METTI UNA SERA CON DON CARLO... A MADRID

Il Teatro Real di Madrid ha inaugurato la sua nuova stagione con uno dei massimi capolavori di Giuseppe Verdi, Don Carlo, proposto nella versione italiana in cinque atti andata in scena a Modena nel 1886.
Senza dubbio nella versione milanese in quattro atti l’azione è condensata e forse più stringente ma la versione ascoltata nel teatro madrileno dimostra ancora una volta in più, se ce ne fosse bisogno, a quali vette il compositore di Roncole è arrivato.
Peccato che l’aspetto visivo non abbia soddisfatto appieno la straordinarietà dell’opera.


La regia di David McVicar, supportata dalle scene di Robert Jones, ambienta l’intero svolgersi dell’opera (da Fontainebleau fino all’ultimo atto) in una opprimente struttura di mattoni a faccia vista (che mi ha riportato alla mente alcune versioni dell’Elektra straussiana). Forse una scenografia di questo genere, praticamente sempre uguale, se non qualche elemento nuovo qua e là, non giova sicuramente allo scorrere dell’azione. Tanto più nella versione in cinque atti dove ben diversa è l’atmosfera del primo atto rispetto a quella che permea gli atti successivi. Da contraltare alle scene invece sono molto belli ed azzeccati i costumi (d’epoca) di Brigitte Raiffenstuel. Buona la recitazione dei vari personaggi che fa comprendere a tutti, anche i meno avvezzi all’opera, lo svolgersi sia dell’azione che del tormento interiore di tutti loro (e questo ci dice come McVicar sappia, in fondo, fare il suo mestiere). Unico appunto al di fuori della tradizione da parte della regia è l’uccisione finale di Don Carlo che non viene, come prescritto dal libretto, trascinato via dal fantasma di Carlo V (che qui poi non si vede affatto ma si sente solo come voce fuori scena).


La parte musicale si avvale dell’ottima concertazione di Nicola Luisotti, che tiene ben salde le ottime masse artistiche del teatro spagnolo. Il suo Don Carlo fila liscio dall’inizio alla fine senza scuotimenti, con un’ottima scelta di tempi (solo un po’ troppo lento, a mio avviso, il motivo dell’auto da fè), e un supporto straordinario ai cantanti.


L’intera compagnia di canto (si tratta del secondo cast di questa produzione) cerca di dare il meglio di sé. A mio avviso veri mattatori della serata sono Simone Piazzola, che si conferma nel ruolo di Rodrigo come uno dei migliori baritoni dell’ultima generazione e Michele Pertusi, vecchio lupo da palcoscenico, che ci mostra un Filippo II quanto mai introverso e malinconico. Andrea Carè, nel ruolo del titolo, ha una bella voce di tenore eroico e porta a termine la recita senza grandi problemi (a parte un paio di acuti non calibratissimi) ma la sua interpretazione potrebbe giocarsi un po’ di più sulle mezze voci e qui è emblematico il duetto finale con Elisabetta (bene interpretata da Ainhoa Arteta, anche se non particolarmente coinvolgente a mio avviso) dove la fatica di cantare piano note abbastanza acute si è sentita tutta. Molto interessante l’Eboli di Silvia Tro Santafè, capace di un “O don fatal” veramente bello e coinvolgente. Molto bene, nella parte del grande inquisitore Rafal Siwek. Buoni tutti i ruoli comprimari.

Di seguito il link per poter seguire la recita del 28/09/2019:
https://www.youtube.com/watch?v=Vjx_PaiPFD4

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