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Visualizzazione dei post da agosto, 2019

IL SIMONE... DELL'ERA POPULISTA

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Simon Boccanegra è senza dubbio uno dei capolavori di Verdi, titolo tra i più complessi al quale il genio di Busseto ha dedicato moltissimi anni della sua vita. Il Festival di Salisburgo l’ha messo in scena durante questa edizione con esiti direi molto buoni. La regia di Andreas Kriegenburg, abbastanza innovativa ma comunque coerente con la partitura, pone l’attenzione su quanto al giorno d’oggi siano i social network il veicolo principale della politica e dei politicanti, capaci di distruggere un avversario e di rendere “dio” anche chi effettivamente non lo è. Gli smartphone sono l’emblema di questa visione e fin dall’inizio vengono usati da una fazione politica genovese, particolarmente impegnata per l’elezione del nuovo Doge, per twittare le indicazioni agli elettori che nervosamente leggono e rispondono ai messaggi. Sembra una metafora della situazione di oggi in cui il sovranismo la fa da padrone e Simone, inconsapevolmente riprodotto da Paolo e Pietro come tale, vi

IL VIAGGIO DI ROSSINI... CHE NON FINISCE MAI DI STUPIRE!!!

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Se un titolo esiste che possa subito far pensare alla grandezza di Rossini e a quanto sia importante il lavoro di riscoperta di questo straordinario genio fatto negli anni dal ROF e dalla Fondazione Rossini di Pesaro, credo che questo possa incarnarsi nel Viaggio a Reims . Simbolo della tradizione, ma nello stesso tempo del futuro dell’interpretazione rossiniana è senza dubbio lo spettacolo di Emilio Sagi che quest’anno raggiunge la maggiore età e dal quale traspare ancora freschezza e vivacità (merito anche della ripresa di Elisabetta Courir). Lo spettacolo si avvale della direzione molto interessante di Nikolas Nagele che dirige con piglio e precisione, senza disdegnare i momenti più musicali e melodiosi, una buonissima Orchestra Sinfonica Rossini. Gli interpreti, tutti artisti dell’Accademia intitolata ad Alberto Zedda, hanno onorato al meglio la partitura con alcune punte di eccellenza. Prima fra tutti, a mio avviso la magnifica Corinna di Giuliana Gianfaldoni, dal

MAGIE MOZARTIANE... DI CURRENTZIS A SALISBURGO

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Ho appena terminato di ascoltare (e anche guardare) la nuova produzione dell’ Idomeneo di Mozart che in questi giorni è in scena al Festival di Salisburgo. Purtroppo la parte visiva, curata per l’occasione dal Peter Sellars (ricordo con piacere tante produzione mozartiane di altissima qualità, in primis l’intera trilogia dapontiana), mi ha lasciato molto perplesso. Non si capisce bene in che epoca ci troviamo (sicuramente nel futuro… ma forse non tanto remoto) nel quale i mostri marini sono impersonati da grandi forme di plastica che riempiono più o meno l’enorme palcoscenico della Felsereitschule. Insieme a questi, colonne colorate di rosso e blu (che evocano alcune volte il mare altre volte il tempio) fanno da contraltare a uomini vestiti da tute/pigiami color blu e tabacco, militari che impugnano armi, medici e infermieri in camice, una modella hawaiana e un ballerino che si sono “esibiti” prima della marcia finale. Tutto sembra confuso e pare non ci sia in apparenza una idea be

AUTOREVOLE REQUIEM... A RICORDO DI KARAJAN

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Oggi ho avuto modo di ascoltare uno dei momenti più attesi dell’edizione di quest’anno del Festival di Salisburgo… l’esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi con la direzione di Riccardo Muti alla guida dei Wiener Philharmoniker. Questa esecuzione ha avuto poi un peso specifico importante all’interno del festival austriaco in quanto proprio con questa esecuzione si è scelto di commemorare la ricorrenza del trentesimo anniversario dalla scomparsa di Herbert von Karajan. E quale titolo migliore se non l’imponente messa del maestro di Busseto nata, in parte, per commemorare Gioachino Rossini e poi nella sua interezza in occasione della morte di Alessandro Manzoni. Il maestro Riccardo Muti è senza dubbio uno dei massimi conoscitori della partitura, diretta moltissime volte nel corso della sua carriera, e la cosa si sente… ormai questa partitura sembra essere da lui talmente interiorizzata da renderne effettivamente quasi un modello di testamento musicale. Io ho

RIGOLETTO... IN SALSA DALMATA

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Allestire un’opera conosciutissima dal pubblico di tutto il mondo può sembrare una facilità ma, invece, rappresenta un’insidia non da poco per ogni regista in primis, per ogni direttore d’orchestra e per i cantanti che affrontano i vari ruoli. Il Festival di Spalato, giunto quest’anno alla 65^ edizione, ha proposto nella seconda metà di luglio per la prima volta nella sua storia Rigoletto , uno dei sommi capolavori di Giuseppe Verdi. La location “open air” è il suggestivo Peristilio del complesso del Palazzo di Diolceziano, centro storico focale della città croata, che funge in buona parte da scenografia naturale per la regia di Drazen Siriscevic. Sul palcoscenico troviamo poi due grandi lampadari ai lati e una porta stilizzata, contornata di neon, che nella visione del regista diventa prima l’entrata della casa di Rigoletto poi l’entrata (verso l’abisso della morte) della cascina di Sparafucile. Tutta l’azione sembra di dipanarsi in una discoteca “stile anni ’90” della riv

NELL'EQUIVOCO... LA CERTEZZA!!!

