A MILANO (a mezzo tv) PER SALOME... E I SUOI SEGRETI DI FANCIULLA

Grazie alla trasmissione sul canale RAI5 (oltre alla possibilità di rivedere il tutto tramite il portale Raiplay) ieri sera si è potuto assistere alla messa in scena, al Teatro alla Scala, di Salome immenso capolavoro di Richard Strauss.

Lo spettacolo, inizialmente previsto nel marzo dello scorso anno, è andato in soffitta per via della pandemia (pur essendo in preparazione molto avanzata) e ora ritorna con la coppia artistica allora prevista: Riccardo Chailly e Damiano Michieletto. A dire il vero, questa produzione doveva vedere ieri sera sul podio (dopo la rinuncia di Chailly dovuta ad un incastro di date quasi impossibile) il veterano Zubin Mehta ma un malore del maestro indiano, nei giorni scorsi, ha costretto il teatro a trovare una pronta soluzione, e cioè rimettersi nelle mani di Chailly, che non ha fatto mancare il suo apporto.

Dicevamo che lo spettacolo era stato pensato da Michieletto prima dello scoppio della pandemia e quindi sarà sicuramente stato adattato, anche se a vederlo non ne ha dato l'impressione. Sgombriamo subito il campo dalle diatribe pro e contro Michieletto (cosa che ad ogni suo spettacolo avviene e che ha visto personalmente anche il sottoscritto schierato da una parte e dall'altra): a me lo spettacolo è piaciuto nel complesso e non l'ho trovato distaccato dal contesto del libretto, inoltre l'ho trovato completamente aderente alla splendida musica scritta da Strauss.

Il regista (assieme ai suoi storici collaboratori Paolo Fantin per le scene e Carla Teti per i costumi) traspone l'azione ai giorni nostri e ne dà una lettura di dramma familiare con contorni di morbosità oltre che di violenza domestica, sia fisica che psicologica. Nella chiave di lettura di Michieletto punto centrale è la famiglia di Salome, figlia di Erodiade ed Erode Filippo che è stato fatto uccidere proprio dalla moglie che ha così poi potuto sposare il fratello di lui Erode Antipa. Salome ha sostanzialmente rimosso questi avvenimenti della sua infanzia ma le profezie di Jochanaan glieli riportano alla mente (in scena spesso è presente una fanciulla, doppione della Salome bambina): ecco quindi i ricordi delle sue conversazioni col padre, la sua uccisione ed i continui abusi da parte del suo nuovo patrigno. In questa chiave di lettura non disturba, anzi serve, la mutazione del Paggio di Erodiade in una sorta di governante di Salome che segue in ogni passo la ragazza e ne conserva nella mente i ricordi.

Scenario di tutta la vicenda è un cubo dalle pareti bianche e nere che sostanzialmente è il mausoleo di Erode Filippo. Dal suo interno si possono vedere il banchetto di Erode e Erodiade, mentre dalle sue viscere sorge Joachanaan, che quasi è uno scarto della terra. Insieme a questo colori così netti ne vediamo un altro che ritornerà durante la vicenda: il rosso del sangue. Durante lo spettacolo ne vediamo parecchio ma soprattutto è nel momento dell'esposizione della testa mozzata del profeta che questo scorre all'interno di una immensa coppa quasi fosse una fontana.

Per non spiegare tutto lo spettacolo (che per qualche giorno sarà possibile rivedere in rete) mi fermo dicendo che quello di Michieletto è uno spettacolo visionario, dal forte impatto e ricco di simbolismi, che nulla hanno tolto alla vicenda biblica ed anzi, hanno cercato di portare qualcosa di attuale.

La parte musicale viaggia di pari passo con la parte visiva. Non sappiamo quanto sia l'apporto dato da Mehta rispetto a Chailly (che ha preso in mano l'intera macchina orchestrale a qualche giorno dalla messa in scena) ma il maestro milanese fa sentire tutta la sua bravura e, di conseguenza, la sua concertazione è una meraviglia. L'orchestra (in grandissimo risalto tutti i professori) suona divinamente senza prendersi la scena ma anzi facendo sentire ogni piccolo dettaglio pur senza sovrastare le voci. Mi sbaglierò... ma ho sentito una Salome espressionista, dai colori smaglianti ma anche ovattati. Veramente una prova superlativa.

Il cast risponde molto bene alle sollecitazioni di Chailly così come quelle che arrivano da Michieletto.

Elena Stikhina è una buonissima Salome (purtroppo però per me il ricordo di Asmik Grigorian è ancora tanto forte e forse mi condiziona) con una voce corposa ma che la cantante cerca anche di modulare. Il punto forte della sua vocalità è sicuramente il registro acuto, anche se alcuni acuti sono risultati un po' tirati. Nel complesso una prestazione veramente interessante anche nel momento della "Danza dei sette veli" accompagnata da sei ballerini (sostanzialmente la danza ha ricordato gli abusi di Erode Antipa).

Ottima la presenza vocale di Wolfgang Kock nel ruolo tutt'altro che semplice di Jochannan.

Erode è interpretato in maniera abbastanza convincente da Gerhard Siegel anche se in alcuni momenti è parso affaticato così come alcuni acuti sono parsi stridenti. Molto brava Linda Watson nel ruolo di Erodiade.

Buono il Narraboth di Attilio Glaser e buona la prova anche di Lioba Braun nel ruolo molto presente in scena del Paggio (qui la vecchia governante di Salome).

Il livello è buono anche per tutti i ruoli secondari, che in quest'opera giocano un ruolo fondamentale perché tutto "giri nel verso giusto". 

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