A VIENNA (in streaming)... PER LE ANGOSCE DI LUCIA

La Staatsoper di Vienna prosegue la sua straordinaria opera di divulgazione, tramite lo streaming in diretta, di alcune delle più interessanti produzioni della sua stagione. Domenica sera si è avuta la possibilità di assistere, comodamente seduti sul divano di casa, alla Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti nella produzione con la regia di Laurent Pelly e la direzione musicale di Evelino Pidò.

Da subito bisogna rimarcare ancora una volta la qualità stratosferica delle riprese e si fatica sempre di più a capire come in Italia certe operazioni non siano possibili.

Tralasciando queste considerazioni… veniamo allo spettacolo.


Pelly ci porta una Scozia quasi indefinita, dove l’ambiente che fa da cornice a tutta la vicenda, è una landa desolata dove la fa da padrona la neve e il nulla. Il mondo della Lucia di Pelly è a tinte omogenee: bianco e nero. Solo nell’atto della pazzia arriva il colore rosso che campeggia in un lunghissimo tappeto e naturalmente nel vestito insanguinato della protagonista. Il palazzo degli Ashton è un palazzone simil industriale e decadente. Qui i personaggi si muovono vestiti con abiti sostanzialmente senza tempo ma dove predominano cappotti e guanti di lana. Lucia fin da subito pare una fanciulla piena di ingenuità mentre gli uomini che le stanno attorno sembrano volerla “muovere” a loro piacimento. La recitazione che il regista francese concepisce è comunque sobria e non va a togliere nulla a quello che la musica descrive. A mio parere non una produzione memorabile ma comunque molto aderente alla partitura donizettiana.


Evelino Pidò in questo repertorio belcantistico è sicuramente una garanzia (io personalmente lo ricordo tanti anni fa in una Sonnambula a Rovigo bellissima) e il risultato è sicuramente di livello. L’orchestra suona “assieme” ai cantanti… ma il suo non è un puro e semplice accompagnamento: ogni respiro è calibrato, i tempi sono sempre adeguati alle difficoltà. La tinta cupa è predominante anche se la luce, in alcuni momenti, riesce a sentirsi. Veramente una bella concertazione quella di Pidò, che si affida a quasi tutti le aperture dell’edizione critica, lasciando anche il giusto spazio ai cantanti che non lesinano acuti e bei portamenti. Altro merito del direttore italiano è quello di avere optato, nella scena della pazzia, per l’utilizzo della glassarmonica, che il suo timbro “lunare” che ha duettato in maniera stupefacente con Lisette Oropesa.


E partiamo proprio dalla protagonista, ormai diventata una delle Lucie di riferimento di questi anni. La cantante statunitense di origini cubane offre una prestazione maiuscola. La sua voce si adegua alle richieste della partitura e in ogni registro è sempre ben portata. Gli acuti sono limpidi, ben centrati, mai sforzati così come allo stesso tempo anche il registro centrale non risulta mai ingrossato. Una prova di livello che ha avuto, come è ovvio, il suo apice nella grande scena della pazzia.


Benjamin Bernheim è un ottimo Edgardo che con la Oropesa forma una coppia ideale. La voce del cantante francese è duttile e benissimo si adatta al ruolo. Apparentemente non ha difficoltà in questo ruolo e riesce a domare anche i momenti più impervi. Bello il suo duetto del primo atto così come benissimo eseguita è stata tutta la scena finale.


George Petean è un Enrico di assoluto rilievo. Anche lui pare non avere difficoltà apparenti nell’affrontare il ruolo e non lesina durante la recita ottimi acuti centrati e sonori. Se un piccolissimo appunto gli si può fare… in alcuni momenti risulta “freddino” ma questo è assolutamente un parere personale che non va a inficiare una prova di tutto rispetto.

Roberto Tagliavini è un ottimo Raimondo così come se la cava bene anche Josh Lovell nel ruolo tutt’altro che semplice di Arturo.

Buoni anche Hiroshi Amako (Normanno) e Patricia Nolz (Alisa).


Bene ma non benissimo il coro della Staatsoper che in alcuni momenti non era precisissimo e in sintonia piena con quanto accadeva in buca.

 

Diretta streaming del 24 aprile 2022  – ★★★★☆

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