Le opere dimenticate... "NOZZE ISTRIANE" di A. SMAREGLIA

Prosegue la mia personale esplorazione di opere del repertorio italiano dimenticate troppo spesso dai teatri.
Oggi vi voglio parlare di Nozze istriane, a mio avviso il miglior lavoro del compositore Antonio Smareglia, nativo proprio dell’Istria, nello specifico di Pola.
Questo compositore molto poco considerato anche dalla critica del suo tempo nasce nel 1854 e produrrà, intorno alla fine del secolo, alcuni lavori molto interessanti che vedono l’influenza della cultura mitteleuropea, austro-ungarica soprattutto anche con qualche venatura di wagnerismo.


L’opera si apre con un temporale in musica che minaccia la cittadina di Dignano d’Istria e già quest’atmosfera (che a me ricorda un po’ le atmosfere cupe dell’Olandese wagneriano) ci prepara e preannuncia il dramma dei protagonisti Marussa e Lorenzo.
Proprio l’amore dei due protagonisti sarà macchiato dal colore del sangue in quanto il padre di Marussa, Menico, vuole che la figlia sposi Nicola, un buon partito, disposto a rinunciare alla dote.
L’orchestra la fa sicuramente da padrona (e in questo è aiutata dalla splendida vena melodico-compositiva di Smareglia): si passa dai timbri oserei dire pastorali a quelli tipicamente folkloristici, dai lampi alla preghiera di Marussa dell’atto finale fino al duello mortale. E’ un mondo in bianco e nero quello che Smareglia ci descrive, con la piazza del paesino di Dignano che, in parte, pare assomigliare alla piazza di Soelden della Wally di Catalani e in questo quadro Marussa e Lorenzo si scambiano il pegno d’amore (il duetto tra soprano e tenore del primo atto è un vero e proprio gioiello).


Il padre di lei vede tutto, interviene e decide di vendicarsi. Con l’aiuto di Biagio prepara un piano diabolico: trova il dono di Lorenzo che sua figlia aveva nascosto ai piedi della statuetta della Madonna, incarica una povera ed ingenua venditrice di fragole slava di restituirlo al giovane, facendogli così credere nella fine dell’amore con la ragazza. Lorenzo cade nella trappola e a sua volta rimanda a Marussa il pegno da lei donatogli. Questa volta è la ragazza a pensare di essere stata lasciata dall’amato e di conseguenza acconsente di sposare l’uomo proposto dal padre. Il giorno delle nozze si verrà a scoprire la verità, giungendo al fatidico duello che vedrà la morte dello sfortunato Lorenzo.


Io la vedo un po’ come una Cavalleria rusticana del nord-est (echi veristi si possono ritrovare in numerosi momenti della composizione)… e non a caso Smareglia proprio per quest’opera incontrò i favori di Giacomo Puccini e Franz Lehar che addirittura ne curò una trascrizione per pianoforte.
Quest’opera è stata eseguita qualche volta a Trieste e niente più. Un vero peccato… perché merita molta più diffusione.
Ditemi comunque le vostre impressioni…

https://www.youtube.com/watch?v=ac5hc_pkGr8

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