ALMANACCO OPERISTICO - 1 luglio 2020 - ARABELLA di R. Strauss
ARABELLA
Commedia lirica in tre atti di Hugo von Hofmannsthal
Musica di Richard Strauss
Prima rappresentazione: Dresda, 1 luglio 1933
«Meglio di tutto un nuovo Rosenkavalier senza gli errori e le lungaggini! Lei deve assolutamente scrivermelo: in quella maniera di sentire io non ho ancora detto la mia ultima parola. Una cosa fine, allegra, sentimentale!». In questa richiesta formulata da Strauss a Hofmannsthal nel settembre del 1923 si può collocare l’inizio del lavoro che avrebbe lentamente portato alla nascita di Arabella, l’ultimo dei sei titoli concepiti con la collaborazione librettistica di Hofmannsthal. Il poeta morì infatti nel 1929, poco dopo aver terminato la stesura del libretto, che fu estremamente laboriosa, anche perché il drammaturgo austriaco vi fece confluire, non senza aver dovuto preliminarmente risolvere notevoli problemi di prospettiva e di equilibrio drammatici, gli abbozzi di due sue commedie viennesi destinate al teatro di prosa, Lucidor, Figuren zu einer ungeschrieben Komödie (Lucidor, personaggi per una commedia non scritta) e Der Fiaker als Graf (Il conte cocchiere), incentrate l’una sull’abnegazione della protagonista Lucile (la Zdenka dell’opera) in favore dell’affascinante sorella maggiore Arabella, l’altra sull’eccitante e al contempo decadente mondo delle feste pubbliche ottocentesche viennesi. Strauss, che mai come in occasione di questo libretto costrinse l’amico letterato a continue modifiche (proprio il rifacimento dell’intero primo atto di Arabella sembra sia stata l’ultima fatica letteraria di Hofmannsthal), attese dal luglio del 1929 all’ottobre del 1932 alla composizione dell’opera, che strategicamente dedicò ad Alfred Reucker e a Fritz Busch, sovrintendente e direttore artistico dell’Opera di Dresda, al fine di assicurarsi la prima rappresentazione nella città sassone. Nel luglio dell’anno successivo il teatro onorò l’impegno contratto con il compositore, nonostante i suoi dirigenti fossero stati nel frattempo rimossi dai loro incarichi per ordine del regime nazista.
LA TRAMA
Atto primo. Vienna 1860, nel salotto di un albergo.
La contessa Adelaide interroga una cartomante sul destino della figlia
Arabella, nel cui matrimonio confida per risollevare le disastrate sorti
economiche della famiglia. Il conte Waldner, suo marito, ha infatti dilapidato
al gioco ogni suo avere. Nel frattempo Zdenka, la sorella minore di Arabella,
travestita da ragazzo e da tutti creduta tale – il padre non può permettersi il
lusso di mantenere due figlie in società – ha il suo bel daffare nel respingere
i numerosi creditori. Zdenka, benché innamorata dell’ufficiale Matteo,
favorisce i suoi tentativi di conquistare la mano della sorella. Quest’ultima,
reduce da una passeggiata nel corso della quale ha respinto le profferte
amorose dei conti Elemer, Dominik e Lamoral, confida tuttavia alla sorella di
non volerne sapere di Matteo, ma di essere rimasta folgorata alla vista di un
giovane sconosciuto che si aggirava nei pressi dell’albergo. Giungono intanto
Elemer, che se non altro ha ottenuto da Arabella il privilegio di accompagnarla
al ballo della sera, e con lui il conte Waldner, che avvisa la consorte di aver
nuovamente perduto al gioco e di aver perciò scritto al vecchio e ricco
compagno d’armi Mandryka per promettergli la mano di Arabella. Annunciato dal
cameriere irrompe infatti Mandryka: ma non è il vecchio compagno d’armi di
Waldner bensì il nipote, unico erede del cospicuo patrimonio. Accertatosi delle
rendite del patrimonio e ottenuta una somma come anticipo per saldare i debiti,
Waldner promette che gli presenterà la figlia al ballo della sera. Zdenka
intanto rassicura Matteo, promettendogli che durante il ballo riceverà per suo
tramite una lettera di Arabella, grazie alla quale avrà definitiva conferma dei
suoi sentimenti favorevoli.
