A MILANO (in TV)... PER LE TURCHERIE ROSSINIANE

 Il Teatro alla Scala chiude il suo trittico autunnale dedicato al genio di Gioachino Rossini proponendo, dopo Italiana e Barbiere, il nuovo allestimento de Il turco in Italia con la regia di Roberto Andò e la direzione orchestrale di Diego Fasolis.

Lo spettacolo lo si può considerare “nuovo” in quanto era andato in scena, nel febbraio 2020, per una sola recita e poi era stato cancellato a causa delle chiusure dovute alla pandemia. Ora i teatri hanno riaperto, con addirittura capienza al 100%, e quindi è data la possibilità al pubblico di poter ritornare a godersi in sicurezza gli spettacoli proposti non solo nel massimo teatro italiano ma, speriamo, anche in quelli di provincia.

Torniamo però al Turco e in primis alla regia di Andò, ripresa per l’occasione da Emmanuelle Bastet, che ci riporta alla tradizione con garbo e sobrietà, senza strafare e senza troppi ammiccamenti alla farsa (cosa che può spesso capitare con quest’opera). Il suo spettacolo fila via liscio e ci presenta il poeta Prosdocimo come vero e proprio tessitore di trama e storie: lui ci presenta i vari personaggi (che arrivano in scena da botole sotterranee) e muove i fili dell’azione durante tutto lo spettacolo. I movimenti delle masse artistiche sono abbastanza congeniali rispetto a quanto prescrive il libretto e l’impianto scenico di Gianni Carluccio, dominato nel fondo del palcoscenico da un mare blu solcato dalle onde, è funzionale e ben realizzato, così come i costumi di foggia ottocentesca disegnati da Nanà Cecchi.

Se lo spettacolo corre senza intoppi lo si deve senza dubbio anche ai cantanti che si muovono molto molto bene in scena.


Vera protagonista della serata è, a mio parere, Rosa Feola che inanella un gran prova al suo debutto come Fiorilla: il suo personaggio è credibilissimo, donna risoluta che sa quello che vuole, civettuola il giusto ma mai sopra le righe. Dal punto di vista vocale la Feola riesce ad esprimersi ottimamente, supportata da una linea di canto molto melodiosa, da acuti precisi e sempre armoniosi. Punta di tutta la sua prestazione, a mio avviso, l’aria del secondo atto che strappa applausi. Nel complesso… eccellente.


Non sullo stesso piano della Feola purtroppo è il Selim di Erwin Schrott: vocalmente è abbastanza monocorde e non entusiasma anche la sua dizione. Personalmente non mi aveva entusiasmato qualche mese fa nei panni del Pharaon nel Moise pesarese e la stessa impressione ne ho avuto adesso. Scenicamente è molto ben caratterizzato ma la prova vocale risulta ben al di sotto rispetto a quella attoriale.


Molto bene si comporta Giulio Mastronotaro nel ruolo di Don Geronio, dalla bella voce e dai giusti armonici, a suo agio anche nei momenti concitati e con le frasi scioglilingua.

Bella prova anche quella di Alessio Arduini come Prosdocimo, a suo agio con un ruolo tutt’altro che semplice da rendere sai vocalmente che scenicamente.

Antonino Siragusa, nel ruolo di Don Narciso, si dimostra ancora una volta una sicurezza assoluta in questo ruolo: voce lucente, armoniosa e ben proiettata in alto.

Molto bene anche Laura Verrecchia (Zaida) e Manuel Amati (Albazar).


Diego Fasolis dirige con un discreto piglio l’orchestra scaligera che lo segue con apprezzabile precisione. Lo dico fuori dai denti, l’esecuzione della sinfonia mi ha lasciato molto perplesso: troppo ridondante e pesante e forse eccessivo l’uso del fortepiano. La sua direzione filologica si è poi dipanata, durante il corso dello spettacolo, in maniera più fluida, sostenendo ottimamente le voci e lasciandosi andare ad una scelta di tempi congrua ma ben differenziata. Un Rossini abbastanza baroccheggiante (lo ammetto… non mi aveva entusiasmato anche la sua direzione filologica del Barbiere a Lugano) ma comunque coerente.

 

Diretta televisiva del 13 ottobre 2021 – 🌟🌟🌟

 

Ecco il link per poter vedere lo spettacolo (RaiPlay):

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