A CAGLIARI (in streaming) PER UNA BUTTERFLY... DALLE BUONE INTENZIONI
Sabato sera ho avuto modo di vedere in streaming la produzione di Madama Butterfly messa in scena al Teatro Lirico di Cagliari con la direzione di Stefano Ranzani.
L’allestimento, di proprietà ora del Teatro Lirico, è quello del Teatro
alla Scala con la regia di Keita Asari, le scene di Ichiro Takada e i costumi
di Hanae Mori. Allestimento questo storicissimo che debutto nel teatro milanese
nel 1985 e parecchie riprese ha avuto negli anni prima di essere dismesso con
la produzione di Madama di qualche anno fa che inaugurò la stagione
lirica.
La regia, ripresa in questa occasione da Daniela Zedda, mantiene le linee
pulite nonché l’asciuttezza dell’originale. È normale che si sia cercato di
adattare il tutto in base alle norme sul distanziamento imposte dalla pandemia
ma nel complesso l’allestimento ha ancora il suo fascino, con questo giardino
che domina quasi tutto il palcoscenico e la casa di Butterfly che si sposta ed
è tutta un muoversi di pareti. Gli anni passati dal suo concepimento sono
parecchi ma a mio parere rimane ancora uno dei più interessanti allestimenti
del capolavoro pucciniano.
La direzione orchestrale è affidata a Stefano Ranzani che si dimostra una
solidissima bacchetta in questo repertorio. Il direttore si trova a dover
concertare avendo a disposizione un’orchestra alquanto distratta, anche dal
fatto che la posizione che questa occupa in platea rende difficilissimo
calibrare i volumi tra essa ed il palcoscenico (molto distante). In parecchi
momenti, soprattutto del primo atto, pare che il rapporto buca/palcoscenico si
perda e si sentono degli evidenti scollamenti. Molto meglio poi nel secondo e
terzo atto. Ranzani, dicevo prima, è un solido direttore ma in quanto a finezze
interpretative si è sentito poco o nulla. Insomma… buon polso con la bacchetta
ma direzione monocorde.
Non va benissimo neanche dal punto di vista vocale.
Alessandra Di Giorgio è una buona Cio-Cio-San che però si trova spesso a
disagio quando la tessitura si alza. In alcuni momenti è sembrata un po’ a
corto di fiato. Peccato… perché scenicamente la sua interpretazione è
sinceramente interessante.
Chi difetta abbastanza in termini di fiato e legato è Ragaa Eldin che
tratteggia un discreto Pinkerton e nulla più. Palese, a mio modo di vedere, la
sua difficoltà sia nel duetto che chiude il primo atto così come nella scena di
“Addio fiorito asil” cantata senza nessun tipo di pathos ed in maniera
monocorde.
Non convince a pieno nemmeno lo Sharpless di Pierluigi Dilengite che,
forse anche per un problema di amplificazione, si sente molto poco rispetto
alle voci dei colleghi.
Buona ma non entusiasmante la Suzuki di Gosha Kowalinska, che nel terzo
atto riscatta abbastanza i primi due risultati incolore.
Discrete tutte le parti di contorno così come il coro, preparato da
Giovanni Andreoli, che nel primo atto non è sempre stato precisissimo negli
interventi.
Alla fine… una Madama Butterfly bella da vedere mentre nell’ascolto…
da ricalibrare.
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