AD AMBURGO UN FALSTAFF INNOVATIVO... ANZI BANALE!!!

Quando leggo le locandine degli spettacoli e alla voce regia c’è scritto Calixto Bieito… so che quello che vedrò può procurarmi due reazioni: mi può piacere o assolutamente disgustare. Il suo nuovo allestimento di Falstaff alla Staatsoper di Amburgo si mette in mezzo a queste due tipologie, nel senso che l’ho trovato… banale.


L’azione è trasportata “naturalmente” ai giorni nostri e luogo focale della vicenda è il pub "The Boars Head". Lì vive Falstaff e lì, seduto su una poltrona che rimarrà in scena per i primi due atti si siede, sorseggiando ostriche di fronte alla locanda, poi all’interno di essa cucina non si sa che porcheria nel colloquio con Quickly. Il palcoscenico di Susanne Gschwender ruota e mostra i vari lati dell’edificio che contiene il pub. L’edificio nel corso dell’opera perde le pareti, a mano a mano che la storia prosegue, tutto diventa trasparente. Nel pub a due piani senza pareti Bieito mette in scena azioni parallele, come quella dell’atto sessuale tra Nannetta e Fenton nel secondo atto (altro che bacio dietro al separé!!!). Certo gli artisti recitano veramente bene ma alcune trovate sono di cattivo gusto (vedi la scena del cesto: Falstaff non entra in quello ma la caduta nel Tamigi viene proposta con una colata sul protagonista di un secchio pieno di escrementi) così come alcune situazioni che tolgono alla musica il primato. Troppe cose ci sono nello spettacolo, e questo voler mettere “di tutto e di più” rende, alla fine, la resa… banale!!! Nel libretto e nella partitura ci sta scritto tutto… si può trasporre l’azione quando e dove si vuole ma alla fine, se si fa la scelta di Bieito non si porta nulla di nuovo, anzi!

Dal punto di vista musicale le cose vanno decisamente meglio, almeno per una parte della compagnia.


Ambrogio Maestri lega inesorabilmente da ormai vent’anni il suo destino artistico al personaggio di Sir John Falstaff. E Maestri ha Falstaff nella voce, nelle corde, nella recitazione, nelle parole… insomma è Falstaff a tutto tondo. Scenicamente è credibilissimo, anche nel ruolo tutt’altro che facile imposto da Bieito e per me rimane uno dei Falstaff di riferimento di questi anni 2000.


I cantanti che attorniano Maestri non sono, a mio avviso, tutti all’altezza. Sicuramente sono più interessanti le interpreti femminili rispetto agli uomini. Vera rivelazione è la Nannetta di Elbenita Kajtazi che canta benissimo e ci lascia una splendida canzone delle fate. Interessante scenicamente, e un po’ meno vocalmente, l’Alice di Maija Kovalevska così come non sfigura la voce brunita di Nadezhda Karyazina (Quickly). Discreta la Meg di Ida Aldrian.
Nel ruolo di Fenton canta Markus Brück che però soddisfa molto poco l’orecchio, tendendo tante volte a parlare più che a cantare. Discreto il Fenton di Oleksiy Palchykov, costretto per parecchio tempo a cantare vestito solo di calze e mutande. Vocalmente quasi inascoltabili gli altri ruoli maschili.


Di contraltare alle voci, non tutte in palla, buona la direzione orchestrale affidata ad Axel Kober che tratteggia una concertazione fatta di tempi giusti e bei colori.

Di seguito il link dove poter veder l'opera:
https://www.arte.tv/de/videos/093509-000-A/falstaff-von-giuseppe-verdi/

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