A AIX-EN-PROVENCE (in streaming)... PER VEDERE L'EFFETTO DEL FILTRO AL DUO ISOLDE/TRISTAN
Il titolo, forse, di punta dell’edizione 2021 del Festival di Aix-en-Provence è Tristan und Isolde di Richard Wagner, curato da Simon Rattle per la parte musicale e da Simon Stone per la parte registica, assieme ad un cast sulla carta molto promettente.
Parto innanzitutto da quello che si è visto sullo schermo, per poi
soffermarmi sulla parte strettamente musicale.
Simon Stone è stato personalmente da me apprezzato per la realizzazione,
tutt’altro che tradizionale ma consona a musica e libretto, della Traviata
verdiana a Parigi e Vienna. Il suo approccio al Tristan risulta questa
volta abbastanza problematico in quanto quello che si vede in scena appare, per
lo più, totalmente distante rispetto al libretto e alla concezione stessa di
Wagner.
Il primo atto si svolge in un attico di una famiglia dell’alta borghesia
di oggi e si apre, sulle note del famoso preludio, con una cena alla quale
partecipano sostanzialmente tutti i protagonisti della vicenda. Tristan e
Isolde non si capisce bene se siano amanti oppure marito e moglie… io azzardo la
seconda ipotesi (anche pensando a ciò che succede negli atti seguenti). Sembra
che Isolde sia un po’ fuori dalla realtà e che i sogni divengano poi effettivamente
reali: forse a questo servono i filtri della fedele Brangane, che li conserva
in una sgargiante scatola di scarpe da tennis. Il lungo duetto finale con
Tristan pare sospeso tra realtà e idealizzazione… e alla fine ti lascia un po’
perplesso. Ma questo non è nulla: il secondo atto si svolge in un ufficio nel
quale Isolde sembra una delle responsabili. Al suo interno si svolge l’incontro
d’amore con Tristan, quadruplicato da altrettante controfigure di amanti
(giovani e meno giovani) che non fanno che riempire la scena senza un vero senso
logico. Marke, a vederlo, sembra il marito di Isolde e Melot il figlio degli
stessi. Al termine lo stesso Melot aggredisce Tristan con un taglierino e lì di
ferma l’atto. Il terzo atto è completamente ambientato in un vagone della
metropolitana parigina: qui Isolde, Tristan, Kurwenal, Melot e il pastore
stanno andando da una fermata all’altra quando Melot pugnala una seconda volta
Tristan e poi, assieme alla “madre” Isolde, scende dal vagone. La “vita” sul
vagone prosegue, con persone che salgono e scendono, fino a che Tristan muore e
Isolde canta il suo “Mild und leise” che si chiude con la sua uscita di scena di
nuovo insieme a Melot (rinato) dopo aver ridato l’anello a Tristan, rinato
anche lui.
Alla fine pare che Stone si sia fatto prendere la mano e non sia riuscito
a venirne a capo della vicenda creando sostanzialmente una storia alternativa
che ha come sottofondo musicale la partitura wagneriana. Peccato… l’operazione
è completamente errata e, credo, che questa messa in scena non sarà ricordata
per niente. Le doti di Simon Stone sono ampie… ma qui ha sbagliato
completamente l’approccio.
La parte musicale è tutta un’altra cosa.
Simon Rattle dirige splendidamente un’ottima London Symphony Orchestra e
rende, qui sì come si deve, la straordinaria partitura wagneriana. La sua è una
direzione che chiede all’orchestra pastosità che tendono alla trasparenza
(evitando il rischio di una sonorità troppo magmatica) e questo giova alla
precisione di tutti gli orchestrali e alle tinte che si ottengono. Era da un po’
di tempo che non mi emozionava il Tristan così come ha fatto questo
diretto da Rattle.
La compagnia di canto a disposizione è composta, sulla carta, da ottimi
interpreti che, chi più chi meno, onorano al meglio delle loro possibilità lo
spettacolo.
Nina Stemme è una Isolde solidissima, dotata di voce ferma e carisma
invidiabile. Tutta la linea di canto del primo atto è un piacere all’ascolto,
qualche piccola indecisione nello splendido duetto del secondo atto e qualche
fatica di troppo nel terzo atto. Chiude comunque con una bella e “sofferta”
interpretazione di “Mild und leise” confermandosi una delle migliori Isotte
degli ultimi vent’anni.
Stuart Skelton è un buon Tristan: dotato di una voce dal timbro non
particolarmente seducente, affronta con il giusto piglio i primi due atti
mentre mostra chiari segni di stanchezza nel terzo. Nel complesso una prova
sufficiente.
Molto interessante il Marke di Franz-Joseph Selig che, anche se la sua
vocalità non è più quella di qualche anno fa oltre ad essere bistrattato come
personaggio dal regista, ci lascia una interpretazione intensa.
Molto bene anche la Brangane in stile punk di Jamie Bartoné e benissimo
(per me il più bravo del cast) il Kurwenal di Josef Wagner.
Degni di lode però anche gli interpreti degli altri ruoli: Dominic Sedgwick
(Melot), Linard Vrielink (Giovane marinaio / Pastore) e Ivan Thirion (Pilota).
Di seguito il link per vedere lo spettacolo:
https://www.arte.tv/fr/videos/103071-000-A/richard-wagner-tristan-et-isolde/
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