MARIOTTI E IL SUO IDOMENEO... CHAPEAU
Con la mente ancora ferma allo splendido Idomeneo
salisburghese di Currentzis ho ascoltato, purtroppo solo alla radio, il titolo
mozartiano nell’esecuzione che ancora in questi giorni sta calcando le scene
del Teatro dell’Opera di Roma. Le mie impressioni quindi sull’Idomeneo
romano si riferiranno solamente alla parte musicale, consapevole che un regista
importante come Robert Carsen avrà sicuramente dato una sua specifica impronta
di pari passo con la esecuzione musicale.
Mariotti è attorniato, nel complesso, da una buonissima
compagnia di canto capitanata dal tenore statunitense Charles Workman (che io
ricordo all’inizio di carriera nel Ferrando di Abbado a Ferrara e
successivamente in vari ruoli rossiniani a Pesaro) che con il suo timbro molto
particolare ci dona un Idomeneo di alto profilo, molto solido sia nei momenti
drammatici che in quelli dove è richiesta agilità di emissione.
Il tenore Joel Prieto impersona un accurato e intenso
Idamante (nella versione viennese il ruolo è sostenuto da un tenore e non da un
castrato-mezzosoprano), avvalendosi di una voce chiara ma dal bello slancio
giovanile.
Rosa Feola è una splendida Ilia che trova nell’aria “Padre,
germani, addio” (a mio modesto avviso) forse il momento musicalmente più
intenso ed emozionante della serata.
Interessante l’Elettra di Miah Persson che punta molto (e il
personaggio lo richiede) sulla forza della sua voce accompagnata alle tante
agilità. Forse però alla fine risulta di uno scalino più basso rispetto agli
altri protagonisti.
Buonissimi i comprimari Alessandro Luciano (Arbace), Liver
Johnston (Gran Sacerdote) e Andrii Ganchuck (Voce).
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