A FIRENZE (via streaming) PER LE VICENDE DI LINDA
Quando si parla di Donizetti subito si pensa a Lucia, Don Pasquale oppure ai melodrammi con protagoniste le “regine”… ma poco o pochissimo si pensa a Linda di Chamounix. La ragione me la spiego , in parte: io la trovo un’opera incompleta ma con pagine di una bellezza e di una difficoltà di esecuzione da far tremare gola e bacchetta a cantanti e direttori. Inoltre la sua vicenda, che racchiude in sé aspetti melanconici con aspetti, oserei dire, grotteschi non aiuta.
Fatto sta che però Linda di Chamounix, pur essendo poco
rappresentata, si erge come una delle massime espressioni di Donizetti. Bene
quindi ha fatto il Teatro del Maggio a riscoprirla (anche se per ora la si può
gustare solo in streaming) e a proporla al pubblico, puntando su un cast molto
ben assortito.
La direzione dei complessi del Maggio è affidata al giovane maestro
milanese Michele Gamba che concerta con gusto e bel gesto una partitura tutt’altro
che semplice e scontata. Riesce ad ottenere belle sonorità dall’orchestra così
come accompagna, senza mai calcare la mano, i cantanti. Unico neo, a mio
avviso, della sua direzione è l’omissione della sinfonia iniziale, scritta da
Donizetti in fretta nelle ore precedenti la prima a Vienna.
Il cast messo insieme dalla direzione artistica del teatro è, sulla
carta, tra i migliori attualmente possibili.
Jessica Pratt ha tutte le caratteristiche per essere una grande Linda.
Nel primo atto è però molto restìa, forse presa dall’emozione e dalla consapevolezza
di dover affrontare una parte monstre: si sente nella sua voce una certa
tensione e non viene eseguita al meglio (pur senza difetti apparenti) “O luce
di quest’anima”. Nel secondo e terzo atto però emergono le splendide doti della
Pratt con i suoi ottimi legati, i sovracuti cristallini e ben appoggiati. Nel
complesso una buonissima prova che, se supportata da un primo atto migliore,
sarebbe stata eccellente.
Francesco Demuro tratteggia un ottimo Carlo, dal legato perfetto e dalla
musicalità della voce, oserei dire, sublime. Benissimo eseguita la romanza “Se
tanto in ira agl’uomini” così come il finale dell’opera (quella del
ridestamento di Linda) che ha evidenti echi belliniani.
Straordinario il Pierotto impersonato da Teresa Iervolino così come
ottimo risulta il Prefetto impersonato da Michele Pertusi. Molto interessanti l’Antonio
di Vittorio Prato (pur con qualche vibrato di troppo) e la Maddalena di Marina
De Liso. Non entusiasma (anche se canta molto correttamente) il Marchese di
Fabio Capitanucci.
L’allestimento scenico di Luigi Perego è abbastanza funzionale, anche se
visivamente non bellissimo, mentre la regia di Cesare Lievi si limita ad
assecondare le note del libretto senza metterci niente di particolare.
Buono il coro preparato da Lorenzo Fratini.
Complessivamente… una bella serata per un’opera che si spera di rivedere con più frequenza nei nostri teatri.
Una recensione come avrei, ops ho fatto io. Sono molto d'accordo con te tranne per la Jessica che non si è così, straordinariamente, ripresa e lo spettacolo che poteva osare di più, in tutti i sensi.
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