interpretato dal baritono italiano Ivan Inverardi che riesce bene nell’interpretazione del marito tradito, dagli scoppi frenetici di gelosia.

Da ricordare, nei ruoli secondari, la buona Samaritana di Alexandra Hutton e il Malatestino di Charles Workman.



Questo il link per chi volesse vedere lo spettacolo:

https://www.takt1.com/video/stream/francesca-da-rimini-an-der-deutschen-oper

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