NOTE LIETE... DALLA VALLE D'ITRIA
Tra le proposte del 45° Festival della Valle d’Itria
sicuramente le due più interessanti sono state la messa in scena di Ecuba
di Nicola Antonio Manfroce e del Matrimonio segreto di Domenico
Cimarosa, entrambe messe pensate e allestite da Pier Luigi Pizzi.
Della parte scenica non parlerò in quanto l’ascolto è stato
solo audio, anche se dai tanti applausi si può dedurre che entrambi gli spettacoli
abbiano appagato gli spettatori presenti.
Prendiamo in considerazione innanzitutto l’opera andata in
scena per la prima volta la sera di San Silvestro del 1812, poco meno di un anno prima della morte
del suo creatore. La partitura è di gran fattura ed ha al suo interno, insieme
ad alcune abbastanza convenzionali, pagine di altissima qualità come per
esempio il quartetto del secondo atto ed era quindi giusto che un importante
festival la riproponesse al grande pubblico.
La parte musicale è ben tenuta da Sesto Quatrini (che ha
sostituito all’ultimo, per motivi di salute, Fabio Luisi) che guida la buonissima Orchestra del Petruzzelli di Bari. Riesce con la sua concertazione a
sottolineare quanto fine sia l’orchestrazione di Manfroce e riesce a mantenere
la tensione narrativa dalla prima all’ultima nota in maniera coerente con un certo
spirito, oserei dire, neoclassico.
Tra i protagonisti spicca fra tutti, a mio avviso, Roberta
Mantegna nel ruolo di Polissena che è abilissima nel rendere i tormenti, soprattutto interiori, che il personaggio porta con sé. Lidia Fridman, chiamata
a sostituire Carmela Remigio, ha una voce scura e molto ampia ed è capace di
ottime legature e musicalità. A mio avviso ha affrontato un po’ con il freno a
mano il primo atto poi, a mano a mano che è continuato lo spettacolo, la voce
si è scaldata ed è arrivata ad una scena finale strepitosa.
I due ruoli tenorili principali sono sostenuti da Norman
Reinhardt (Achille) con una voce abbastanza solida, una buona linea di canto,
anche se con una pronuncia non precisissima e da Mertu Sungu (Priamo) che, dopo
un primo atto poco a fuoco, cresce durante la recita.
Buoni i ruoli comprimari e anche gli interventi del Coro del
Teatro Municipale di Piacenza.
Atmosfere completamente diverse quelle che contestualizzano
il Matrimonio Segreto, ma di pari resa.
Molto bella la direzione orchestrale di Michele Spotti, che
cerca di esaltare al meglio la raffinatissima orchestrazione di Cimarosa. Bella la resa sia dei momenti più introversi e malinconici così come precisissimi sono le
parti ritmate. L’unico neo è l’Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari che,
rispetto ad Ecuba, sembra più svogliata nel seguire le indicazioni del
giovane direttore.
Il cast è tutto a proprio agio con i vari personaggi dell’opera.
Per quanto riguarda i ruoli maschili vero mattatore della serata è Marco
Filippo Romano (Geronimo) dotato di una bellissima voce con la quale riesce a
fraseggiare in maniera strepitosa. Ottima prova anche di Vittorio Prato nella
parte non affatto semplice del Conte Robinson.
I due sposini sono impersonati molto bene da Benedetta Torre
(Carolina), dotata di un bel timbro che ha anche degli accenti chiaroscurati,
e Alasdair Kent (Paolino) che mette in campo una voce luminosa ma non
aplissima.
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