A VERONA (in tv)... PER I PAGLIACCI DI FELLINIANA MEMORIA
Seconda trasmissione televisiva del dittico verista che ha inaugurato la stagione lirica 2021 della Fondazione Arena di Verona. Ieri sera è stata la volta di Pagliacci di Ruggero Leoncavallo con la direzione (la stessa della Cavalleria di Mascagni) di Marco Armiliato ed un cast internazionale.
L’allestimento scenico è dedicato a Federico Fellini (non a caso le
video-proiezioni si aprono proprio sulla facciata dello Studio 5 di Cinecittà
per poi proseguire con locandine di film e tanti coloratissimi disegni/bozzetti
dello stesso regista) e sul grande palcoscenico areniano si muovono un po’
tutti i grandi personaggi nati dall’estro del grandissimo regista: si notano
alcuni personaggi interpretati da Giulietta Masina oltre allo Sceicco bianco ed
altri protagonisti di tanti film. Sostanzialmente il libretto è seguito
abbastanza alla lettera, senza grandi stravolgimenti, e questo giova allo
spettacolo che si fa guardare senza problemi (forse la visione televisiva
toglie un po’ alla resa complessiva).
Marco Armiliato dirige i complessi della Fondazione e, rispetto all’esecuzione
di Cavalleria rusticana, riesce nel complesso ad ottenere maggiore
amalgama e più precisione. I tempi che stacca sono sempre abbastanza lenti ma
la pastosità dell’orchestra qui è appropriata. Non una concertazione da
ricordare… ma buona routine.
Yusif Eyvazov è un buon Canio anche se qui si sente una mastodontica
differenza di approccio del cantante azero rispetto alla sua ultima fatica
areniana (il Calaf di Turandot): è ormai risaputo che il suo timbro è
tutt’altro che bello ma negli anni, con preparazioni specifiche, è riuscito
dove “madre natura” non lo ha aiutato. Qui purtroppo non siamo di fronte ad una
buona prova… anche se le note ci sono tutte. Il suo canto è troppo sforzato, in
alcuni frangenti ingolato mentre è inesistente la ricerca di sfumature, per un
personaggio che è difficile da cantare ma anche da rendere scenicamente.
Le cose vanno un po’ meglio con la Nedda di Marina Rebeka, anche se il
personaggio non è completamente centrato dal soprano lettone. La voce è come
sempre molto bella ma qui c’è qualcosa che non va, non riesce a dare quel
calore e quella fisicità che il personaggio richiederebbe. Buona la sua
interpretazione di “Stridono lassù” mentre scialbo il suo duetto con Silvio: nel
complesso una Nedda sufficiente ma che non entusiasma.
Amartuvshin Enkhbat è un Tonio giocato tutto sulla melodiosità della sua
linea di canto: ottima la sua pronuncia e veramente bello il prologo. Buona la
parte iniziale dell’opera mentre risulta un po’ meno incisivo nel momento della
commedia. Nel complesso però una buona prestazione la sua.
Buoni ma non entusiasmano particolarmente Mario Cassi (Silvio) e Riccardo
Rados (Peppe). Funzionali nei due ruoli di contorno Max René Cosotti e Dario
Giorgelè (contadini).
Buono l’apporto sia del coro che delle voci bianche anche se la posizione
laterale rispetto al palcoscenico non li aiuta di certo.
Spettacolo registrato il 25 giugno 2021 - 🌟🌟
Qui di seguito il link per vedere lo spettacolo:
Sostanzialmente d' accordo: Eyvazov è stato del tutto insufficiente soprattutto dal lato interpretativo vocale, ma anche scenico. Enkhbat ha confermato una ottima impostazione vocale, risultando il migliore della serata. Concordo perfettamente per Rebeka, mentre ho trovato Cassi appena sufficiente.
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