Atto secondo. Una sala da ballo pubblica. Arabella ha
riconosciuto in Mandryka il bel giovane avvistato la mattina: i due si giurano
subito eterno amore. Durante il ballo, tuttavia, Arabella ottiene dall’amante
il permesso di rimanere libera per il tempo necessario a congedare i numerosi
pretendenti. Intanto Matteo e Zdenka, sempre travestita in abiti maschili, sono
intenti a confabulare. Zdenka consegna a Matteo la lettera d’amore firmata da
Arabella, ma che ella stessa ha scritto imitando la calligrafia della sorella;
inoltre riferisce che l’affascinante Arabella l’attende nella sua camera
d’albergo e gli consegna la chiave che permette di introdurvisi indisturbato.
Mandryka, non visto, ha casualmente udito il dialogo e, roso dalla gelosia, si
mette sulle tracce dell’amata. A lui si uniscono Waldner e Adelaide,
altrettanto preoccupati di non vedere la figlia, che ha infatti abbandonato la
festa.
Atto terzo. Sala d’ingresso dell’albergo, con
scalinata ai piani superiori. Matteo ha appena abbandonato la camera nella
quale è convinto di aver avuto un convegno amoroso con Arabella. Ma resta
esterrefatto quando si imbatte in quest’ultima appena giunta dal ballo e si
sente trattare da lei con freddezza. Giungono anche i coniugi Waldner e
Mandryka che, ormai convinto del tradimento dell’amata, sfida a duello il
malcapitato ufficiale. Arabella protesta la sua innocenza, ma inutilmente. A
sciogliere i nodi dell’intricata situazione è Zdenka, che appare finalmente in
vesti femminili e rivela di essere stata lei, da sempre innamorata di Matteo,
ad attrarre l’ufficiale nella sua camera con il sotterfugio della falsa
lettera. Nello sbigottimento generale Arabella perdona la sorella e può
riabbracciare Mandryka, finalmente convinto della sua fedeltà. Matteo e Zdenka
si incontreranno nuovamente l’indomani.
Non ebbe grande fortuna, al suo apparire, Arabella:
un Rosenkavalier in seconda, venne detto. Oltre alle evidenti
analogie drammatiche (la trama, il contesto ambientale, i profili di certuni
personaggi), le due opere condividono simili sonorità e atmosfere timbriche. Ma
non vi è in Arabella la medesima frequenza di arie e pezzi
d’insieme che resero immediatamente celebre il modello dichiarato. In
quest’opera prevale infatti il dialogo, il fluire di ogni scena nella
successiva con toni sfumati e impercettibilmente cangianti. Nell’orchestrazione
si nota inoltre la prevalenza di proporzioni cameristiche, tanto più che
l’opera possiede un organico assai meno vasto di quello delle opere precedenti,
con l’eccezione di Ariadne auf Naxos: un organico con legni e
ottoni a tre, nel quale spicca l’assenza delle percussioni. È una partitura
fragile e delicata, quella di Arabella, costituita da lievi e al
contempo sapienti equilibri fonici, che mettono in risalto la vocalità
perfettamente calibrata della protagonista, un soprano lirico venato da
malinconiche increspature drammatiche: una figura indimenticabile nella pur
estesissima galleria di personaggi femminili straussiani.
LA MIA PROPOSTA
L'opera di Strauss è forse una delle meno corpose, in
termini discografici e audiovisivi. Dalla prima edizione audio del 1942 diretta
da Clemens Krauss a Salisburgo fino ad arrivare all'edizione olandese del 2015
diretta da Marc Albrecht se ne contano, in totale, 15 edizioni ufficiali.
In alcune di queste la fa da padrone Lisa della Casa
(Arabella con Keilberth e con il primo Solti) ma io voglio proporre a tutti voi
la seconda edizione ufficiale diretta da Georg Solti. Quella del 1977 con
l'Arabella di Gundula Janowitz e il Mandryka di Bernd Weikl. Qui, a mio modesto
parere, Solti è ancora più pregnante e lirico nel suono che riesce a trovare
con gli straordinari Wiener Philharmoniker. Edizione, a mio parere, di
riferimento.
Buon ascolto... e buona estate... sperando nella ripresa
sempre maggiore degli spettacoli dal vivo.
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