A MODENA (via streaming) PER L'AMORE INFRANTO... TRA CARLO ED ELISABETTA
È stato trasmesso via streaming, dal Teatro Comunale “L. Pavarotti” di Modena (che presto assieme al nome del tenore avrà anche quello della grandissima Mirella Freni) la rappresentazione, in forma di concerto, di una delle opere più complesse e travagliate di Giuseppe Verdi, Don Carlo, con una buona resa complessiva di tutti i protagonisti messi in campo dall’istituzione musicale modenese.
Partirei innanzitutto dalla giusta scelta, fatta dalla direzione
artistica, di proporre la versione italiana in quattro atti che per una rappresentazione
in forma di concerto diventa sicuramente più agevole nell’ascolto rispetto alle
altre versioni del capolavoro verdiano.
Jordi Bernacer dirige con piglio l’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo
Toscanini ottenendo però, a mio parere, effetti discontinui durante la recita.
La sua direzione pare improntata sul ritmo ma già all’inizio la scelta non paga
appieno, dovendo trovarsi a fare i conti con un ottimale rapporto tra orchestra
e coro. I colori orchestrali sono per lo più limpidi e sfocati quando invece
questa partitura richiederebbe suono (mai grosso e potente però) più importante
oltre che pastosità più marcate. In alcuni momenti i reparti stessi dell’orchestra
sembrano non ascoltarsi (cosa forse dovuta anche alla disposizione forse) e
anche in questo l’amalgama ne risente. Si diceva pocanzi come sia abbastanza
buono il contributo dell’orchestra così come quello del Coro Lirico di Modena,
pur con momenti non proprio eccelsi come l’inizio dell’opera e la scena dell’auto
da fé.
Il cast è nel complesso abbastanza amalgamato e vede due stelle brillare
sopra tutti.
Michele Pertusi ci porta un Filippo II di assoluto rilievo: nobile, dall’accento
fiero, fragilissimo (splendido in questo il suo “Ella giammai m’amò”) e umano.
Una grandissima prova la sua che, non avendo a disposizione nulla dal punto
scenico e della recitazione, mette in risalto la straordinaria musicalità della
sua voce.
Altra stella della serata è sicuramente Anna Pirozzi che affronta convintamente
il ruolo di Elisabetta. La sua è una sovrana dal canto adamantino, facile nella
propensione all’acuto che è sempre limpido e ben portato. Un’ottima prova la
sua anche caratterialmente in quanto ci mostra una regina molto umana, piegata
in qualche modo alla cosiddetta “ragion di stato” nonché donna la cui
disillusione (soprattutto in tema amoroso) la fa da padrona. Bellissimo tutto
il suo quarto atto, a suggello di una prestazione di prim’ordine.
Andrea Carè ha dato voce a Don Carlo: la sua è una onestissima
prestazione, suggellata da alcuni bei momenti ma che non rimane impressa nella
mente. La sua voce è abbastanza musicale ma manca di slancio (cosa fondamentale
in questa parte) oltre ad alcune note acute non prese benissimo. La parte, si
sa, è di una difficoltà enorme… e lui porta a casa la serata, anche se i
miglioramenti futuri potrebbero essere molti.
Luca Salsi ci porta un Marchese di Posa abbastanza interessante. L’inizio
non è sicuramente promettente (suoni pesanti, accento anche troppo superbo) poi
nel corso della recita viene fuori l’ottimo cantante e il bravo interprete.
Impressiona in positivo il suo approccio al grande duetto con Filippo II così
come è apprezzabile il suo terzo atto, giocato abbastanza sulle mezze voci.
Buona, anche se non indimenticabile, l’Eboli di Judit Kutasi: le note scritte
da Verdi ci sono sostanzialmente tutte ma il mezzosoprano non va oltre una buonissima
routine. Sicuramente potrà maturare ma ad oggi il peso di questo personaggio…
forse è un po’ troppo per lei.
Discreto il Grande Inquisitore di Ramaz Chikviladze che ha purtroppo il
neo di cantare assieme (e quindi di confrontarsi) a Pertusi… e qui il confronto
è impari.
Buoni i ruoli di contorno interpretati da Adriano Gramigni (Frate),
Michela Antenucci (Tebaldo e Voce dal cielo) e Andrea Galli (Conte di Lerma e
Araldo reale).
Qui di seguito il link per poter vedere lo spettacolo:
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