A VIENNA (in streaming) PER LA MANON LESCAUT DI ASMIK GRIGORIAN

Lodi lodi lodi alla Wiener Staatsoper che continua nella meritoria opera di trasmettere in diretta alcune delle sue attuali produzioni in cartellone. Ieri sera è stata la volta della Manon Lescaut pucciniana nell'allestimento ormai storico (quasi 12 anni sono passati dal suo debutto) di Robert Carsen e con la direzione orchestrale di Francesco Ivan Ciampa.

Carsen è uno dei migliori registi degli ultimi vent'anni di sicuro (penso a Candide di Bernstein fino al recente Julius Caesar di Battistelli) ma, in questo allestimento, il voler attualizzare la vicenda delle vicende amorose tra Manon e il cavaliere Des Grieux non ha sicuramente giovato allo spettacolo. 

La scenografia praticamente fissa (curata da Anthony McDonald) ci porta in una galleria che può assomigliare a quelle che troviamo nelle stazioni della metropolitana, con negozi di vestiti da donna e un ingresso ad un hotel di lusso. In questo ambiente (così diverso dall'osteria e piazza di Amiens) girovagano donne che vanno a fare acquisti nelle boutiques di lusso, seguite da paparazzi che tendono ad immortalare ogni movimento di questa gente "per bene". Lo sguardo di Carsen pare rivolto soprattutto sul contesto nel quale la storia si svolge e non tanto all'interiorizzazione dei vari personaggi. Manon, in questo contesto, proprio non ci sta che sia promessa "ad un chiostro" e Geronte, invece di essere un vecchio, qui è un boss circondato da guardie del corpo, dedito alle mazzette, ai giochi loschi e alla prostituzione delle donne che riesce a procurarsi. Lescaut è uno scapestrato quasi sempre ubriaco che al vino però preferisce la birra. Des Grieux, che nel libretto originale ci viene mostrato come uno studente, non si capisce bene che cosa faccia se non disegnare in un piccolo block-notes le sembianze di Manon quando la vede per la prima volta.

Tante sono le cose che non combaciano tra musica-trama e quello che si vede in scena. Per esempio nel secondo atto è la stessa Manon che canta l'aria dei musici mentre il paparazzo Edmondo canta al posto del maestro di ballo non durante la prova del minuetto ma durante un serie di pose fotografiche di Manon. Nel terzo atto non c'è nessun accenno alla deportazione delle donne in America ma è lo stesso Geronte che organizza una sorta di sfilata delle "sue" donne da spedire nel "nuovo mondo" chissà per fare quale mestiere. Risulta imbarazzante, in questo contesto, ascoltare Des Grieux cantare "m'accettate qual mozzo...". L'ultimo atto poi (sempre problematico da mettere in scena) ci riporta a quella galleria di metropolitana dove si compie l'ultimo atto di vita da parte di Manon.

Le incongruenze durante tutta l'opera sono molte e non rendono certamente giustizia al grande capolavoro che è Manon Lescaut.

Se il versante visivo è abbastanza problematico bisogna dire che il lato musicale è senza dubbio migliore, con una punta vera di eccellenza.

Asmik Grigorian si sta dimostrando sempre di più, negli ultimi tempi, uno dei migliori soprani in circolazione. In questa produzione incarna in tutto e per tutto Manon: ogni gesto, ogni espressione, ogni piccolo dettaglio (i movimenti dei piedi o gli ammiccamenti) sono stupefacenti... tiene incollato lo spettatore su di sé. E anche dal punto di vista musicale la cantante lituana viene a capo in maniera ottimale della parte. La sua linea di canto è morbida il giusto, ogni registro è saldo e sicuro, i suoi acuti sono potenti e ben calibrati. Insomma... uno spettacolo ascoltarla e guardarla.

Brian Jagde è un buon Renato Des Grieux. L'impressione è un po' la stessa che ha dato qualche mese fa interpretando Maurizio nella Adriana Lecouvreur: le note ci sono tutte e apparentemente non sembrano esserci difficoltà nel cantarle... però tutta la sua linea di canto è monocorde. Non ci sono accenti, quasi sempre si sente cantare in mezzoforte o forte, morbidezza pari quasi a zero. Un peccato perché, se più curato, potrebbe essere un Des Grieux veramente di rilievo.

Boris Pinkhasovich è un convincente Lescaut: buona la linea di canto e una discreta presenza scenica.

Non entusiasma il Geronte di Artyom Wasnetsov, dalla linea vocale alquanto traballante e da una pronuncia italiana molto problematica.

Buono l'apporto vocale di Josh Lovell come Edmondo (che canta anche il ruolo del Maestro di ballo).

Veniamo ora alla concertazione di Francesco Ivan Ciampa che si dimostra ben salda e molto "italiana". Forse alcuni dettagli potrebbero essere più curati ma si sente come il direttore campano conosca a menadito la partitura: il suo accompagnamento ai cantanti è da manuale. Si sente come l'orchestra tenda a respirare assieme alle voci sul palcoscenico e, seppure ci si possano attendere alcuni slanci musicali meglio caratterizzati, siamo di fronte ad un'ottima direzione che ridà alla partitura quello che dal punto visivo viene tolto.

Sufficiente ma non entusiasmante l'apporto del coro della Staatsoper.


Diretta streaming del 7 febbraio 2022 - ★★★☆☆

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