A MILANO (in streaming)... ALLA RICERCA DEL CAPPELLO PERDUTO

L'annuale spettacolo dell'Accademia del Teatro alla Scala è lo spassosissimo Cappello di paglia di Firenze di Nino Rota, opera musicalmente interessante nella quale il compositore ci presenta, a modo suo, una sorta di caleidoscopica successione di travestimenti musicali che si rifanno a Mozart, a Rossini, a Mascagni e, perché no, anche a Stravinskij.

Prima di passare alla disamina della produzione ecco alcune note sulla trama dell'opera, per chi non la conoscesse.

Dopo l'ouverture, la scena si apre sul racconto di Fadinard, nel giorno delle sue nozze, allo zio sordo: mentre era a spasso in calesse, il suo cavallo ha mangiato il cappello di paglia di Firenze di una signora. Costei, Anaide, arriva poco dopo col suo amante Emilio a reclamare un cappello uguale: senza non può tornare al suo gelosissimo marito.                                                                                                  Fadinard, per evitare scandali, si mette alla ricerca di un cappello identico: va dalla modista, che lo indirizza dalla baronessa di Champigny. La baronessa attende degli invitati, insieme ai quali deve ascoltare il violinista Minardi, e scambia Fadinard per il musicista. Mentre gli invitati alle nozze seguono Fadinard e mangiano al buffet della baronessa, la confusione aumenta con l'arrivo di Minardi. Fadinard spiega il suo problema, ma la baronessa ha dato il cappello alla nipote: la signora Beaupertuis. Beaupertuis si insospettisce per l'assenza della moglie; intanto arriva Fadinard a chiedere il cappello (sempre seguito dal suocero e dagli invitati, alticci). Nella confusione Fadinard capisce l'inghippo (Anaide è la moglie di Beaupertuis), mentre il suocero minaccia di mandare a monte le nozze.    Quando tutto sembra perduto, lo zio sordo presenta il suo regalo per gli sposi: un cappello di paglia di Firenze. Anaide riesce così a ripresentarsi al marito e Fadinard può sposare la sua Elena.

Il regista dell'opera, Mario Acampa, per districare la matassa del libretto (peraltro non bellissimo e alquanto prolisso) sceglie di ambientare l'azione all'incirca a metà degli anni '50 del secolo scorso e, alla fine, capiamo (fin da quanto ci viene narrato nel corso dell'ouverture) che tutto quello che si vede è un lungo sogno di Fadinard. Il protagonista dell'opera è qui rappresentato come un addetto delle pulizie di una fabbrica di cappelli, maltrattato e distrattato dagli altri dipendenti e dalla gente che frequenta il cappellificio. Proprio dopo aver ricevuto un pugno da un cliente questo sbatte la testa e da questo evento "tragico" si sviluppa il suo viaggio mentale, un viaggio di rinascita e di nuova consapevolezza. Un viaggio benissimo supportato dalle belle e funzionali scene di Riccardo Sgaramella, che aiutano moltissimo lo sviluppo della trama e il suo incessante scorrere.

Se le forze artistiche in campo sono formate da giovani musicisti... giova e non poco che alla direzione musicale ci sia Donato Renzetti. Il maestro abruzzese scegli tempi svelti e ritmicità preponderante. Il tutto giova, se si associa anche il gusto per l'aspetto prettamente melodico, che ci riporta ai grandi compositori italiani dell'800 e del primo '900.

La compagnia di canto è affiatata e brava.

Pierluidi D'Aloia è uno spigliato Fadinard così come interessante è la vocalità di Laura Lolita Perešivana (Elena). Tuonante è il Nonancourt di Huanhong Li e una gioia all'ascolto è il Beaupertuis di Vito Priante. Tutti i personaggi sono centrati e cantano al meglio delle loro possibilità.

Bene l'orchestra dell'Accademia scaligera mentre il coro (sempre dell'Accademia) non è sempre risultato centratissimo.

Nel complesso una serata veramente bella da guardare e ascoltare.


Diretta streaming del 10 settembre 2024 - 🌟🌟🌟🌟


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