A VIENNA (in streaming) PER UNA VIOLETTA... REGINA DEI SOCIAL MA UMANISSIMA

Ieri sera, in diretta streaming dalla Staatsoper di Vienna si è potuto assistere alla produzione de La traviata, con la regia di Simon Stone e la direzione musicale di Giacomo Sagripanti.

L’allestimento non è nuovo ma è quello che ha debuttato all’Opéra di Parigi (che lo ha coprodotto) nel settembre del 2019 e di cui anch’io ne ho già parlato (qui il link della mia precedente recensione: https://marcomelomane.blogspot.com/2019/09/violetta-ai-tempi-dei-social-media.html).


Solo per citare la concezione registica e trovandomi sostanzialmente in accordo con quanto scrissi allora ricordo che Simone Stone vede Violetta come una modernissima influencer di Instagram. Ogni dettaglio della sua vita è pubblico, le sue avventure, le sue amicizie… tutto è filtrato tramite i social. Alla fine chi guarda la storia di Violetta normalmente riscopre una storia “anche dei giorni nostri” e qui la regia la mette nero su bianco. Certo non piacciono certi eccessi (mamma mia quanti “falli” girano alla festa di Flora) ma la storia di questa ragazza che fa dell’apparire la sua vita e poi vede la sua fine a causa della malattia dei giorni nostri, cioè il cancro, non fa che rendere ancora più viva la storia. Insomma… come già dissi allora: a me lo spettacolo (tolti alcuni momenti) non dispiace. Alcuni piccoli cambiamenti rispetto alla versione parigina (per esempio Violetta nel secondo atto non munge più una mucca in scena ma accatasta su un trattore agricolo delle balle di paglia) non vanno a snaturare nulla e, pur essendo davanti ad uno spettacolo sostanzialmente “moderno” nulla si toglie a quello che la partitura ci fa ascoltare.

La direzione orchestrale è affidata a Giacomo Sagripanti che concerta con gusto, cercando colori particolari anche in giusta prossimità con quello che in scena si vede. I tempi sono per lo più abbastanza spediti ma ci sono momenti di particolare musicalità e dolcezza (ottimo il preludio del terzo atto). Una concertazione complessivamente interessante.


Prette Yende vestiva il ruolo di Violetta anche nella versione parigina (allora fu il suo debutto nel ruolo) e l’impressione di ieri mi ha confermato quello che un anno e mezzo fa avevo percepito. Scenicamente il soprano sudafricano è strabordante… è totalmente calata nella parte con un terzo atto assolutamente straordinario dal punto di vista attoriale. La voce però continua ad essere non pienamente adatta al ruolo di Violetta: quando le note tendono in alto e alle agilità va tutto bene mentre la tessitura centrale e la zona bassa non hanno lo stesso peso del registro acuto. Violetta non è solo acuti ed agilità ma anche peso della voce e la Yende questo purtroppo non ce l’ha. Alcune leggerezze nel finale del primo atto così come un “Amami Alfredo” scandito come se fossimo a scuola di dizione rendono buona ma non eccezionale la sua prova.


Juan Diego Florez ha debuttato nel 2018 il ruolo di Alfredo e negli anni lo ha spesso messo in repertorio. A mio parere, pur avendo tutte le note nelle sue corde, il tenore peruviano non ha una voce completamente adatta a questo ruolo. Per carità lui è un grandissimo cantante ma credo gli manchi (considerazione simile alla Yende) un peso vocale che questo ruolo invece pretende.

Igor Golovatenko che interpreta Giorgio Germont ha una discreta linea di canto ma è affetto da una pronuncia orrenda… che definire “alla russa” sarebbe fargli un complimento.

Su quasi tutti gli interpreti comprimari stendiamo un velo pietoso…


Buono il coro che in questo allestimento è molto sollecitato dalle idee registiche che nel complesso, lo ripeto, non sono affatto dispiaciute.

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