IL FALSTAFF DI SALSI... BUONA LA PRIMA
L’interesse della nuova produzione di Falstaff al
Teatro Municipale di Piacenza era dovuta ad una serie di fattori. Primo fra
tutti il debutto nel ruolo del titolo di Luca Salsi, reduce dalla Tosca
scaligera e da un 2019 particolarmente impegnativo, coronato anche dal debutto
nel Simon Boccanegra salisburghese. Inoltre ci si aspettava molto dalla regia
del giovane Leonardo Lidi, reduce da alcune ottime produzioni teatrali. Altra
chicca che prefigurava una bella serata è l’intero cast quasi completamente
italiano.
Alcuni dettagli sull’impostazione registica di Lidi. Tutto
fila liscio, l’ambientazione (scene di Emanuele Sinisi) è molto minimale e si
avvale di bei fondali oltre ad una piattaforma nella quale di svolgono le scene
dell’Osteria della Giarrettiera. Unico elemento quasi ricorrente in tutta l’opera
è un enorme trono ligneo, forse a retaggio dei bei tempi di Falstaff che
ritornerà più volte durante l’azione. I costumi sono classici ma ben fatti e
congeniati da Valeria Donata Bettella. La regia sembra molto attenta alla
partitura e a non intralciare l’azione che verdi dettaglia al massimo. Non ci
sono trovate folli, non c’è niente di particolarmente esaltante ma lo
spettacolo passa abbastanza bene, non fosse per i troppi interventi dei mimi
che certe volte rischiano di distogliere l’attenzione rispetto all’azione.
Quindi, alla fine, niente di stratosferico… ma uno spettacolo che si guarda
senza rimanerne né affascinato ma neanche schifato.
Veniamo alla parte musicale.
Luca Salsi debutta nel migliore dei modi come Falstaff.
Certo il suo Sir John ha una baldanza abbastanza giovanile che sicuramente
maturerà con gli anni, ma la sua ottima linea di canto, la morbidezza del
timbro nonché la sicurezza e fierezza di ogni nota cantata ne rendono già la
grande nobiltà di questo personaggio. Non ci sono vocine strozzate, tutto è
molto bello, levigato… insomma a me è piaciuto proprio.
I comprimari che lo attorniano sono nel complesso molto
validi, con alcune punte di eccellenza.
Vladimir Stoyanov rende molto bene il
personaggio di Ford, anche la sua linea di canto è tipicamente verdiana (a mio
avviso è stato e ancora lo è un cantante poco valorizzato dalle grandi
fondazioni liriche) e ci lascia una nobilissima “E’ sogno? O realtà” che in
parte ci fa scoprire alcuni aspetti di quest’aria meno leggeri del solito.
Molto interessante il Fenton di Marco Ciaponi che ben mette
in evidenza la sua bella linea di canto e il suo timbro.
Bravi anche il Dottor Cajus di Luca Casalini, il Bardolfo di
Marcello Nardis e il Pistola di Graziano Dallavalle.
Per quanto riguarda il versante femminile grandissima prestazione,
a mio parere, di Giuliana Gianfaldoni che ci lascia una Nannetta strepitosa e liricissima,
che corona la sua prestazione con una emozionante Canzone delle Fate.
Elegantissima l’Alice di Serena Gamberoni che fa un’ottima
coppia con Stoyanov.
Un po’ sotto le aspettative la Quickly di Rossana Rinaldi e
la Meg di Florentina Soare.
Non mi ha particolarmente entusiasmato la direzione d’orchestra
di Jordi Bernàcer che sembra più guardare al tempo e alla coesione
buca-palcoscenico ma non scava abbastanza in una partitura che è un autentico
gioiello. Forse la parte migliore della sua concertazione è il secondo quadro
del terzo atto, quando lascia i tempi movimentati e si lascia trasportare dal
lirismo del momento.
Buono il Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto da
Corrado Casati.
Ecco il link per vedere lo spettacolo:
https://www.youtube.com/watch?v=yjsllm1Hsu4
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