IL VIAGGIO DI ROSSINI... CHE NON FINISCE MAI DI STUPIRE!!!
Se un titolo esiste che possa subito far pensare alla
grandezza di Rossini e a quanto sia importante il lavoro di riscoperta di
questo straordinario genio fatto negli anni dal ROF e dalla Fondazione Rossini
di Pesaro, credo che questo possa incarnarsi nel Viaggio a Reims.
Simbolo della tradizione, ma nello stesso tempo del futuro dell’interpretazione
rossiniana è senza dubbio lo spettacolo di Emilio Sagi che quest’anno raggiunge
la maggiore età e dal quale traspare ancora freschezza e vivacità (merito anche
della ripresa di Elisabetta Courir).
Lo spettacolo si avvale della direzione molto interessante
di Nikolas Nagele che dirige con piglio e precisione, senza disdegnare i
momenti più musicali e melodiosi, una buonissima Orchestra Sinfonica Rossini.
Gli interpreti, tutti artisti dell’Accademia intitolata ad
Alberto Zedda, hanno onorato al meglio la partitura con alcune punte di
eccellenza.
Prima fra tutti, a mio avviso la magnifica Corinna di
Giuliana Gianfaldoni, dalla voce morbida e rotonda molto omogenea in tutti i
registri, che ha lasciato due autentiche perle nell’interpretazione dei suoi
interventi accompagnati dall’arpa (il primo un po’ sacrificato dallo streaming
in quanto cantato dal palchetto centrale).
Altra punta d’eccellenza è la Marchesa Melibea di Chiara
Tirotta dalla voce non corposissima nel registro più grave ma con bellissimo
smalto e note acute molto efficaci.
Quasi allo stesso livello la Contessa di Foleville di Paola
Lecci, che nel fisico mi ha ricordato un po’ Natalie Dessay, musicalmente molto
spigliata e con acuti sicurissimi.
Completa le parti femminili principali l’interessante Madama
Cortese di Chiara Urru.
Sul fronte maschile le note più liete arrivano, a mio
avviso, dalle tessiture più gravi: il Don Profondo di Diego Savini, dal canto
pulito e dal fraseggio ben articolato; il Lord Sydney di Dean Murphy molto
musicale, anche se si sente la sua propensione a ruoli rossiniani più vicini
alla tessitura baritonale.
I due tenori principali Matteo Roma (Conte di Libenskof) e
Daniel Umbelino (Cavalier di Belfiore) si destreggiano bene, anche se il primo
parte un po’ in sordina. Il Barone di Trombonok di Andrei Maksimov è buono
musicalmente ma ha una pronuncia inascoltabile. Bel timbro anche quello del Don
Alvaro di Jan Antem anche se (piccolissima pecca) perde il ritmo durante la sua
canzone spagnola.
Tutti buoni gli altri ruoli e, cosa altrettanto importante,
tutti scenicamente credibilissimi.
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