A PARMA (in streaming)... PER IL BOCCANEGRA VERDIANO
Secondo titolo operistico del Festival Verdi di Parma 2021 è il Simon Boccanegra eseguito al Teatro Regio in forma di concerto con la direzione orchestrale di Michele Mariotti e un cast, sulla carta, molto interessante.
Partiamo innanzitutto dalla direzione d’orchestra, vera punta di diamante
della serata. Michele Mariotti affronta per la seconda volta l’opera dopo
averla eseguita quasi 15 anni fa a Bologna aprendo la sua prima stagione da
direttore musicale del Comunale felsineo. Gli anni di esperienza (fatta in giro
per il mondo) e la conseguente maturità giovano senz’altro alla sua
concertazione. Il suo Boccanegra è un dramma meditato, intimo, cupo e
teatralissimo, pur nella condizione di recita concertante. Gli accenti che
riesce ad ottenere dall’Orchestra e dal Coro del Teatro Comunale di Bologna
sono ottimali per l’ambiente tratteggiato dall’opera verdiana; il volume non è
mai sovrastante, l’accompagnamento delle voci è sempre congruo, ogni singola
nota e ogni singolo accento sono meditati. Impressiona il lavoro svolto dal
direttore pesarese sulla parola (in quest’opera forse ancora più importante
rispetto ad altri lavori verdiani) e qui sono da lodare (chi più chi meno)
anche i cantanti che lo seguono senza tentennamenti. Una grande prova quella di
Mariotti… ancora maggiore rispetto all’Ernani dello scorso anno.
Il cast è interessante ma non convince appieno.
Igor Golovatenko è un buonissimo Simone, dal piglio nobile e dalla buona
linea di canto: il suo registro medio-alto è sicuramente più incisivo rispetto
a quello medio-grave però si sente come il personaggio sia stato preparato con
molta cura. Sicuramente il baritono russo avrà modo di approfondirlo così da crescere
ancora dal punto di vista interpretativo.
Chi cala un asso, in termini di canto e interpretazione, è invece Michele
Pertusi che impersona un Fiesco a tutto tondo. La nobiltà del suo canto, il suo
lavoro sulla parola sono esemplari (basta ascoltare l’incipit della sua entrata
nel prologo) e ascoltandolo non si sente il bisogno di scene o costumi… basta
tutto quello che Verdi mette nelle note.
Angela Meade è un ottimo soprano che passa dall’Ermione rossiniana all’Aida
verdiana… e qui ci propone una buona Amelia. Il suo primo atto è buono anche se
non entusiasmante e privo di emozione. Molto meglio la seconda parte della
serata anche se comunque pare di sentire che per il personaggio di Amelia non
sia al 100% nelle sue corde interpretative.
Riccardo della Sciucca è un discreto Gabriele: la sua entrata nel primo
atto è abbastanza imbarazzante poi un po’ alla volta la voce si scalda e l’emozione
lascia il posto alla consapevolezza dei suoi mezzi. Buona la sua interpretazione
di “Cielo pietoso” ma nel complesso interpretazione da maturare e non poco.
Buono il Paolo di Sergio Vitale anche se non abbastanza “viscido” per i
miei gusti.
Buono l’apporto anche di Andrea Pellegrini (Pietro), Federico Veltri
(Capitano dei balestrieri) e Alessia Panza (Ancella di Amelia).
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