A MONACO (in streaming) PER IL "NUOVO" CAVALIERE BAVARESE
Quando penso a Der Rosenkavalier non posso non immaginarmi lo spettacolo classico e roccocò di Otto Schenk, che per quasi 50 anni ha calcato le scene della Staatsoper di Monaco… ma i tempi cambiano e prima o poi si deve prendere la decisione di rompere con la tradizione (per quanto acclamata sia). Così hanno fatto i vertici del teatro bavarese, affidando la nuova produzione del capolavoro di Strauss al registra Barrie Kosky e sperando che questo allestimento possa avere la stessa fortuna del suo illustre predecessore.
Lo spettacolo fila via liscio giocando su recitazione dei protagonisti e
grandi citazioni in scena: il grande orologio a pendolo che domina l’inizio del
primo atto (e che ricorrerà per tutto lo spettacolo, fino alla fine) ci ricorda
lo scorrere inesorabile del tempo, segnato da amori e preoccupazioni; la grande
camera da letto della Marescialla è un continuo muoversi ( sempre in tono
bianco e nero) di tanti quadri allegorici, come quello molto bello del cantante
italiano, che è una sorta di remake del film Farinelli; la grande carrozza
argentata del secondo atto sembra venir fuori da un lungometraggio animato
della Disney. Il tutto non risulta kitsch ma nello stesso tempo si vede come il
regista si diverti a portare questi quadri in scena.
Il secondo atto si svolge in una sorta di pinacoteca nella quale si
sposta di qua e di là il letto di Sophie e dove i protagonisti dei dipinti
diventano reali e si trasformano in sostanza nel seguito del Barone Ochs. Bello
qui anche il quadro che fa da cornice al duetto Octavian/Sophie. Da notare che
vero protagonista (muto) che tesse però tutti i fili della trama è una sorta di
“vecchio” cupido seminudo che da allegoria porta e trascina tutti personaggi
nella realtà: li muove, li incanta, li fa riflettere, li rende ciechi ma poi apre
loro gli occhi. Una bellissima trovata questa…
Il terzo atto diventa poi, nella concezione registica, una sorta di “teatro
nel teatro” dove i personaggi si trovano a recitare su un palco di fronte ad
una platea vuota (come quella stessa della Staatsoper) e dove essi ragionano e
meditano sul tempo e la vecchiaia che sono inarrestabili: anche per questo,
alla fine, la Marescialla rimane ferma sul pavimento mentre la coppia di amanti
canta le ultime note dello spartito volando praticamente insieme nel cielo.
Bella anche l’ultimo momento in cui, al posto del servo che entra in scena,
ritorna il vecchio cupido che, seduto sopra il grande orologio, toglie la
lancetta allo stesso, quasi per dirci: “A questo punto, avendo fatto tutto
quello che dovevo fare… il tempo può fermarsi davanti all’more immortale!”.
Lo ribadisco… personalmente lo spettacolo mi è piaciuto pur nella sua
particolarità.
Se, come scrivevo all’inizio, il Rosenkavalier mi fa pensare
subito allo storico spettacolo di Schenk… non riesco a non pensare alla direzione
inarrivabile di Carlos Kleiber.
Certo qui non arriviamo a queste vette ma sicuramente Vladimir Jurovskij
(prossimo nuovo direttore musicale del teatro bavarese) dà prova di un’ottima
concertazione. La versione orchestrale proposta non è l’originale (qui abbiamo
ascoltato la versione arrangiata da Eberhard Kloke) ma buone sono le atmosfere
che il direttore riesce ad ottenere da un’ottima orchestra. In alcuni momenti
manca la magnificenza e la pomposità… ma sostanzialmente una bella prova quella
data dal direttore russo.
Il cast vocale è sostanzialmente ottimamente assortito.
Marlis Petersen debutta nel ruolo della Marescialla (dopo i grandi
successi interpretativi di Salome e Lulu) e non delude le aspettative: la sua
linea di canto è musicale e molto solida ed inoltre stupisce come cerchi al
massimo di trovare i giusti accenti per “raccontarci” il suo invecchiamento
interiore (non a caso l'intero suo terzo atto è forse il momento più
bello e coinvolgente dell’intera interpretazione).
Samantha Hankey ha una buna linea di canto (il colore della voce non è
bellissimo ma sa usarla veramente bene) e riesce a donarci un ottimo Octavian.
Ottima anche la sua recitazione, accentuata ma mai volgare quando si traveste
da cameriera facendo innamorare Ochs.
Il ruolo di Sophie (personaggio molto difficile) è ottimamente
impersonato da Katharina Konradi: canto energico ma allo stesso tempo fluente,
leggero e flessibile. Uno spasso da ascoltare.
Molto interessante anche il Barone Ochs interpretato da Christoph
Fischesser (che si esprime qualitativamente alla pari con le sue colleghe del
cast): il suo personaggio sostanzialmente più giovane di quello che il libretto
prescrive… e forse anche per questo canta in maniera vitale, in certi momenti
in maniera nervosa (ma sempre calibrata) e con un’ottima linea di canto.
Tra le parti secondarie voglio ricordare il buon Faninal di Johannes
Martin Kränzle, l’Annina di Ursula Hessen von den Steinen e l’ottimo Valzacchi
di Wolfgang Ablinger-Sperrhacke.
Qui di seguito il link per vedere lo spettacolo (visibile fino al 23.04):
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