A PIACENZA (via streaming) PER PUCCINI... E IL SUO DANTESCO SCHICCHI
Anno dantesco il 2021… e quindi prepariamoci a parecchie edizioni di Gianni Schicchi, capolavoro pucciniano che ben si adatta (anche in questi tempi di pandemia) alla programmazione teatrale vista la mancanza del coro e la durata di un’oretta.
Naturalmente l’opera in un atto su libretto di Giovacchino
Forzano avrebbe la sua piena consistenza al termine del Trittico (e quindi seguendo Il
tabarro e Suor Angelica) ma anche
da sola ha intatte il suo fascino e le sue peculiarità. Se poi un regista che
sa il fatto suo non si azzarda in grandi iperboli e segue abbastanza fedelmente
quello che il libretto prevede, aggiungendo i giusti accorgimenti che vanno
bene ai nostri tempi ecco che allora lo spettacolo è ben servito. E questo è
successo ieri sera a Piacenza dove è andato in scena appunto il Gianni Schicchi di Giacomo Puccini con
la pertinente regia di Renato Bonajuto, coadiuvato dalle scene di Artemio
Cabassi. I personaggi si muovono bene sul largo palcoscenico piacentino (anche
per via delle regole anti-Covid) e non oltrepassano mai il senso del grottesco
che purtroppo si nasconde dietro l’angolo quando si parla di Schicchi.
Partendo dall’aspetto visivo passiamo poi all’aspetto musicale
che è sicuramente interessante.
Il cast è capitanato dal pertinente Schicchi di Roberto De
Candia: ottimo il suo approccio, la sua linea di canto ben si adatta alla
figura che deve impersonare. Una prova molto positiva che sicuramente potrà
essere ripetuta nel futuro.
Ottima la Lauretta di Giuliana Gianfaldoni che in questi
mesi di pandemia ha ulteriormente progredito dopo l’ottimo esordio dell’agosto
2019 al ROF nei panni di Corinna nel Viaggio
a Reims (ottima Zaide mozartiana a Como solo per ricordare una delle ultime
performance). La sua Lauretta non è una bambina ingenua ma anzi consapevole di
quello che vuole da Rinuccio e da suo padre. Ottima la sua esecuzione di “O mio
babbino caro” che, invece del silenzio, avrebbe meritato tanti applausi.
Molto interessante anche il Rinuccio di Matteo Desole,
ascoltato poco più di un anno fa a Modena come Rodolfo nella Boheme. Qui il tenore sardo si sente
maturato, sciolto, ben timbrato, con l’acuto facile. Veramente bella la sua
prova.
Per la riuscita di Schicchi
però non bastano i protagonisti… ma c’è il bisogno che tutti i comprimari “remino”
dalla stessa parte. E qui, sinceramente, pare che la barca vada proprio in
quella direzione. Tutti bravi i restanti cantanti di cui voglio ricordare in
particolar modo Valeria Tornatore (Zita) e Mattia Denti (Simone).
La direzione orchestrale è affidata a Massimiliano
Stefanelli che guida l’Orchestra Filarmonica Italiana. La sua concertazione è
abbastanza pertinente: riesce ad ottenere buone sonorità dall’orchestra che non
ha sicuramente una pastosità d’assieme originalissima. Una pecca, a mio avviso,
che però si propone per quasi tutta la recita è la scelta dei tempi, certe
volte molto lenti e slegati anche dal contesto “drammaturgico”.
Pur con queste ultime piccole perplessità… una
piacevolissima serata, nel segno di Puccini e di Dante (celebrato prima dell’opera
con la declamazione di una parte del canto XXX dell’Inferno dove il Sommo Poeta
ci parla proprio di Gianni Schicchi).
Qui di seguito i link per poter vedere lo spettacolo:
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