LE ATMOSFERE SPAGNOLE DELLA "VIDA BREVE"... IN SCENA A MADRID

Il Teatro de la Zarzuela di Madrid ha inaugurato la sua nuova stagione con un dittico dedicato all’opera lirica spagnola che ha come sfondo la città di Granada. Questo dittico doveva essere rappresentato in una sola serata ma la scelta del teatro, in seguito all’emergenza sanitaria, è stato sdoppiato e quindi ogni sera vedeva la rappresentazione, in maniera alternativa, delle due composizioni.

Io ho visto in streaming l’opera che inizialmente doveva chiudere il dittico, e cioè La vida breve di Manuel de Falla. È questa uno dei capolavori del teatro musicale spagnolo, pochissimo rappresentata nel nostro paese, che ci immerge in un mondo (in particolare quello zingaro/andaluso) a mio avviso molto affascinante.

Per chi non conoscesse l’opera qui di seguito, in breve, la trama.

Il primo atto si svolge nella casa di Salud. La giovane attende Paco, che tarda più del solito. Intanto la nonna dà da mangiare agli uccellini. Quindi Paco sopraggiunge e intona con Salud un festoso duetto; ma arriva lo zio della giovane che informa tutti del matrimonio di Paco, programmato per il giorno successivo, con una ricca ragazza. La nonna di Salud si dispera. Il secondo si svolge nella casa di Carmela, la promessa sposa di Paco. Sono in corso i festeggiamenti e fervono i preparativi per l’imminente matrimonio. Salud, in strada, assiste tristemente alla scena e finisce per entrare in casa insieme allo zio. Racconta la sua storia d’amore, ma Paco nega ogni cosa e Salud, disperata, si accascia per terra uccisa dal dolore.

Lo spettacolo concepito da Giancarlo del Monaco è abbastanza interessante pur con alcuni momenti poco capibili, a mio modo di vedere. La scena è racchiusa da degli enormi pannella rosso fuoco (o meglio sangue) che racchiudono l’ambiente della casa di Salud come quella di Carmela, mentre gli unici elementi scenici sono una serie di sedie accatastate nel primo atto e poi utilizzate dal coro (in numero molto ridotto, distanziato e con mascherine) nel secondo. Questo colore rosso è il simbolo della tragedia che si consumerà al termine dell’opera e che fa da contrasto con il nero del retro-scena, da dove sbuca Paco nel primo atto e dal quale poi entrano in palcoscenico le due controfigure che impersonano Carmela e il suo sposo. Lo spettacolo fila via abbastanza liscio con alcune cadute che sinceramente non ho capito. In primis l’amplesso tra i due amanti durante il duetto del primo atto così come la scelta di far morire Salud dopo una coltellata di Paco. Altro momento poco capibile è quello della canzone gitana accompagnata dalla chitarra solista con il cantante crocifisso (interessante la voce di Jesús Méndez accompagnato alla chitarra da Rafael Aguirre). Belli gli interventi danzanti ma poco visibile lo stile prettamente gitano (che si rivede nella scena della nonna che durante tutta la seconda parte del secondo atto cerca aiuto nei tarocchi).

La parte musicale è affidata alla direzione di Miguel Ángel Gómez-Martínez che si trova a dover fronteggiare la scarsità di esecutori (una trentina di musicisti per via delle misure restrittive dovute alla pandemia) e di conseguenza non può avere a disposizione la tavolozza di colori musicali previsti dalla partitura originale di de Falla. Pur partendo da questa situazione il direttore spagnolo riesce a dare una buona unità musicale a tutto il lavoro, con un giusto accompagnamento delle voci. Certo il peso dell’orchestra ne risente così come ho sentito poco i colori delle atmosfere andaluse, di cui la partitura è piena. Nel complesso, comunque, una brova prova da parte dell’orchestra, del coro e della concertazione.

Ainhoa Arteta impersona una buonissima Salud: la cantante è in scena per tutta la durata dello spettacolo e registicamente è il perno di tutta la narrazione. Il suo registro centrale è ben calibrato (e la parte di Salud è imperniata su questo registro, tanto che è stata interpretata da molti mezzo-soprani) così come non ci sono difficoltà quando le note si fanno più acute (solo qualche acuto un po’ fibroso e duro). La sua è una interpretazione a tutto tondo e al termine ne esce come la vera “vincitrice” della serata.

Interessante il Paco di Jorge de Leon che porta in scena sia visivamente che musicalmente un personaggio dalla virilità accentuata e dall’arroganza altrettanto preponderante.

Da ricordare la prova di María Luisa Corbacho (la nonna di Salud) che nella concezione registica di del Monaco ha un peso tutt’altro che marginale.

Buone poi le prove dei baritoni Rubén Amoretti (Zio Sarvaó) e Gerardo Bullón (Manuel) nonché della piccola parte impersonata da Anna Gomà (Carmela).

Per chi volesse vedere lo spettacolo, questo è il link: 

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