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Il trittico di opere che, come da tradizione, formano l’ossatura del programma del Rossini Opera Festival di Pesaro si conclude con lo scoppiettante Equivoco stravagante , terza opera del catalogo rossiniano e qui proposta in una nuova versione scenica curata dalla coppia Moshe Leiser e Patrice Caurier (noti al pubblico italiano per la bellissima Giovanna d’Arco scaligera). Il libretto di Gaetano Gasbarri riporta la denominazione di “dramma giocoso” ma qui ci troviamo essenzialmente ad avere a che fare con una vera e propria farsa. Il pubblico della Vitrifrigo Arena, da quanto ho ascoltato via radio, ha sicuramente apprezzato sottolineando il volgere dell’azione con risate e tanti applausi finali. Responsabile della parte musicale è l’esperto e veterano Carlo Rizzi che guida la splendida Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI. Il maestro Rizzi dirige molto bene, con tempi veloci al punto giusto ma anche bei momenti più intimi e malinconici. L’impressione che però ogni vo

NOTE LIETE... DALLA VALLE D'ITRIA

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Tra le proposte del 45° Festival della Valle d’Itria sicuramente le due più interessanti sono state la messa in scena di Ecuba di Nicola Antonio Manfroce e del Matrimonio segreto di Domenico Cimarosa, entrambe messe pensate e allestite da Pier Luigi Pizzi. Della parte scenica non parlerò in quanto l’ascolto è stato solo audio, anche se dai tanti applausi si può dedurre che entrambi gli spettacoli abbiano appagato gli spettatori presenti. Prendiamo in considerazione innanzitutto l’opera andata in scena per la prima volta la sera di San Silvestro del 1812, poco meno di un anno prima della morte del suo creatore. La partitura è di gran fattura ed ha al suo interno, insieme ad alcune abbastanza convenzionali, pagine di altissima qualità come per esempio il quartetto del secondo atto ed era quindi giusto che un importante festival la riproponesse al grande pubblico. La parte musicale è ben tenuta da Sesto Quatrini (che ha sostituito all’ultimo, per motivi di salute, Fa

VIVA LA SEMIRAMIDE... DI MARIOTTI

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Si è aperto ieri sera, con la messa in scena di "Semiramide" il 40° Rossini Opera Festival di Pesaro. Per festeggiare l'importante compleanno il direttore artistico Ernesto Palacio ha pensato all'ultima opera italiana del maestro pesarese, un autentico "monumento del belcanto", oserei dire anche perfetta sintesi di tutto il percorso artistico che in 13 anni (dal 1810 al 1823, data appunto della prima di Semiramide) ha portato Rossini alle più alte vette musical-teatrali. Per questa importante ricorrenza sono stati chiamati Michele Mariotti, per la parte musicale, e Graham Vick per l'allestimento scenico. I due si ritrovano dopo l'esperienza alquanto contraddittoria del "Guillaume Tell" pesarese del 2013 e a distanza di poco più di un anno dalla splendida "Boheme" bolognese. Sulla parte scenica non posso dire nulla in quanto ho ascoltato l'intera opera via radio, ma le forti contestazioni del pubblico al termine della rap

ROSSINI... IN SALSA TEDESCA

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Il festival rossiniano di Bad Wildbad ha messo in scena quest’anno, tra l’altro, anche la prima versione, andata in scena nel 1821, di Matilde di Shabran nella nuova edizione curata da Florian Bauer. È l’edizione romana e quindi senza la parte del poeta Isidoro cantata in dialetto napoletano (edizione quella napoletana che, invece, è stata rappresentata ben tre volte al ROF di Pesaro). A parte la differenza dell’italiano pieno al posto del dialetto napoletano, ci sono altre piccole differenze tra le due edizioni che a mio avviso rendono però più completa e migliore la seconda.  L’operazione però è sicuramente meritevole e bisogna dare atto ad Antonino Fogliani, direttore artistico del Festival, di aver fatto delle belle scelte in termini di opere scelte e spettacoli complessivi. L’allestimento si è avvalso della regia di Stefania Bonfadelli ma qui mi soffermerò solo sull’aspetto musicale, avendo ascoltato solo la registrazione audio. Le du e punte di diamante dello

