A GENOVA... UN BARBIERE UN PO' RETRO'


Ogni volta che si ascolta il Barbiere di Siviglia di Rossini… non si può che chiudere la giornata in allegria, anche a dispetto della più o meno buona resa.
La stagione del Teatro Carlo Felice di Genova prosegue con il capolavoro di Rossini, portato in scena nell’allestimento “storico” con la regia di Filippo Crivelli, le scene di Emanuele Luzzati e i costumi di Santuzza Calì. L’allestimento, pur se datato ormai, mantiene ancora il suo fascino con le scene tradizionalissime ma veramente belle di Luzzati ed una regia, quella di Crivelli, sempre attenta alla musica. C’è però da chiedersi se alcuni atteggiamenti dei cantanti, forse un po’ troppo sopra le righe (in fondo non siamo in una farsa!), sono da addebitarsi al regista o a libere interpretazioni degli stessi. Fatto sta che lo spettacolo fila bene, soprattutto nel secondo atto, e al giorno d’oggi è ancora un gran bel vedere.


L’aspetto musicale lo dividerei in due: concertazione e interpreti. Partirei dalla prima che ha visto impegnato in buca il maestro Alvise Casellati. La sua concezione del Barbiere è sicuramente un po’ retrò se non addirittura antifilologica. L’orchestra in molti momenti suona troppo pesante, come se si stesse interpretando il Guglielmo Tell, per non contare i tanti squilibri tra buca e palcoscenico dovuti in primis ad una scelta di tempi alquanto bizzarra. Direzione a mio avviso da rivedere, anche per via della scelta di tagliare qua e là parti bellissime dell’opera, prima fra tutte l’aria “Cessa di più resistere”.


Note più liete dal cast vocale che però inevitabilmente sconta l’adeguamento alla concezione musicale del direttore. In primis Alessandro Luongo, che canta veramente bene il ruolo di Figaro. Le note ci sono tutte, la spigliatezza anche, il “phisique du role” altrettanto… la sua linea di canto è morbida e mai sforzata. Insomma un gran bel Figaro.
René Barbera si fa valere nella parte di Almaviva (peccato non averlo sentito nell’aria che precede il finale) con una voce abbastanza squillante e ben modulata.


Annalisa Stroppa ci porta una Rosina veramente azzeccata, forse un po’ troppo caricaturale nel primo atto, ma godibilissima. Tutto il suo secondo atto è un piacere all’ascolto dopo un primo più giocato sull’interpretazione attoriale e quindi con un canto risultato in secondo piano.
Paolo Bordogna esegue un Don Bartolo veramente spigliato. Molto buona la sua prestazione, arricchita da una mimica da attore consumato.


Giorgio Giuseppini ci consegna un discreto don Basilio, così come Roberto Maietta un buon Fiorello. Menzione particolare invece per la giovanissima Simona Di Capua che ha affrontato in maniera consona il ruolo di Berta.  


Di seguito il link per vedere l'opera:
https://www.facebook.com/StreamingTeatroCarloFelice/videos/584809848974143/

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