A PALERMO (in streaming) PER I VESPRI DI VERDI... O DELLA DANTE?

Giovedì sera è stata inaugurata la stagione 2022 del Teatro Massimo di Palermo con una nuova edizione di Les vêpres siciliennes di Giuseppe Verdi, per la prima volta nell'edizione originale francese sul palcoscenico del teatro di Piazza Verdi.

Per l'occasione la Fondazione ha affidato la concertazione al direttore musicale Omer Meir Wellber e la regia alla palermitana Emma Dante.

Lo dico fuori dai denti, alcuni spettacoli lirici della Dante li ho molto apprezzati (penso alla Carmen scaligera così come al dittico Cavalleria rusticana/La voix humaine ed anche, in parte, alla Cenerentola romana) e anche in questo spettacolo ci sono alcune ottime idee che la regista riesce a rendere abbastanza bene ma nel complesso, a mio parere, la prova finale risulta insufficiente. E il giudizio, prima di cercare di esplicitarlo, riguarda tutto l'insieme perché soprattutto in questo spettacolo l'aspetto musicale è stretto a doppia mandata con l'aspetto scenico.

Cerco di spiegarmi un po' meglio...

Lodevole è l'idea di ricordare e celebrare, a pochi mesi dal trentennale delle stragi di Capaci e Via d'Amelio, il sacrificio dei tanti servitori dello Stato che hanno dato la vita per la democrazia e la libertà. In questo contesto ben si può capire la scelta della Dante di trasportare la vicenda non nella Palermo del 1282 ma in quella dei giorni nostri dove gli oppressori non sono i francesi ma la mafia, con le sue gangs (vestite con tute colorate e felpe con enormi cappucci) armate di pistole che terrorizzano l'inerme popolazione (vestita di nero). L'oppressione psicologica e fisica (lo stupro del secondo atto è emblematico) assieme all'omertà la fanno da padrone in questo mondo dominato dal capo-mafia Guy de Montfort.

La duchesse Hélène canta per il fratello morto (e qui vengono in scena tutti gli stendardi che ricordano, con i loro volti, le vittime di mafia uccise proprio a Palermo) ed incita il popolo siciliano a liberarsi all'oppressione. Il tutto si svolge sullo scenario della Fontana Pretoria che, con parte dei suoi elementi (statue, scale, recinzione) ritornerà nel corso di tutto lo spettacolo.

Bello ma sconnesso, a mio parere, il momento di passaggio tra primo e secondo atto in cui un trio di bravi musicisti (fisarmonica, clarinetto e contrabbasso) ha suonato la trascrizione dell'Autunno, tratto dal balletto delle Quattro Stagioni che Verdi inserì nel terzo atto dell'opera. In questo momento si vedono, oltre ad una ballerina, tanti figuranti che portano in scena rifiuti di ogni tipo (e qui le scene dei cumuli di rifiuti ai lati delle strade, così ben note perché viste di persona o alla tv) quasi a formare una discarica... ma a che pro? Finito il pezzo il sipario si chiude e si passa alla scena successiva completamente diversa.

In questo trovo ci sia lo sbandamento più clamoroso, e cioè quello di aver voluto proporre uno spettacolo continuo quasi senza soluzione di continuità, ma andando a rompere il tessuto musicale scritto da Verdi. Qui la colpa è prettamente del direttore d'orchestra che, avvallando le richieste della regia, ha dato prova, a mio parere, di non rispettare il compositore. In alcuni momenti si sono sentiti dei "giri armonici" e delle frasi musicali completamente fuori luogo fatte solo ed esclusivamente per attaccarsi alla ripresa successiva. Emblema di tutto ciò è il passaggio dal quarto al quinto atto con un finale completamente diverso rispetto a quello scritto da Verdi (qui in pianissimo anziché in fortissimo) solo per poter poi attaccare, senza soluzione di continuità, l'inizio di "Mercé dilette amiche".

Questo non è rendere il giusto tributo ad un'opera molto bella, soprattutto in questa sua versione originale francese.

Non mi soffermo oltre rispetto alla concezione registica ribadendo che Emma Dante pensa ogni spettacolo dedicandosi ad ogni dettaglio... e anche qui lo fa. Ma stavolta il risultato finale non è completamente sufficiente.

Ho in parte già accennato alla concertazione del maestro israeliano che, purtroppo, mi ha poco convinto in tutto il suo complesso, anche al di là di quello cui accennavo sopra. I colori sono sicuramente interessanti ma dalla buca pare di non sentire la giusta pregnanza, i giusti accenti e gli adeguati tempi. In alcuni momenti sia solisti che coro sembrano correre dietro a quanto si suona in buca e la resa complessiva è sicuramente al di sotto delle aspettative.

Anche la compagnia di canto è molto al di sotto di quello cui ci si poteva attendere, a parte alcune eccezioni.

Trionfatore della serata è, a mio parere, Mattia Olivieri, che ci lascia un'ottima impressione come Guy de Montfort. I suoi accenti sono giusti, la sua voce è ben proiettata e pare non essere assolutamente in difficoltà in una parte che è tutt'altro che semplice.

Buona la prova, ma non entusiasmante, di Selene Zanetti nel ruolo di Hélène: il ruolo è "maledetto" e difficile da cantare e l'artista veneta risulta più convincente nei momenti più intimi e melodiosi rispetto ai momenti in cui acrobazie vocali e spinta propulsiva abbondano. Una prova in chiaroscuro la sua... che però ha ampi margini di miglioramento.

Erwin Schrott è un Jean Procida molto fisico (qui la sua presenza scenica è sicuramente sopra tutti gli altri colleghi) anche se vocalmente pare non essere particolarmente attento agli accenti. La sua voce diventa più bella quando propende in alto mentre quanto va in basso pare un po' troppo sfocata. Nulla di trascendentale anche se il pubblico palermitano, alla fine, gli tributa forse i maggiori applausi.

Chi non convince assolutamente, dall'inizio alla fine, è Leonardo Caimi che affronta il ruolo di Henri con poca convinzione (questo è quello che traspare dal video) sia scenica che soprattutto musicale. Tutta la sua linea di canto è incerta, mai ben appoggiata, sempre al limite della sfasatura. Non è calante ma l'accento manca, non emerge mai e l'impressione è che la parte sia un macigno insormontabile e invalicabile.

Discreti i ruoli comprimari tra i quali voglio ricordare il Danieli di Francesco Pittari.

Buona la prova del coro, diretto come sempre da Ciro Visco, che ha dovuto in alcuni momenti rincorrere quanto accadeva in buca. Ma la "cura" Visco si sente... e come.

Nel complesso quindi una inaugurazione di stagione con più bassi che alti... ma che fa comunque riflettere sull'opera e sul mondo d'oggi.


Diretta streaming del 20 gennaio 2022 - ★★☆☆☆


Di seguito il link per vedere lo spettacolo (Arte Tv - fino al 19.04.2022):

https://www.arte.tv/it/videos/105766-000-A/giuseppe-verdi-les-vepres-siciliennes/

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