A WEXFORD (in streaming)... PER L'INAGURAZIONE DEL FESTIVAL 2021

L’edizione 2021 del brioso Wexford Festival Opera si è aperta quest’anno con la messa in scena di una delle opere meno eseguite di Alfredo Catalani, Edmea, andata in scena per la prima volta alla Scala il 27 febbraio del 1886.

Questa la trama, per chi non conoscesse questo lavoro del compositore di Lucca.


Il conte Oberto è in procinto di partire; Edmea, sua segreta amante, giura, pena la morte, di essergli fedele. Il conte padre però, che sospetta dell’illecita relazione e la osteggia (Edmea non è nobile), unisce la fanciulla in matrimonio al servo Ulmo, che l’ama teneramente. Edmea, impazzita per il dolore, gira per i villaggi con Ulmo, che si spaccia per suo fratello. Giunti in una taverna, i due si uniscono a Fritz, il capo di una banda di giullari attesi per una festa al castello del conte. Qui Oberto, che non ha mai dimenticato la fanciulla, vive in un’inconsolabile tristezza. Sopraggiungono i giullari, tra i quali Edmea: Oberto scorge l’amata ma questa, pur sentendosi attratta da lui, non riesce a scuotersi dal suo torpore. Mentre tutti si ritirano con l’animo turbato, Oberto chiama per nome la giovane, che improvvisamente ritorna in sé. Edmea è ritornata alla vita di sempre con l’uomo che ama, ma il ritorno della lucidità porta con sé il ricordo delle nozze con Ulmo. Oberto, appresa ogni cosa, vorrebbe vendicarsi uccidendo entrambi, ma sopraggiunge lo stesso Ulmo, che si è colpito a morte per ridare la libertà a Edmea. Mentre si leva un coro in onore del generoso Ulmo, tutti, commossi, auspicano che in futuro Edmea e Oberto possano finalmente celebrare le loro nozze.


Per mettere in scena queste vicende non particolarmente complessa la regista Julia Burbach sceglie di guardare tutta la trama sostanzialmente dal punto di vista di Edmea, vedendo gli eventi sotto l’aspetto psicologico introspettivo della protagonista e non solo come mera narrazione. La chiave registica si basa quindi sul guardare gli eventi per mezzo della mente e della follia di Edmea. A questo approccio si possono riallacciare le scenografie che, nel primo atto soprattutto, tendono a darci una sorta di doppia dimensione dove nel primo piano è ambientata la realtà e nel piano terra (ambiente uguale ma completamente ribaltato dalla testa ai piedi) si muovono invece le ombre e le oppressioni della mente di Edmea. Nel secondo atto si tenta, a mio avviso, una ulteriore esplorazione del subconscio della protagonista ma le intenzioni sembrano fermarsi ad un passo dalla meta e la cosa risulta incompiuta. Nel terzo atto poi si ritorna alla doppia ambientazione in cui stavolta l’azione si svolge completamente nella stanza capovolta, quasi a dirci come il ritorno della ragione non sia effettivamente il riscatto pieno di Edmea.

Insomma una messa in scena interessante da vedere ma che non coglie a pieno quelle che paiono essere le vere intenzioni della regia.


L’aspetto musicale è sostanzialmente in linea con quello visivo: molte buone intenzioni non proprio andate a buon fine.

Francesco Ciluffo dirige con piglio un’orchestra che, seppur a ranghi ridotti, risulta in alcuni momenti abbastanza roboante e anche abbastanza pesante. Molto bene il terzo atto. Un aspetto che si fa apprezzare della concertazione è quella di sostenere con giusti equilibri i cantanti che si trovano a dover affrontare scritture tutt’altro che semplici.


Anne-Sophie Duprels tratteggia una discreta Edmea che, dopo un primo atto abbastanza difficoltoso (timbro non particolarmente bello e salita agli acuti in alcuni momenti problematica) riesce a districarsi con mestiere nel secondo atto, lasciandoci poi un finale d’opera ben eseguito (sia la sua aria “O bel sogno d’amor” che il duetto con Oberto).

Luciano Ganci si pone come un Oberto abbastanza in linea con la Duprels: la parte è molto complicata da cantare, con alcuni momenti che mettono in seria difficoltà l’interprete (su tutte alcune note acute sul finire della sua aria del secondo atto “Forse in quell’astro pallido”). Nel complesso Ganci si fa apprezzare per la sua interessante linea di canto che però non riesce ad esprimere al meglio puntando più sui forti piuttosto che sulle mezzevoci.

Leon Kim, nel ruolo di Ulmo, è sicuramente il migliore del cast: la sua autentica voce baritonale ci riporta alla tradizione e ci fa godere di una interpretazione appassionata e molto lirica.

Sufficiente ma nulla più Ivan Shcherbatykh nel ruolo del conte di Leitmeritz mentre si fa apprezzare la verve di Conor Prendiville che ben caratterizza il ruolo del giullare Fritz.

 

Diretta streaming del 22 ottobre 2021 – 🌟🌟

 

Ecco il link per poter vedere lo spettacolo (Arte TV – visibile fino al 22.10.2022):

https://www.arte.tv/it/videos/104562-000-A/alfredo-catalani-edmea/

Commenti

  1. Ti apprezzo molto per la tua esposizione linguistica molto chiara e da ciò che leggo intuisco che sei un ottimo intenditore di opere liriche, sempre molto attento, particolareggiato e mai di parte!
    Le tue recensioni mi piacciono.
    Grazie di cuore!
    Cordiali saluti.
    Margherita Pastore

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    1. Grazie!!!
      Cerco solo di condividere la mia grande passione!!!

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