FLAUTO COMICO... PIU' CHE MAGICO

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Fiaba, commedia, fumetto… e anche qualche caduta di stile contraddistinguono il “Flauto Magico” mozartiano andato in scena al Festival di Glyndebourne. Il team di designer/registi composto da Barbe & Doucet ambientano l’opera in un hotel di fine ‘800, e le scene e i costumi sono davvero belli (fondali magnifici, fuochi d’artificio, luci azzeccate). La Regina della Notte è la proprietaria dell’hotel mentre Sarastro è lo chef, gestore della sua cucina che allo stesso tempo è cantina e tempio. Tamino è un cliente dell’hotel che all’inizio gira, durante il suo sonnambulismo, in pigiama e sogna di essere attaccato da un serpente fatto di stoviglie. Papageno è un venditore di cuscini, Monostatos non è moro per via del colore della sua pelle ma è nero per via del carbone che lui utilizza per lavorare nella carbonaia che fa andare avanti il riscaldamento e l’energia elettrica nell’hotel. I tre genietti sono tre fattorini che fanno muovere su e giù l’ascensore.  Tutto sembr

TOSCA... MA NON TROPPO

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Tosca è stato uno dei pezzi forti dell’edizione 2019 del Festival di Aix en Provence, messa in scena dal regista Christophe Honoré e diretta dall’italiano Daniele Rustioni con un cast, sulla carta, interessante. Parto in primis dalla regia che ha deciso di trasporre la vicenda ai giorni nostri e di ambientare il tutto nella villa di una ex-diva della lirica, che si percepisce, sta preparando i cantanti proprio su “Tosca”. La diva in questione è Catherine Malfitano, il famoso soprano americano nota per la Tosca televisiva “nei luoghi e nelle ore di Tosca” con Domingo e Raimondi, diretta da Mehta e con la regia di Patroni Griffi. A mio parere forse la scelta poteva cadere sulla grande Raina (che non avrebbe mai accettato tale progetto a mio avviso), quella sì forse l’ultima grande diva… ma tant’è. Il primo atto vola via quindi come una grande prova di assieme dei vari personaggi, dove soprattutto Tosca e Cavaradossi sembrano godere delle maggiori attenzioni della “maestra di ca

QUEL CLOWN... DI TANNHAUSER

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Edizione molto controversa quella del Tannhauser che ha inaugurato l’edizione 2019 del Festival wagneriano di Bayreuth. Di primo acchito colpisce, e non poco, la visione registica di Tobias Kratzer, molto… molto particolare. Ammetto che normalmente non mi scandalizzano certe interpretazioni e trasposizioni,  ma questa mi ha dato molto da pensare (e le sonore contestazioni finali hanno aggiunto ulteriore pepe sulle mie considerazioni). Innanzitutto la regia fa i conti con la versione musicale scelta, quella di Dresda che quindi è più asciutta rispetto a quella parigina. Il Venusberg non esiste… Venere è una girovaga-circense che viaggia a bordo di uno sgangherato furgoncino insieme ad un nano e a una drag-queen e assieme a loro vive Tannhauser, in vesti di clown, che partecipa alle scorribande della banda. Tannhauser pare sempre in un equilibrio psichico instabile, ammaliato sì da Venere ma mai in maniera risoluta. Ad un certo punto il poeta cantore lascia il gruppo lanciando

ESTATE... TEMPO DI FESTIVAL

L'estate è per eccellenza il periodo dedicato ai festival musicali. Come non pensare a Salisburgo, ma anche a tante altre località in tutto il mondo dove a farla da padrona sono la musica. Due altri importantissimi festival europei, ancora in corso di svolgimento, sono quelli di Bayreuth e di Aix en Provence. Di questi due festival parleremo di due nuove produzioni: - Tannhauser di Wagner a Bayreuth; - Tosca di Puccini a Aix en Provence. Qui di seguito i link per vedere gli spettacoli. A domani per la mia prima recensione... Tannhauser nel tempio wagneriano di Bayreuth! https://www.youtube.com/watch?v=EdBLHEuggdc https://www.youtube.com/watch?v=fEu55qres6A

A MATERA VINCE... MASCAGNI!!!

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Suggestiva rappresentazione di "Cavalleria rusticana" en plen air, tra i sassi di Matera. Operazione di sicuro fascino che ha avuto il pregio di poter contare su di una scenografia naturale per il capolavoro di Mascagni. E proprio Mascagni, con le sue straordinarie melodie e la carica emotiva della sua musica, risulta il vero vincitore della serata. Merito principale di tutto questo va dato a Juraj Valcuha che guida mirabilmente, in un contesto sicuramente non facile, i complessi artistici del Teatro San Carlo di Napoli. Ritmi serrati, tempi che accelerano e rallentano da manuale, cercando di seguire al meglio le indicazioni della partitura. Un intermezzo emozionante! I cantanti cercano di seguire al meglio le indicazioni del direttore slovacco ma ci riescono, a mio parere, solo in parte. Buona la Santuzza di Veronica Simeoni, che ha tutte le note ma non riesce a dare quello spessore alle note che il personaggio dovrebbe avere. Molto buona Mamma Lucia così come Lola. D