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Visualizzazione dei post da febbraio, 2021

A MILANO (a mezzo tv) PER SALOME... E I SUOI SEGRETI DI FANCIULLA

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Grazie alla trasmissione sul canale RAI5 (oltre alla possibilità di rivedere il tutto tramite il portale Raiplay) ieri sera si è potuto assistere alla messa in scena, al Teatro alla Scala, di Salome  immenso capolavoro di Richard Strauss. Lo spettacolo, inizialmente previsto nel marzo dello scorso anno, è andato in soffitta per via della pandemia (pur essendo in preparazione molto avanzata) e ora ritorna con la coppia artistica allora prevista: Riccardo Chailly e Damiano Michieletto. A dire il vero, questa produzione doveva vedere ieri sera sul podio (dopo la rinuncia di Chailly dovuta ad un incastro di date quasi impossibile) il veterano Zubin Mehta ma un malore del maestro indiano, nei giorni scorsi, ha costretto il teatro a trovare una pronta soluzione, e cioè rimettersi nelle mani di Chailly, che non ha fatto mancare il suo apporto. Dicevamo che lo spettacolo era stato pensato da Michieletto prima dello scoppio della pandemia e quindi sarà sicuramente stato adattato, anche se a ved

A PARIGI (via streaming) PER UNA AIDA... COSI' COSI'

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Giovedì sera, in diretta streaming dall’Opéra Bastille di Parigi si è potuto assistere alla nuova produzione, con la regia di Lotte De Beer e la direzione musicale di Michele Mariotti. Premetto subito che la visione non ha soddisfatto quasi per nulla le aspettative pur essendoci, sul piano musicale, alcuni ottimi artisti (Kaufmann, Radvanovsky, Tézier) e un direttore che personalmente ammiro molto. Parto dalla parte visiva… La regista Lotte De Beer concepisce una Aida non Aida, nel senso che ci troviamo di fronte ad un personaggio non di colore ma la cui diversità non è data dall’etnia ma dall’essere, così come tutto il popolo etiope, una sorta di manichino vivente, simbolo dei conflitti tra popoli. Il cantante (Aida e Amonasro) sono sostanzialmente dei doppioni (vestiti di nero) dei manichini che non si interfacciano mai con gli altri personaggi in carne ed ossa. La cosa all’inizio pare funzionare ma poi stanca e non trova a mio parere una giusta conclusione nemmeno al termine d

ALMANACCO OPERISTICO - 17 febbraio - UN BALLO IN MASCHERA di G. Verdi

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UN BALLO IN MASCHERA Melodramma in tre atti di Antonio Somma, da Gustave III ou Le bal masqué di Eugène Scribe Musica di Giuseppe Verdi   Prima rappresentazione: Roma, Teatro Apollo, 17 febbraio 1859   Il soggetto, scelto alla fine di un intenso lavoro di ricerca, era stato scritto quindici anni prima da Scribe per le scene francesi e musicato fra gli altri da Auber ( Gustave III ou Le Bal masqué , Parigi 1833) e, più tardi, tradotto e riadattato da Cammarano per Mercadante ( Il reggente , Torino 1843). Somma era un letterato insigne, ma un librettista nel complesso inesperto (aveva accettato la collaborazione a patto di essere coperto dall’anonimato) e il ruolo di Verdi nella stesura del testo fu di conseguenza attivo e determinante. A metà novembre, visto il libretto, la censura napoletana richiese la modifica del luogo di azione (in origine la Svezia) e dello status sociale del protagonista, che non doveva essere un monarca. Verdi accondiscese, ma rifiutò la proposta di

ALMANACCO OPERISTICO - 17 febbraio - MADAMA BUTTERFLY di G. Puccini

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MADAMA BUTTERFLY Tragedia giapponese in tre atti di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, dal dramma Madame Butterfly di David Belasco Musica di Giacomo Puccini   Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 17 febbraio 1904   Uscito dal trionfale successo di Tosca (Roma 1900), Puccini aveva preso in considerazione numerosi progetti, avanzati per lo più da quell’autentica miniera di idee e di stimoli che fu Luigi Illica: da Tartarino di Tarascona a Notre Dame de Paris , da Memorie di una casa di morti all’ Adolphe di Benjamin Constant. Ma niente riuscì a cancellare l’impressione suscitata da Madame Butterfly vista dal musicista a teatro a Londra, anche se aveva capito ben poco del testo, recitato in inglese. Nel 1898 John Luther Long aveva pubblicato un racconto omonimo, poi ridotto ad atto unico da David Belasco, uno dei più abili uomini di teatro americani, a cui Puccini ricorrerà anche per La fanciulla del West , subito dopo aver scritto Butterfly . La lacrimevole

A MADRID (via streming)... PER ASCOLTARE GLI AMORI DI LUISA FERNANDA

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In questi giorni mi sono dedicato all’ascolto in streaming della produzione appena andata in scena, al Teatro de la Zarzuela di Madrid, di Luisa Fernanda di Federico Moreno Torroba. Oramai quasi fa specie vedere un teatro con il pubblico… così va in Spagna mentre in Italia le sale rimangono tristemente vuote. Tralasciando però l’aspetto legato alla pandemia voglio portare alcuni cenni rispetto allo spettacolo concepito da Davide Livermore e dal suoi collaudati collaboratori. La scena che lo spettatore vede, fin dal suo ingresso in sala, è quella del Cinema Doré, vecchia sala cinematografica madrilena che farà da location a tutta la zarzuela. Le scene di Giò Forma sono molto belle e cambiano di continuo, con l’aiuto indispensabile delle videoproiezioni. Livermore sa far muovere bene gli artisti anche se al termine dello spettacolo si rimane con l’amaro in bocca perché la concezione di Livermore che pare molto forte all’inizio perde, man mano che si protende l’azione, forza e vigore

ALMANACCO OPERISTICO - 15 febbraio - GIOVANNA D'ARCO di G. Verdi

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GIOVANNA D’ARCO Dramma lirico in un prologo e tre atti di Temistocle Solera, dal dramma Die Jungfrau von Orleans di Friedrich von Schiller Musica di Giuseppe Verdi   Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 15 febbraio 1845   All’indomani del successo dei Lombardi , Verdi fu più volte sollecitato da Merelli a scrivere un’altra opera per la Scala, ma solo nel 1844 si risolse a prenderne in considerazione l’offerta. Con ogni probabilità, fu lo stesso impresario a interpellare il Solera, cui il musicista affidò forse la scelta del soggetto. È anche possibile che, inizialmente, questo non destasse troppo interesse in Verdi, poiché non era neppure un soggetto particolarmente nuovo (era stato già musicato tra gli altri da Nicola Vaccaj, Venezia 1827, e da Giovanni Pacini, Milano 1830). A dispetto di ciò, il musicista portò a termine il lavoro di composizione in soli quattro mesi. Nonostante i problemi sorti con l’orchestra e i cantanti, e i dissapori con l’impresario M