UN SIR DI CAUDORE... STANCO STANCO


Scrivere del Macbeth verdiano, della complessità dei suoi personaggi, della sua drammaturgia è impresa sempre abbastanza ardua perché tanti devono essere i tasselli bisognosi di giusto incastro per la buona riuscita dell’opera.


Ho guardato e ascoltato lo streaming dell’opera trasmessa in diretta dalla Staatsoper di Vienna, incuriosito in primis dal cast, in particolare Placido Domingo, nel ruolo del titolo. Il grande artista spagnolo, a 78 anni suonati, è uno dei pochi che ancora calca le scene, avendo fatto la scelta di abbandonare il registro tenorile per quello baritonale. Lo smalto, pur smembrato inevitabilmente dall’età e dalla lunghissima carriera, è ancora quello di tenore ma in questa occasione (diversamente da altre) ho visto un Domingo notevolmente in difficoltà. In alcuni momenti del primo atto mi ha fatto veramente tenerezza anche se, a dirla tutta, forse è arrivato anche per lui il momento di prendere una decisione sul suo futuro artistico.
L’inizio dell’opera per Domingo sembra sempre in rincorsa, mai giusto con i tempi del direttore, aggrappato al suggeritore, in palese difficoltà. Poi nel corso della rappresentazione si riprende e arriva al finale con una buona prestazione. I tanti applausi credo siano più per il grande artista che è stato che per la prestazione della serata.
Forse alla prestazione non ha giovato anche la compagna…


Tatiana Serjan, che ricordo in molte produzioni verdiane assieme a Riccardo Muti, è in alcuni momenti imbarazzante da udire. La pronuncia è al limite della comprensibilità e la voce ormai si basa su un buon registro centrale ma che nel complesso non raggiunge il peso specifico di cui abbisogna una parte “monstre” come quella della Lady.
Buono invece (anche se con due interpreti principali migliori forse avrebbe sfigurato) il Banco del basso Ryan Speedo Green che porta a casa una recita accurata. Stesso risultato finale anche per il tenore Jinxu Xiahou nel ruolo di Macduff.   


La direzione d’orchestra di Giampaolo Bisanti ha puntato su accenti che dal mezzo forte tendevano al forte e tralasciando, a volte, alcune finezze di cui l’orchestrazione di Verdi è disseminata. A riprova di questo il concertato finale del primo atto nel quale addirittura Domingo e Serjan nemmeno si sentivano. Nel complesso però una discreta direzione, fatta di tempi giusti e ben calibrati, ma mal supportati dal cast e dal coro (quest’ultimo, nel primo atto soprattutto, a tratti veramente imbarazzante).


Lo spettacolo, non nuovo a Vienna, è del regista Christian Rath ed ambienta l’intera opera in una sorta di grande bunker, dalle grigie pareti, all’interno del quale si aggirano militari in divisa mentre le streghe sono abbigliate con soprabiti oversize e lunghe parrucche bianche e l'unico lampo di colore è fornito dai costumi rosso sangue indossati da Lady Macbeth. La regia, pur non convenzionale, è legata bene alla musica, alla quale non toglie niente. Forse però con un cast migliore ne avrebbe sicuramente giovato.

Di seguito il link per vedere lo spettacolo:

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