A VERONA... PER LA "PRINCIPESSA DI GELO" DI ANNUSKA

L’Arena di Verona, per una sera, torna agli antichi splendori con Turandot

Serata fresca quella di ieri che ha visto sul palco dell’anfiteatro di Piazza Bra andare in scena l’ultima fatica di Giacomo Puccini in un nuovo allestimento (curato dalla Fondazione con l’importante contributo video del team D-Wok) e con un cast d’eccezione capitanato dalla star Anna Netrebko. L’ansia per lo spettacolo (e soprattutto per ascoltare la “Principessa di gelo” della grande diva) è stata tanta perché intorno alle 19 un violentissimo temporale ha letteralmente “inondato” Verona che fortunatamente si è sfogato fino a mezz’ora prima dell’inizio.


L’impianto scenico è composto, oltre dai 400 mq. di schermi sui quali si dipanano gli affascinanti video, da tre pedane rotonde in proscenio oltre alla classica struttura fatta da scale che, in parte, ricorda l’ingresso della Città proibita di Pechino. In scena ci sono solo figuranti e ballerini mentre il coro è posizionato sulle gradinate laterali al palcoscenico così come il coro di voci bianche. I costumi sono belli e ben si adattano ai video mentre i movimenti delle masse artistiche sono molto standard… nulla di trascendentale ma, nel complesso, un bello spettacolo. Questo porta inevitabilmente ad una considerazione: certe volte, senza strafare, si possono fare spettacoli d’opera interessanti alla vista che rispecchiano fedelmente quello che il libretto prescrive e ci riconciliano con la tradizione.

In questo contesto scenico inevitabilmente la musica assume ancora di più un aspetto preponderante.


Jader Bignamini è un ottimo direttore e nel complesso lo dimostra anche in questa occasione. Le difficoltà a cui è costretto ad imbattersi sono tante, prima fra tutte il distanziamento tra orchestrali e coro, così come il coordinamento con le voci bianche e la banda interna. Il maestro cremasco ne viene a capo abbastanza bene, riuscendo a mantenere un buon rapporto buca/palcoscenico. L’orchestra non tende mai a sovrastare le voci, anche nei momenti di massima grandezza: questo è un bene perché le voci sono accompagnate in maniera perfetta (certe volte forse anche un po’ troppo assecondate nelle loro esigenze) e visivamente è straordinario vedere come gli sguardi di cantanti e direttore si cerchino e respirino praticamente insieme. L’orchestra risponde bene alle sollecitazioni del direttore ed è protagonista di una buonissima prova, anche se qualche sbavatura soprattutto tra le file degli ottoni ogni tanto si sente. Quello che piace molto della direzione di Bignamini è, non tanto la grandiosità della resa, quanto i momenti più intimi e lirici: momento sublime sopra tutti è sicuramente l’aria finale di Liù e il successivo coro “funebre”… da pelle d’oca.

Veniamo ora ai cantanti…


Anna Netrebko è una Turandot sontuosa, dalla voce calda e tagliente il giusto. Si sente che questo personaggio l’ha preparato con cura perché ogni sfumatura, ogni accento, ogni pianissimo (e in Arena questi sono dettagli molto difficili da rendere) così come ogni acuto sono calibratissimi. È una vera gioia all’ascolto, in un personaggio tra i più difficili da cantare.


Yusif Eyvazov è un ottimo Calaf che ben si adatta alla “competizione” tutta in famiglia con la Netrebko. Come si sa il tenore azero è dotato di un timbro tutt’altro che bello ma che col tempo riesce sempre di più a calibrare. La sua voce riesce bene a “bucare” l’immensità dell’anfiteatro e si impone per la grande tenuta, la sicurezza degli acuti e la prestanza anche fisica del suo personaggio. Se un appunto si può fare al tenore è quello di allargare forse un po’ troppo le note assecondato in questo da rallentamenti musicale forse anche oltre il lecito. Sono però piccoli appunti di una prova veramente bella, coronata da un’ottima esecuzione di “Nessun dorma”.


Ruth Iniesta è una Liù che mette sul piatto la morbidezza della sua voce… e in questo è il giusto contraltare rispetto alla potenza della Turandot della Netrebko. Il soprano spagnolo si esalta nei momenti lirici e malinconici con un bellissimo “Signore ascolta” e un “Tu che di gel sei cinta” veramente ben eseguito.

Riccardo Fassi lascia una buonissima impressione come Timur così come sono ben assortiti i tre “ministri del boia” Alexey Lavrov, Francesco Pittari e Marcello Nardis.


Buono il Mandarino di Viktor Shevchenko mentre il Principe di Persia è cantato da Riccardo Rados.

Menzione speciale per quello straordinario artista che è Carlo Bosi: è un Altoum che definire di lusso è niente rispetto alla vera grandezza di questo tenore.

Al termine della recita grandissimi applausi per tutti e punte di entusiasmo per la coppia Netrebko/Eyvazov.


Recita del 1 agosto 2021 - 🌟🌟🌟🌟




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