A SALISBURGO (in streaming)... PER IL DON GIOVANNI PENSATO DALLA COPPIA CURRENTZIS/CASTELLUCCI

Tra tutti i festival musicali estivi in giro per il mondo sicuramente la voce grossa lo fa ogni anno il Festival di Salisburgo, che quest’anno recupera l’edizione n. 100.

Uno degli spettacoli di punta (che proprio lo scorso anno doveva debuttare) è la messa di Don Giovanni con la regia di Romeo Castellucci (che a Salisburgo ha allestito qualche anno fa una interessante Salome) e la direzione di Teodor Currentzis.

Partiamo dalla parte visiva dello spettacolo.


La scena, durante l’ouverture, rappresenta una chiesa barocca che piano piano viene completamente spogliata di tutti gli arredi (banchi, quadri, tabernacolo ed infine crocifisso) rimanendo solo un ambiente vuoto bianchissimo. Ammetto che vedendo lo scenario non poteva non venirmi in mente l’interno della bianca Kollegienkirke (che tra l’altro si trova di fronte alla casa natale di Mozart in Universitatplatz a Salisburgo) ed allora i ricordi salisburghesi hanno avuto la meglio e forse mi hanno fatto apprezzare poco quello che sul palcoscenico succedeva.

Credo che l’intenzione di Castellucci, presentandoci un ambiente così lindo e spoglio, fosse quella di acuire ai massimi sistemi il “mito” del seduttore femminile, agitato dai propri istinti, rispetto ai dettami della dottrina cristiana. Fatto sta che poi tutta l’opera è densa di situazioni alquanto paradossali: un’auto di lusso precipita letteralmente sul palco, così come un pianoforte o una carrozza; tanti palloni da basket rotolano di qua e di la; un materasso portato avanti e indietro come fosse un indumento; nudi femminili; animali in scena (dei bellissimi barboncini); tante… tantissime comparse nel secondo atto; nudo integrale del protagonista durante la sua morte e discesa agli inferi che lo porta a diventare una statua di gesso bianco (simili ai calchi degli abitanti sopraffatti dall’eruzione del Vesuvio a Pompei).

Alcuni momenti sono sicuramente di effetto, come per esempio l’aria del secondo atto di Donna Anna, ma la resa finale “agli occhi miei” è stata abbastanza deludente.

Naturalmente parte di quello che si vede… è condizionato da ciò che si sente.


Currentzis dirige un’ottima musicAeterna Orchestra ma, a mio parere, non coglie nel pieno l’essenza di Don Giovanni: in alcuni frangenti pare di ascoltare (per ritmo, pregnanza e colore) un’opera buffa mentre il capolavoro mozartiano vive sempre in quel limbo eterno da gioia e tristezza. Personalmente concordo con coloro che ritengono quest’opera un trionfo di chiaro-scuri che guardano alle atmosfere notturne oppure crepuscolari. I tempi che Currentzis stacca sono per lo più abbastanza veloci nei numeri musicali ma sono lentissimi (con pause quasi imbarazzanti dovute ai piccolissimi cambi di ambientazione) i recitativi: l’opera in questa maniera viene a durare quasi mezz’ora più del normale. Altra pecca a mio parere è quella di far cantare nel finale “Questo è il fin di chi fa mal” il coro al posto dei sei cantanti. Nel complesso sentiamo un Don Giovanni vivace, aggressivo, seduttore sì… ma a cui mancano delle sfaccettature fondamentali.

La compagnia di canto è ben amalgamata, con una buonissima qualità generale, anche se non tutti rendono al meglio.


La parte maschile della compagnia è dominata dallo splendido Don Ottavio di Michael Spyres: ogni nota, ogni accento, ogni scalata al basso e all’alto del pentagramma sono una meraviglia. Prestazione superba la sua, offuscata dal trattamento che ne fa Castellucci del suo personaggio, che in alcuni casi sfiora il ridicolo.

Vito Priante è un Leporello vocalmente da antologia: fresco, giovanile non solo nel timbro, ottimamente inserito nel contesto registico.


Davide Luciano rende onore alla particolare vocalità di Don Giovanni: nessuna nota è fuori posto, la linea di canto è ben calibrata sia nei momenti di concitazione sia in quelli più delicati (all’inizio del secondo atto canta con un filo di voce “Deh vieni alla finestra”).


Nadezhda Pavlova è una buona Donna Anna: le note ci sono tutte, le agilità sono affrontate con la dovuta perizia, il peso vocale è apprezzabile. Purtroppo il timbro di voce è bruttino, molto nasale, e questo va ad inficiare una prestazione buona sicuramente, ma non memorabile.

Chi canta veramente bene è Federica Lombardi che affronta con piglio e ottima resa vocale il pericoloso ruolo di Donna Elvira. Ci sono momenti veramente belli e alcune delle sue aria (in primis “Mi tradì quell’alma ingrata”) sono piccole perle.

David Steffens e Anna Lucia Richter sono i giovani sposini Masetto e Zerlina: buona la loro prestazione. Interessante anche il Commendatore di Mika Kares che però non convince a pieno.



Diretta streaming del 7 agosto 2021 - 🌟🌟🌟

 

Qui di seguito il link per vedere lo spettacolo:

https://www.arte.tv/it/videos/105066-000-A/il-don-giovanni-di-mozart/

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