A ROMA (in TV)... PER LA RISURREZIONE DI SANTA CECILIA

Onore a Rai5 che ieri sera ha dato la possibilità di poter godere del concerto inaugurale della stagione sinfonica 2021-2022 dell'Accademia di Santa Cecilia. In programma uno dei massimi capolavori di Gustav Mahler: la Sinfonia n. 2 in do minore per soli, coro e orchestra "Resurrezione".

Sul podio dell'orchestra romana il direttore ospite principale Jakub Hrůša assieme al coro diretto da Piero Monti e alle soliste Rachel Willis-Sorensen (soprano) e Wiebke Lehmkuhl (contralto).

Un po' di storia della composizione (tratta dal programma di sala, curato da Giorgio Pestelli, del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia del 21/11/93)...

Mahler compose la sua Seconda Sinfonia fra il 1887 e il 1894, quando era direttore del Teatro dell'Opera di Budapest e di Amburgo; dopo una esecuzione parziale (i tre primi movimenti) diretta a Berlino nella primavera del 1895, Mahler presentò l'opera completa, sempre a Berlino, il 13 dicembre 1896: ai tre brani originari per sola orchestra se ne erano aggiunti due con interventi vocali, il Lied Urlicht ("Luce primordiale") tratto dalla famosa raccolta di Arnim e Brentano Des Knaben Wunderhorn (scoperta dieci anni prima da Mahler a Lipsia con indicibile entusiasmo), e un quinto e ultimo movimento con l'intervento di un coro, oltre a due voci di soprano e contralto, su un'ode di Klopstock Die Auferstehung ("Resurrezione").

Il testo di Klopstock e l'idea stessa di una conclusione corale avevano incontrato il compositore nella luttuosa circostanza della cerimonia funebre per la morte di Hans von Bülow: dopo Bach e Brahms, secondo il racconto di J. B. Foerster, un coro di voci bianche cantò, su una musica rimasta sconosciuta, i versi dell'ode di Klopstock "Aurersteh'n, ja aufersteh'n wirst du, mein Staub, nacli kurzer Ruh!" ("Risorgerai, certo, risorgerai, dopo breve riposo, mia polvere!") e la scoperta fu decisiva per condurre in porto la Sinfonia che rischiava ormai di rimanere incompiuta e che proprio dal finale ha tratto il soprannome che spesso l'accompagna di Auferstehungssymphonie. La risoluzione di Mahler testimoniava una sensibilità non lontana dalla cosmica volontà di riaffermazione contenuta nell'eterno ritorno di Nietzsche, grande sponsor di idee anche nella musica di fine secolo: dal terzo movimento della Terza Sinfonia di Mahler ad Also sprach Zarathustra di Strauss al Mitternachtslied e alla Mass of Life di Delius; e cicliche trasfigurazioni sommuovono Tod und Verklärung di Strauss, unite a mistici ibridismi nella Prima Sinfonia di Skrjabin: dove un coro, un mezzosoprano e un tenore si uniscono in fine all'orchestra per celebrare l'Arte, capace di far "rivivere" le spossate energie degli esseri umani.

Raramente, come in quegli anni, la musica ha tentato con più pathos di superare se stessa. Per la prima esecuzione berlinese del 1896, cedendo alle insistenze del giovane critico e compositore Max Maschalk, Mahler stese un programma propedeutico all'ascolto della Seconda Sinfonia, poi soppresso nella pubblicazione dell'opera una volta assolta la sua funzione di guida. La Seconda incomincia là dove si era conclusa la Prima Sinfonia: «... Ho chiamato Totenfeier (cerimonia funebre) il primo movimento, e se vuoi saperlo, si tratta dell'eroe della mia Sinfonia in re maggiore che io porto a seppellire; da un osservatorio più alto raccolgo la sua vita in un limpido specchio. E, al tempo stesso, si pone la grande domanda: perché sei vissuto? perché hai sofferto? E tutto questo solo un grande, atroce scherzo?... Chiunque senta riecheggiare nella sua vita questo richiamo, deve rispondergli, e questa risposta la do nell'ultimo movimento».

