L'OPERA INVISA AI NAZISTI... RITORNA FINALMENTE IN SCENA


In questi giorni di “fine lockdown” ho avuto modo di guardare, grazie alla meritoria opera del sito Operavision, Der Schmied von Gent di Franz Schreker. È questo il suo ultimo lavoro e, a ben guardare, è molto distante da quello che io considero il suo capolavoro assoluto e cioè Der ferne Klang. Schreker è un autore che ho scoperto di recente ma che mi ha subito appassionato, per il suo modo tutto particolare di trattare orchestra e melodie.
L’opera è andata in scena alla fine di febbraio alla Opera Ballet Vlaanderen di Anversa-Gand.


È innegabile che Der Schmied von Gent (Il fabbro di Gand) avesse intenti politici, anche se celati. Purtroppo la reazione che l’opera, andata in scena a Berlino nel 1932, provocò nelle frange più vicine al rampante partito nazionalsocialista destinato a imporsi di lì a poco, cancellando la breve vita della Repubblica di Weimar, fu veemente. Forse il fastidio per i nazionalsocialisti nel vedersi rappresentati sotto le sembianze degli oppressori delle Fiandre o più verosimilmente a causa del sangue non ariano del compositore: fatto sta che l’opera scomparve rapidamente dalle scene e il suo autore, privato di ogni carica e incarico dai nazionalsocialisti, scomparve poco dopo, cancellando dalla memoria tutti i suoi lavori per un lunghissimo periodo.


Nello specifico, la vicenda rappresentata è quello del fabbro Smee nelle Fiandre sotto il giogo dall’oppressione spagnola. Per raddrizzare il proprio business non esattamente florido, Smee accetta di sottoscrivere un patto con il diavolo o piuttosto con la diavolessa Astarte, a dire il vero senza grandi resistenze. Come in Faust, Smee dovrà pagare con la propria anima il conto alla fine dei sette anni dell’accordo. Le cose non vanno esattamente così: accumulata una ricchezza immensa, Smee compie un atto di generosità con una coppia con bimbo piuttosto male in arnese, che si rivela essere la Sacra Famiglia. Da San Giuseppe Smee ottiene di poter esprimere tre desideri, grazie ai quali metterà nel sacco (letteralmente) i delegati del maligno e la stessa Astarte stracciando così il patto demoniaco. Ricordandogli quel gesto scellerato, dopo la sua morte San Pietro gli rifiuterà il suo ingresso in Paradiso, che più tardi solo l’intercessione della fedele moglie gli assicurerà.


La regia è firmata da Ersan Mondtag con un risultato visivo oltremodo dinamico, fresco e ironico. Tuttavia delude la scelta drammaturgica di far diventare il protagonista Smee, uomo buono che sarà costretto a vendersi al diavolo, un dittatore con le sembianze di Leopoldo II, il re dei belgi che ha colonizzato e sfruttato il Congo. Lettura questa che risulta abbastanza estranea all’opera in quanto Smee nel libretto non è mai descritto come uomo senza scrupoli, non cede mai veramente al male pur beneficiandone delle conseguenze per sette anni, inoltre il denaro ricevuto lo utilizzerà solo per riaprire la sua attività di artigiano fabbro e richiamare i suoi lavoratori. L’impressione è di una certa incongruenza tra quello che si sente e si vede, oltre ad essere poco comprensibile a chi non conosce la storia belga, pur nell’importanza del dibattito sulla colonizzazione che, forse, il regista intende suscitare.


Dal punto di vista musicale le cose vanno molto meglio con un direttore, Alejo Perez, che dirige una buonissima orchestra riuscendo a modulare bene il complesso ed eterogeneo linguaggio musicale di questo Schreker dai tratti molto cerebrali nella rigorosa compilazione contrappuntistica ma sempre orchestratore dionisiaco (vedi per esempio il finale dell’opera).
Molto interessante la compagnia di canto capitanata da Leigh Melrose (Smee), Kai Rüütel (la moglie del maniscalco) e Vuvu Ppofu (Astarte).

Qui il link per vedere l'opera:

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