A VIENNA (alla radio) PER IL PRIMO PETER... DI JONAS

Grazie alla trasmissione in diretta radiofonica del 29 gennaio scorso ho potuto ascoltare il capolavoro di Benjamin Britten Peter Grimes, allestito alla Staatsoper di Vienna con la regia di Kristine Mielitz e la direzione orchestrale di Simone Young. L'interesse maggiore però era per il debutto, nel ruolo del titolo, del tenorissimo dei giorni nostri Jonas Kaufmann.

Avendo ascoltato l'opera alla radio non posso parlare della parte scenica ma mi soffermerò su alcune considerazioni prettamente musicali.

Vorrei partire innanzitutto dalla concertazione di Simone Young, che non è alla prima esperienza con la partitura di Britten. Le intenzioni sono molto buone ma la resa è senza dubbio al di sotto delle aspettative: se gli intermezzi orchestrali esaltano la straordinaria forza, complessità e varietà della scrittura di Britten (veramente ben eseguiti) tale resa non si può dire per tutto il resto. La ritmica e l'accompagnamento non sembrano essere stati percepiti dai professori d'orchestra come parte fondamentale in questa composizione. In alcuni momenti sembrava ci fosse una resa sonora quasi svogliata. Peccato perché la tavolozza orchestrale scritta dal compositore inglese è di quanto più variegato ci si possa aspettare. Personalmente ricordo, senza andare tantissimi indietro negli anni, due produzioni (anch'esse ascoltate alla radio) che però rendono bene l'idea di come tra quelle e questa... ci sia un abisso. Mi riferisco all'edizione "ceciliana" diretta da Antonio Pappano e a quella scaligera diretta da Robin Ticciati. Pensando a quelle e ascoltando questa... si capisce che dell'acqua sotto i ponti ne deve ancora passare parecchia.

Ma veniamo alla parte vocale e a Jonas Kaufmann, che debuttava appunto nel ruolo del protagonista.

La sua voce ben si può adattare al personaggio di Peter Grimes ma, alla prova dei fatti, il risultato è abbastanza deludente. Pur nella consapevolezza dei suoi straordinari mezzi vocali il tenore tedesco non è un Grimes a tutto tondo: la ruvidezza, in alcuni momenti, della sua voce non si addicono al canto quasi declamato richiesto da Britten; se l'ovattatura del timbro ben si addice ad alcuni ruoli verdiani qui purtroppo risulta fuori luogo; si sente, anche solo all'ascolto, la grande sensibilità e cura con cui l'interprete si è addentrato nel personaggio... ma tutto questo non basta. Peccato perché le aspettative erano molto alte.

Chi non delude assolutamente le aspettative è Lise Davidsen che porta in scena una splendida Ellen Orford: la sua voce è sicurissima in tutti i registri, impressiona quando la corposità del timbro si allarga ma nello stesso tempo si fa apprezzare per il legato e la levità stessa. Sicuramente la vera protagonista vocale della serata.

Molto ben caratterizzato è il Balstrode di Bryb Terfel che convince e commuove allo stesso tempo. Ottima prova anche la sua.

I ruoli comprimari sono tutti nella sufficienza, chi più chi meno, anche se talvolta la pronuncia inglese tende a languire.

Buono ma non precisissimo, in alcuni momenti, il coro.


Diretta radiofonica (ORF1) del 29 gennaio 2022 - ★★★☆☆

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