A MILANO (alla radio) PER UN ELISIR... DAI POCHI EFFETTI BENEFICI
I grandi capolavori del teatro musicale sono spesso i più difficili da mettere in scena e da cantare… e la conferma si è avuta ieri sera all’ascolto, grazie alla diretta radiofonica di Radio3, de L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti dal Teatro alla Scala di Milano.
Avendo ascoltato l’opera alla radio mi soffermerò solo sull’aspetto
musicale, ricordando che l’allestimento è quello ormai storico con le scene e costumi
di Tullio Pericoli e la regia di Grischa Asagaroff.
La direzione musicale è affidata al giovane Michele Gamba, reduce dal bel
successo ottenuto in Madina di Fabio Vacchi lo scorso mese sempre sul
palcoscenico del Piermarini e che nel prossimo futuro affronterà, sempre a
Milano, il Rigoletto verdiano con la nuova messa in scena di Mario
Martone. La sua concertazione non entusiasma, anche considerando il fatto di
quanto lui stesso ha affermato nell’intervallo dell’opera: la direzione è molto
pesante, che procede a strattoni con una predilezione per i tempi abbastanza
veloci. Questo ci può stare ma in vari momenti dell’opera cantanti e coro hanno
fatto fatica a mantenere il ritmo imposto dalla bacchetta del maestro originario
di san Donà di Piave. Pare quasi che si voglia strafare… mentre i momenti più
belli sono senza dubbio quelli in cui la vena melodica si insinua e lascia
scorrere la musica senza imprimere particolari accelerazioni. Il controllo tra
buca e palcoscenico, come già rimarcato, non sembra sempre congruo e all’ascolto
radiofonico questo risulta forse anche troppo rimarcato. Direzione da rivedere
quella di Gamba che ha sicuramente il tempo davanti per affinarla, anche
considerando il fatto che lui stesso aveva diretto, sempre alla Scala, la
ripresa dello stesso allestimento due anni fa.
La compagnia di canto sulla carta è sicuramente interessante e cerca di
esprimersi al meglio delle possibilità.
Benedetta Torre debutta alla Scala (sostituendo una indisposta Aida
Garifullina) affrontando con il giusto stile e piglio il ruolo di Adina. La voce
sovrasta senza problemi il tessuto orchestrale (abbastanza carico, per la
verità) e si ascoltano giuste tinte per un personaggio tutt’altro che semplice
da eseguire. Qualche piccolissima difficoltà nel finale del duetto con Dulcamara
non vanno ad inficiare una prova più che positiva.
Davide Luciano è un ottimo Belcore, personaggio questo certe volte poco
valorizzato e che spesso si tende a rendere anche troppo grottesco, cosa che vocalmente
Luciano non fa cercando, anzi, di esaltare la vena melodica.
Giulio Mastrototaro è un buon Dulcamara che però non scalda
particolarmente lo spettatore. Sicuramente migliore il suo secondo atto, con il
grande duetto con Adina, rispetto ad una prima parte non particolarmente
esaltante.
Molto buona la Giannetta di Francesca Pia Vitale.
Il Nemorino di Paolo Fanale è ingiudicabile, non tanto per la prestazione
de “Una furtiva lagrima”, al termine della quale è stato subissato da una marea
di contestazioni, ma tutta la serata è stata abbondantemente sotto il livello
della sufficienza. Fin dall’ingresso con “Quanto è bella, quanto è cara” è
perso in grande difficoltà, non riuscendo a tenere la linea del canto e
spingendo in maniera fuori luogo quando si doveva andare a prendere note alte.
Spero sia stata una serata storta… che può capitare a chiunque ma che purtroppo
rimarrà un po’ nella memoria.
Nel complesso in questo Elisir sembrano più le intenzioni ad
essere andate in porto rispetto alla vera e propria esecuzione… speriamo nelle
repliche si possa assestare il tutto.
Diretta radiofonica del 9 novembre 2021 – 🌟🌟
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