A STRASBURGO (in streaming) PER UN GIOIELLINO... INVISO AL REGIME NAZISTA

Grazie allo streaming di Arte Tv ho avuto modo di vedere, nei giorni scorsi, Die Vögel (Gli uccelli) di Walter Braunfels, compositore di origine ebrea che tanto successo ebbe nei primi anni '20 del Novecento in Germania prima della sua partenza per la Svizzera, dove visse in esilio per il resto della sua vita. La storia di quest'opera è alquanto curiosa: presentata al Nationaltheater di Monaco di Baviera il 30 novembre 1920 con la direzione di Bruno Walter fu replicata oltre cinquanta volte per poi venir ripresa con altrettanto successo a Berlino e a Colonia da Klemperer. Il lavoro piacque talmente a Hitler che, senza sapere trattarsi di un musicista mezzo ebreo, incaricò Braunfels di scrivergli l’inno del Partito Nazista, cosa che il compositore sdegnosamente rifiutò. Nel 1933 Braunfels perse il posto di direttore del conservatorio di Colonia e di conseguenza partì per la Svizzera.

Ecco innanzitutto la trama dell'opera.

Prologo. L’usignolo accoglie il pubblico nel regno degli uccelli, esaltando le sue virtù utopiche. Tuttavia, confessa un desiderio insoddisfatto nella sua anima.

Atto I. Hoffegut (Sperabene) e Ratefreund (Fidoamico), disillusi dai loro simili, partono per una regione desolata alla ricerca dell’upupa, re degli uccelli. Incontrano lo Scricciolo, che è sospettoso degli umani, ma riescono a persuaderlo a convocare il suo padrone. Risvegliata dal sonno, l’Upupa, che una volta era stata lui stesso un uomo, affronta Hoffegut e Ratefreund, che dichiarano il loro desiderio di vivere tra gli uccelli spensierati. Quando l’Upupa sospira che gli uccelli non hanno un vero regno da chiamare proprio, Hoffegut osserva che il cielo è il loro dominio. L’Upupa esita, osservando che l’aria appartiene a tutte le creature. Ratefreund proclama che gli uccelli dovrebbero costruire una grande città tra le nuvole, fortificata contro gli uomini in basso e gli dèi in alto. Hoffegut è scettico, ma l’Upupa abbraccia la proposta con entusiasmo e convoca gli uccelli al suo fianco, annunciando che sono arrivati ​​due uomini con un piano che andrà a beneficio degli uccelli. La prima reazione degli uccelli è denunciare gli uomini come malvagi e traditori. Tuttavia, nonostante un avvertimento da parte dell’Aquila, l’Upupa convince la folla ad ascoltarli. Giocando sulle loro emozioni, Ratefreund ricorda un’età dell’oro in cui gli uccelli erano venerati dagli uomini e li incita a reclamare la loro gloria perduta. Galvanizzati, gli uccelli si impegnano nel piano escogitato da Ratefreund, anche se significa guerra. Anche Hoffegut è coinvolto nell’eccitazione, immaginando ingenuamente un mondo migliore a portata di mano. Incoraggiato dal suo successo, Ratefreund esige che gli uccelli lo onorino come loro signore e padrone, e loro acconsentono volentieri. In mezzo a tanta gioia, gli uccelli si precipitano per iniziare la loro grande impresa.

