A FIRENZE (via radio) PER LA DOPPIA INAUGURAZIONE DEL MAGGIO
L’edizione numero 83 del Maggio Musicale Fiorentino riesce ad andare in scena con il pubblico in presenza. E grazie alle frequenze di Radiotre Rai il pubblico italiano ed estero può essere virtualmente presente.
Doppia inaugurazione tra il 26 e il 27 aprile con un concerto e un’opera
lirica, come da tradizione del festival.
Lunedì 26 protagonista è stato Daniele Gatti che ha diretto l’Orchestra e
il Coro del Maggio in un programma totalmente dedicato ad Igor Stravinskij, in
omaggio al 50° anniversario della sua morte: insieme alla notissima Sinfonia
di salmi per coro e orchestra è stata eseguita anche la meno nota Sinfonia
in do.
La composizione orchestrale/corale parte dall’ispirazione religiosa
arrivando ad una spiritualità tutta stravinskijana, profonda e ancestrale. Il
secondo brano in programma, che può essere ricompreso nel “periodo neoclassico”
del compositore, è pieno di riferimenti al Sei-Settecento, naturalmente rivisti
da un ripensamento e da un gusto tutto “novecentesco”.
Daniele Gatti dirige entrambi i lavori con precisione, slancio e grande
intensità (soprattutto la Sinfonia di salmi, supportato da una buona
prova del coro diretto da Lorenzo Fratini). Ottima la resa orchestrale dei
professori del Maggio che seguono il direttore milanese in maniera efficiente.
La sera successiva si alza il sipario sull’opera: Adriana Lecouvreur
di Francesco Cilea.
Avendo ascoltato l’opera alla radio non parlerò dello spettacolo firmato
da Frederic Wake-Walker ma alcune considerazioni le posso fare sul vero
protagonista, a mio parere, della serata: Daniel Harding. Il direttore inglese
è ritornato a pieno regime alla direzione (dopo l’anno sabbatico dedicato alle
sue passioni extra-musicali) e nell’affrontare la partitura di Cilea riesce a
renderci una Adriana sicuramente particolare. Grande attenzione la sua
alle pastosità orchestrali, giovato in questo dalla vena sinfonica delle
melodie. Tempi abbastanza dilatati ma sempre sostenuti, buon accompagnamento
delle voci. La sua direzione ci offre un primo atto abbastanza languido ma poi
nel corso della recita si sente sempre più la sua mano, portandoci ad un terzo
(bellissimi i ballabili) e quarto atto oserei dire esemplari, per quanto
riguarda la concertazione.
Il cast, nel complesso, è abbastanza omogeneo con interpreti più
convincenti ed altri un po’ meno.
Maria José Siri è una Adriana dagli acuti ben portati e squillanti il
giusto, il colore della sua linea di canto è bello anche se in alcuni momenti
sembra esserci un tantino di freddezza. Non azzeccatissimo (almeno alla radio è
risultata abbastanza dura la pronuncia) il monologo ma nel complesso ci lascia
una buona prestazione.
Martin Muehle è un Maurizio discreto, molto muscoloso e poco avvezzo ai
colori. Nicola Alaimo è un buon Michonnet anche se in altre occasioni è apparso
più pungente nel ruolo. Interessante la
Principessa di Ksenia Dudnikova che parte un po’ sfasata per trovare nel corso
della recita la migliore prestazione. Molto buoni i ruoli comprimari sui quali
spiccano Alessandro Spina (Principe) e Paolo Antognetti (Abate).
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