LA BOHEME... E QUELLA LACRIMUCCIA CHE SEMPRE SCENDE!!!


Apertura di stagione del Teatro Comunale di Modena nel segno della migliore tradizione. Titolo inaugurale infatti è La boheme di Giacomo Puccini, che torna sul palcoscenico emiliano in una nuova produzione con la regia di Leo Nucci ed un cast di giovani cantanti.
Pensare a Boheme e a Modena non può che far venire in mente il “grande” Luciano Pavarotti, legato a doppia mandata al titolo pucciniano e al teatro della sua città che da qualche hanno ha preso proprio il suo nome.


Si diceva di una Boheme tradizionale in quanto a scene e costumi, ma nello stesso tempo godibile grazie alle accortezze messe in scena da Nucci che trova nei giovani cantanti a disposizione dei buonissimi interpreti. Non si vede nulla di particolare in scena, non ci sono stravolgimenti ma nello stesso tempo, pur vedendo un’ambientazione che molto ha preso da Zeffirelli, non sembra di vedere “polvere” in scena. Forse un po’ statica la scena del Caffè Momus, iniziata con una piccola chicca… il valzer di Musetta suonato da una fisarmonica, ma nel complesso uno spettacolo che fila via abbastanza liscio, a parte i tre lunghi intervalli tra gli atti.


La parte musicale è nel complesso molto buona.
La direzione orchestrale è affidata ad Aldo Sisillo che riesce ad ottenere bei suoni dall’Orchestra Filarmonica Italiana. I tempi sono quelli giusti e gli appoggi sui cantanti, in alcuni momenti specifici, aiutano questi ultimi ad affrontare le parti più difficili della partitura.


I due protagonisti sono Maria Teresa Leva (Mimì) e Matteo Desole (Rodolfo). Il soprano calabrese è dotato di un bellissimo timbro che la porta ad affrontare la parte della “gaia fioraia” in maniera molto consapevole: dopo un inizio abbastanza debole si è sciolta con il proseguire dell’opera dando al pubblico un “Donde lieta uscì” nonché un duetto finale veramente emozionanti e convincenti. Il tenore sardo è dotato di un timbro naturale veramente bello, ideale per un ruolo come quello di Rodolfo, ed esprime i suoi mezzi senza risparmiarsi nel primo atto (con una “Gelida manina” cantata veramente bene) e proseguendo per tutta la recita con un canto curato, abbastanza ricco di armonici e filati. Carriera sicura per questo ragazzo se continuerà su questa strada.


Sorpresa positiva il Marcello del coreano Carlo Seo che tratteggia vocalmente un pittore dall’ottima pronuncia e dal bellissimo timbro.
Interessantissima anche la Musetta di Lucrezia Drei, che canta in maniera spigliata e coerente con il dettato pucciniano.
Altra sorpresa positiva è il Colline del giovanissimo Maharram Huseynov, completamente dentro la parte del filosofo spiantato e che lascia al pubblico una “Vecchia zimarra” da applausi.
Un po’ deludente invece lo Schaunard di Fellipe Oliveira che, soprattutto nel primo atto, ha cantato sicuramente non al pieno delle possibilità.
Buoni i ruoli comprimari e discreto l’apporto del Coro Lirico di Modena e delle voci bianche, con una menzione però per il piccolo solista del “voglio la tromba e il cavallin”.
Menzione particolare invece per la Fondazione Teatro Comunale di Modena che ha scelto la messa in onda in streaming dello spettacolo dando così la possibilità a molti di godere di una bella Boheme che alla fine, come da prassi, fa sempre scendere qualche lacrimuccia.

Qui di seguito il link per poter guardare lo spettacolo:

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