Atto II. La notte successiva. Hoffegut viene risvegliato dalla canzone dell’Usignolo. Si sente rivitalizzato, inebriato dalla sua dolce voce e lo supplica di avvicinarsi e gli chiede di insegnargli a vedere il mondo attraverso i suoi occhi. All’inizio l’uccello gli dice che non riuscirà mai a capire cosa significhi vivere in armonia con l’universo, ma la sua dichiarazione d’amore la fa cedere e gli dà un bacio sulla fronte, esaudendo il suo desiderio. L’aria si riempie delle voci del profumo dei fiori, e Hoffegut soccombe al loro incanto e sviene. L’alba illumina la cittadella nel cielo costruita dagli uccelli. Guidati dall’Upupa e da Ratefreund, gli uccelli vantano le loro nobili conquiste e il loro imminente dominio su tutti gli esseri viventi. Un corteo nuziale si fa largo tra la folla, guidato dallo Scricciolo, che annuncia con orgoglio l’arrivo dei primi sposi ad entrare nella grande città. Tutti si uniscono alla celebrazione nuziale, che culmina in una danza cerimoniale guidata da due colombe come sposa e sposo. L’atmosfera è sconvolta quando altri uccelli si precipitano dentro, gridando a gran voce che una potente creatura ha sfondato le barricate. Lo straniero entra, pesantemente ammantato, e gli uccelli si rannicchiano per la paura. L’Upupa e Ratefreund sfidano l’intruso, che annuncia di essere venuto come amico ad ammonirli; grazie alla grazia di Zeus, è stata data loro la possibilità di riorganizzarsi e sottomettersi alla volontà degli dèi. Gli uccelli reagiscono con aria di sfida, dopo di che lo straniero rivela di essere il titano Prometeo, che una volta si era ribellato agli dèi ed era stato punito severamente. Nonostante questo terribile avvertimento e le perplessità espresse da Hoffegut e dall’Upupa, Ratefreund esorta sfacciatamente gli uccelli a dichiarare guerra agli dèi. All’improvviso scoppia una terribile tempesta che manifesta l’ira di Zeus e un fulmine distrugge la cittadella degli uccelli. Castigati, gli uccelli cantano un inno di lode e ringraziamento a Zeus. Ratefreund emerge dal nascondiglio. Congedando l’intera avventura tra gli uccelli come un’allodola sciocca, esorta Hoffegut a tornare con lui nelle comodità di casa in città. Hoffegut si sofferma per un momento, riflettendo sul suo breve incontro con l’Usignolo, un’esperienza che vivrà per sempre nel suo cuore. Mentre si gira per andarsene, si sente ancora una volta il richiamo dell’Usignolo; sopraffatto dall’emozione, Hoffegut si mette in viaggio verso casa.

La vicenda narrata nell'opera prende spunto da Aristofane e, nella musica soprattutto, tantissimi sono gli elementi che ci riportano alla natura ma nell'edizione in scena a Strasburgo nulla di tutto questo si è visto. La concezione registica di Ted Huffman ci porta in un grande studio/capannone dove si muovono schiere di impiegati alle loro scrivanie che, un po' come avviene nelle scuole elementari tanto decantate dai film, si lanciano areoplanini e palline di carta. La rivolta degli uccelli (in realtà sempre gli impiegati) è esplicitata in una sorta scombinamento del mobilio fin a quando il direttore del personale mette fine all'ammutinamento. Nulla si vede in scena di quello che si percepisce nell'atmosfera che la splendida musica di Braunfels invece evoca.

Fortunatamente, se la regia è sconclusionata e fuori luogo, l'aspetto musicale è di primissimo ordine. Merito fondamentala va alla concertazione di Aziz Shokhakimov che coglie le giuste tinte ed atmosfere che nella partitura di Braunfels sono presenti. Ottima la sua direzione e molto buono il rapporto buca/palcoscenico.

Anche la compagnia di canto si è dimostrata di un buonissimo livello.

Marie-Eve Munger (Usignolo) è una autentica sorpresa per linea ci canto e per il giusto approccio alle spericolatezze vocali richieste dalla partitura.

Molto ben assortiti anche gli altri elementi del cast tra i quali mi sento di ricordare Tuomas Katajala (Sperabene), Cody Quattlebaum (Fidoamico) e Josef Wagner (Prometeo).

Buono l'apporto del coro diretto da Alessandro Zuppardo mentre veramente brutte le coreografie pensate da Pim Veulings.


Registrazione dal vivo del 27 gennaio 2022 - ★★★☆☆ 


Qui di seguito il link per vedere lo spettacolo (Arte Tv - fino al 04.02.23):

https://www.arte.tv/it/videos/106610-000-A/walter-braunfels-gli-uccelli/

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