A MILANO (alla radio)... PER IL NUOVO RIGOLETTO SCALIGERO

Lunedì scorso, tramite le frequenze di Rai Radio3, si è avuto modo di ascoltare in diretta la prima rappresentazione del "nuovo" Rigoletto scaligero, con la regia teatrale di Mario Martone e la direzione orchestrale di Michele Gamba.

Naturalmente le considerazioni si fermeranno solo sulla parte musicale, tralasciando l'aspetto visivo che, a sentire le contestazioni finali di una parte del pubblico, pare non abbia convinto.

Rigoletto è, tra le opere del periodo centrale della produzione verdiana, una delle più complesse, a mio parere. Così come in Trovatore anche in quest'opera, sommo capolavoro, a farla da padrona, musicalmente parlando, è la tinta specifica che permea tutta la composizione. 

Il giovane Michele Gamba, direttore molto interessante che si sta ritagliando alla Scala un ruolo ben preciso, pare però non avere appieno focalizzato questo aspetto. La sua direzione è molto varia (si passa da momenti lentissimi a indicazioni metronomiche molto veloci), ma nella varietà non si percepisce affatto un'univocità. Alcuni momenti sono slegati e non sempre il connubio buca-palcoscenico è ben calibrato. Sicuramente la seconda scena del primo atto e tutto il secondo sono le cose, dal punto di vista della concertazione, migliori ma è preoccupante (visti i mezzi a disposizione) la sconnessione tra interpreti e orchestra nel corso di quel capolavoro assoluto che è il quartetto "Bella figlia dell'amore". Non sempre la direzione ha supportato in maniera ottimale le voci e qualche passaggio di troppo non è stato precisissimo in orchestra. Peccato... ma direzione rimandata.

Il cast predisposto dalla direzione artistica scaligera è sicuramente di prim'ordine.

Piero Pretti è un buon Duca, che ben si destreggia nel ruolo. La sua voce è limpida e sicura, la linea di canto calda e ben proiettata. Arriva sicuramente stanco al terzo atto e se ne sentono gli effetti purtroppo nel quartetto. Complessivamente una prova interessante.

Amartuvshin Enkhbat è un Rigoletto di assoluto spessore. La sua voce calda, scura al punto giusto si adatta benissimo al ruolo del "gobbo". Ottima la linea di canto, ogni nota non risulta mai sforzata (neanche alcuni acuti "di tradizione"), l'appoggio è curato così come la dizione è molto buona. Il suo è un personaggio vocalmente a tutto tondo e ascoltarlo è un vero e proprio spasso. Tante le punte di eccellenza della sua prestazione... su tutte l'intero secondo atto nonché i duetti con la figlia Gilda.

Ed ora parliamo di Gilda... interpretata da una straordinaria Nadine Sierra. Il soprano statunitense porta sul palco scaligero una interpretazione, dal punto di vista vocale, introspettiva e brillante allo stesso momento. Registro centrale corposo, acuti cristallini, mai una difficoltà apparente, la sua è la migliore Gilda che ho ascoltato negli ultimi anni. Nel portamento della voce, nella pronuncia, nello scavo psicologico che emerge dal canto si percepisce in maniera molto nitida come la Sierra abbia studiato, approfondito e metabolizzato il personaggio. Serata per lei da incorniciare.

Lo Sparafucile di Gianluca Buratto è cupo il giusto così come interessante è la Maddalena di Marina Viotti (penalizzata questa da un quartetto non eseguito benissimo).

I ruoli dei cortigiani, che in quest'opera ancor di più rispetto ad altre sono importanti, sono ben interpretati da Fabrizio Beggi (Monterone), Costantino Finucci (Marullo), Francesco Pittari (Borsa), Andrea Pellegrini (Ceprano).

Buoni anche i ruoli femminili di contorno: Anna Malavasi (Giovanna), Rosalida Cid (Contessa di Ceprano) e Mara Gaudenzi (Paggio).

Per ultimo, ma non per ultimo in ordine di importanza, un elogio al coro scaligero, come sempre diretto da Alberto Malazzi che, pur dovendo rincorrere certe volte le scelte ritmiche del direttore, si è destreggiato ottimamente durante tutta l'opera.


Diretta radiofonica del 20 giugno 2022 - ★★★☆☆

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