A STOCCOLMA (in streaming)... PER L'ULTIMA OPERA DI CAJKOVSKIJ

Proposta interessantissima quella fatta al pubblico dall’Opera Reale Svedese di Stoccolma che nei giorni scorsi ha messo in scena Iolanta, l’ultima opera composta da Cajkovskij e che, forse, è una delle composizioni del maestro russo meno eseguite in assoluto.

Fu eseguita per la prima volta al Teatro Marinskij di San Pietroburgo il 6 dicembre 1892 in coppia con il suo Schiaccianoci, balletto che lo stesso Cajkovskij aveva musicato proprio durante la gestazione di Iolanta.

Il soggetto dell’opera è abbastanza semplice.


Iolanta, la figlia del re di Provenza René, è cieca. Ma per volere del padre non sa della sua menomazione: vive in un castello circondato da alte mura e con un meraviglioso giardino, è accudita da tre ancelle e dal marito di una di loro, Bertramo. Nessuno di loro parla mai di colori o di qualsiasi altra cosa che possa far sospettare alla ragazza di essere menomata. Ma re René continua a sperare che Iolanta possa guarire: solo allora potrà conoscere il suo promesso sposo: Robert, il duca di Borgogna. Il medico mauritano Ebn-Hakia comunica al re che la figlia potrà recuperare la vista solo se sentirà prepotentemente la volontà di guarire: quindi deve essere informata della sua condizione. Ma il re preferisce non farla soffrire e tace. Nei pressi del castello è giunto Robert, il promesso sposo, accompagnato da Goffredo Vaudemont. Robert è alla ricerca di Iolanta, ma è innamorato di Matilde. Vaudemont si introduce nel castello dopo aver visto Iolanta addormentata. Il giovane, affascinato, spiega a Iolanta la sua reale condizione e la ragazza vuole vedere la luce. Arriva il re e condanna a morte Vaudemont per aver raccontato la verità alla figlia. Iolanta vuole salvarlo e vedere. Il re confessa a Vaudemont che la sua condanna è solo uno stratagemma per spingere Iolanta a guarire. La ragazza vede finalmente la luce, Robert viene sciolto dalla sua promessa e Iolanta può sposare Vaudemont.

Il clima fiabesco di cui è intessuta l’intera composizione è lasciato in disparte dalla regia di Sergey Novikov che ambienta l’opera in un giardino moderno dove si aggirano uno stuolo di ragazze che sono intente a farsi video e selfie con gli smartphone (con i video poi trasmessi da una serie di televisori ai lati del proscenio), personaggi vestiti non si sa in che stile e una Iolanta cieca forse nell’anima ma che si muove indisturbata per il palcoscenico. Sinceramente tutta la regia è incomprensibile ma, nello stesso tempo, ha un pregio: non disturba più di tanto e così ci si può soffermare attentamente nell’ascolto.


La partitura non è certo il capolavoro di Cajkovskij ma in essa si possono cogliere alcuni momenti che guardano al suo “grande passato” di compositore così come si possono sentire alcuni accenni che guardano alle atmosfere francesi di Massenet. John Fiore dirige con diligenza e nulla più la buona Orchestra stabile dell’Opera Reale Svedese: la sua è una concertazione per lo più monocorde, nella quale pare ci sia l’attenzione in primis a portare a casa la serata. Minimi gli accenni a cercare un qualche colore e una qualche atmosfera che non vada oltre una buona lettura.

I cantanti si attestano tutti su una buona qualità complessiva.


Olga Shchelgova è una Iolanta interessante, dalla voce abbastanza scura che tende a diradarsi e a diventare abbastanza stridula negli acuti. Nel complesso però è convincente.

Molto a suo agio è Igor Morozov che, nel ruolo di Vaudémont, risulta il più convincente dell’intero cast: voce corposa e ben sostenuta, dagli acuti ben eseguiti.


Stanislav Shvets è musicalmente un buon René, Re di Provenza, anche se viene bistrattato dalla regia.

Altro ruolo ben cantato è sicuramente l’Ibn-Hakia di Dmitry Yankovskiy, mentre non entusiasma particolarmente il Robert di Konstantin Brzhinskiy. Ben assortiti i ruoli secondari.

 

Diretta streaming del 15 ottobre 2021 – 🌟🌟

 

Ecco il link per poter vedere lo spettacolo (Youtube – Operavision):


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