L'esordio dell'opera è dominato da scabri frammenti della scala di do minore che paiono arrampicarsi su qualcosa che li respinge e li fa ripiombare in basso con sordi tonfi; questa cupa vitalità dei bassi non si interrompe nemmeno quando legni e ottoni espongono il loro tema di marcia; l'atmosfera tragica è allontanata solo dalla benevola cantabilità degli archi, la quale, con precisa funzione rilassante di "secondo tema", deriva dai coevi Lieder da Des Knaben Wunderhorn. Dopo l'immane "Totenfeier", Mahler voleva uno stacco di alcuni minuti per segnare bene il polo negativo da cui risalire la china verso la risurrezione celebrata nel finale. La prima tappa è il secondo movimento, la cui struggente dolcezza fa pensare alla frase di Adorno (per altro derivata dal Doktor Faustus di Mann a proposito dell'ultima sonata di Beethoven): «la musica di Mahler accarezza maternamente i capelli a quanti si rivolge»; di breve estensione e di forma semplice, il brano resuscita l'affettuosità del Ländler e la freschezza della musa schubertiana. Il terzo movimento ha funzione di Scherzo e, come più volte era già avvenuto in Schubert, si fonda sulla melodia di un Lied composto in precedenza. "La predica di Sant'Antonio ai pesci", sempre ricavata dalla famosa raccolta di canti popolari curata da Arnim e Brentano: in questo brano di straordinaria presa emotiva, ai nostri giorni posto da Luciano Berio a fondamento dello Scherzo della sua Sinfonia (1968), l'affiorare e l'inabissarsi dei pesci senza requie si trasfigura in una ronda sinistra per il tambussare dei timpani, l'umor nero di oboe e clarinetto, l'ottuso rimbombo della grancassa; una luce più serena è diffusa dal Trio, ma tutto si riconduce poi ai mulinelli dell'esordio e alla fine non resta in superficie che una sola nota di contrabbassi, arpe, corni e controfagotto il cui timbro spettrale rivela da solo la mano di Mahler.

La voce di contralto intona sommessa "O Röschen roth" ("O rosellina rossa"), esordio del Lied Urlicht, ancora una volta attinto all'inesauribile "corno meraviglioso del fanciullo". Sulla voce umana che scompare si rovesciano, come montagne liquefatte, le sonorità orchestrali che aprono l'ultimo movimento, in capo al quale Mahler scrive "wild herausfahrend" ("prorompendo selvaggiamente"): dopo la condensazione di un clima di attesa, preceduta da un formidabile rullo delle percussioni, ancora prende corpo una marcia (allegro energico) che nel suo entusiasmo sembra avviare la Sinfonia a conclusione. Anche l'entrata del coro è preparata da una calma piena di promesse: ritornano i richiami dei corni in lontananza, prolungati da interventi dei flauti figurati da Mahler "wie eine Vogelstimme" ("come voce di uccello"). Quando anche questa "voce di natura" si è spenta, sorge la voce umana con le parole dell'ode di Klopstock; tutti gli elementi inventivi di questa sezione "con voci" hanno già fatto la loro apparizione in precedenza; ma nuovo è l'apporto del timbro corale che, con la patina neogotica di certi cori maschili del Parsifal di Wagner o della Faust Symphonie di Liszt, incarna il sogno della rigenerazione rappresentato dalla Seconda Sinfonia di Mahler con quasi traumatica partecipazione.

Tornado all'esecuzione di ieri sera ottime cose si sono ascoltate.


Jakub Hrůša dirige un'orchestra in stato di grazia, che lo segue in ogni suo minimo gesto, che si accende in maniera impressionante così come è capace di di pianissimi da pelle d'oca. E questa sinfonia è piena di questi aspetti contrastanti, che vengono esaltati in maniera pertinente dal giovane direttore ceco. Sublime è risultato il secondo movimento (Andante moderato. Sehr gemächlich) mentre da brividi è l'esecuzione del quinto movimento con l'ingresso del coro e delle soliste. Spettacolare il crescendo emotivo che in quasi 90 minuti di musica ha tenuto l'uditore sempre attento.

Al termine dell'esecuzione tantissimi applausi e commozione visibile anche tra interpreti ed esecutori.

Ultima considerazione: una volta che Antonio Pappano lascerà la direzione musicale dell'Orchestra speriamo che le scelte dei responsabili dell'Accademia possano cadere sul direttore di Brno... con lui, se queste sono le premesse, orchestra e coro sarebbero in ottime mani.


Per chi volesse rivedere il concerto questo è il link:

https://www.raiplay.it/video/2021/10/Mahler-Sinfonia-n-2-Resurrezione-457241a4-8fc0-4ce2-9cfe-8c7dcceacd4e.html

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