ECHI VIVALDIANI... NELLA VERDE IRLANDA!!!
Prima di immergermi nelle atmosfere veriste di Tosca ho
ascoltato e apprezzato, grazie all’ottimo streaming della televisione
irlandese, le atmosfere barocche di Dorilla in Tempe di Antonio Vivaldi
andata in scena il mese scorso nell’ambito del Wexford Festival Opera.
È questa una produzione che arriva da Venezia, dove l’opera
è stata eseguita all’inizio di quest’anno con una direzione d’orchestra e un
cast, in parte, diverso.
La vicenda narrata da Antonio Maria Lucchini e musicata da
Antonio Vivaldi è una sorta di intrigo romantico-amoroso ambientato a Tempe, in
Tessaglia. Il motore dell’azione è Apollo che, nelle vesti del pastore Nomio,
si innamora di Dorilla, figlia del re Admeto, a sua volta innamorata del
pastore Elmiro. Per salvare il suo regno, Admeto è costretto dagli dei a
sacrificare Dorilla al serpente Pitone, un mostro marino che divora ragazze vergini
ma la fanciulla viene salvata da Nomio che la rivendica in sposa come sua
ricompensa. Dorilla, invece, preferisce fuggire con il suo amato Elmiro. La
coppia viene però catturata, ed Elmiro condannato a morte. Solo l’intervento di
Nomio, che svela la sua vera identità, consente a Dorilla ed Elmiro di
ricongiungersi e di unirsi in matrimonio per il lieto fine di rito.
La regia di Fabio Ceresa fa svolgere l’intera opera
all’interno di una scena praticamente fissa, dominata da una doppia scala
bianca praticabile sovrastata da una balaustra. Imponenti statue sono collocate
in punti strategici attorno alla struttura che è, a sua volta, decorata con piante
che nel corso dell’opera hanno gradualmente cambiato colore così da segnalare
visivamente il cambiamento delle stagioni. Dorilla, con il suo vestito bianco
addobbato di fiori, sembra quasi una figura di un dipinto di Botticelli mentre
gli altri personaggi indossano costumi accattivanti, alcuni addirittura
indossano costumi che sembrano vagamente cinesi. Il serpente Pitone è un cobra
gigante con i vari pezzi verdi che lo compongono mossi da tanti mimi. Tutto
molto bello ed elegante alla vista… ma l’idea registica non ha dato gran che
all’opera.
L’aspetto musicale è abbastanza altalenante. Andrea Marchiol
è sicuramente un ottimo interprete del repertorio barocco ma non ha, a mio
avviso, trovato un validissimo supporto nell’orchestra del Festival, certo poco
avvezza ad un repertorio così particolare.
Il cast nel complesso è all’altezza delle difficoltà che
quest’opera pone in capo agli interpreti.
L'Apollo di Veronique Valdés è sicuramente la protagonista
della serata. Voce imperiosa ma nello stesso tempo una bellissima linea di
canto, che eccelle nelle note meno portentose e nel registro medio-grave.
Rosa Bova canta un Filando infuocato ed energico. L’aria
"Non vo’ che un infedele" le ha permesso inoltre di mettere in
risalto la sua voce agile e piena di colorature.
José Maria Lo Monaco nel ruolo di Elmiro porta in scena un amante
appassionato però, dopo un inizio assai promettente, arriva stanca alla fine
dell’opera.
La Dorilla di Manuela Custer parte bene ma in alcuni momenti
sembra lottare contro l'orchestra abbastanza rumorosa e troneggiante oltre ad
essere in altre occasioni durante la rappresentazione non del tutto a proprio
agio con alcune delle elaborate linee vocali che Vivaldi scrive.
Anche l'Eudamia di Laura Margaret Smith non entusiasma e,
anzi, sembra abbastanza lontana dal linguaggio barocco: la sua voce risulta non
sempre centratissima e talvolta debole.
Marco Bussi è l'unico cantante maschile sul palco ed
esegue con spigliatezza la sua parte.Ecco il link dove vedere lo spettacolo:
https://www.youtube.com/watch?v=njI8wx9SOGk
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