ARIANNA A NASSO... ANZI A MARTINA FRANCA
Il secondo titolo operistico del Festival della Valle d’Itria
di Martina Franca, in prosecuzione ideale al Borghese gentiluomo che ha
inaugurato la rassegna 2020, è l’Arianna a Nasso sempre di Richard Strauss
nella versione del 1912 (quella che prevedeva in una sola serata sia l’opera a
sfondo mitologico preceduta dalla pièce di Molière). Anche in questo caso il
festival ha affidato la versione in lingua italiana a Quirino Principe e Valeria
Zaurino. Un ringraziamento al Festival che, tramite la sua WebTV, ha dato la
possibilità di assistere allo spettacolo a tutti coloro che l’avessero voluto.
La parte musicale vede il direttore musicale del festival
Fabio Luisi a capo dell’Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari, che sicuramente
offre una prestazione molto più centrata rispetto al Borghese. Sarà
stata la “statura” del direttore… ma dall’orchestra abbiamo sentito belle
sonorità unite a una pulizia del suono veramente invidiabili.
Il cast vocale a disposizione di Luisi è veramente
interessante e molto affiatato.
Carmela Remigio porta sulla scena una Arianna superba.
Splendido il suo registro centrale, che è corposo ma non grosso, ed inoltre
arriva alle note acute con estrema facilità. Affascinante il suo pathos nel
canto che la rende quantomai affascinante e dolente. Una bellissima prova la
sua, divenuta ormai di casa a Martina Franca dopo aver cantato in Rinaldo e
in Ecuba negli anni scorsi.
Jessica Pratt è straordinaria come Zerbinetta che, è bene
ricordare, in questa prima versione ha un peso ancora maggiore rispetto alla
versione definitiva dell’opera. La facilità degli acuti, le agilità spettacolari,
la buonissima dizione hanno fatto sì che la sua Zerbinetta si possa ben
definire come un punto di riferimento nel mondo attuale della lirica.
Buona anche la prova di Piero Pretti come Bacco, tenore dotato
sicuramente di una voce calda e ben calibrata, facile agli acuti e sempre molto
in linea con la musicalità dell’accompagnamento. Certo che con due fuoriclasse
vicine… un po’ la sua prestazione si appanna all’orecchio dell’ascoltatore.
Ottimi anche i comprimari di cui voglio ricordare su tutti
Vittorio Prato nel ruolo di Arlecchino.
La regia di Alfredo Pagliaro sfrutta sostanzialmente la
stessa tipologia di palcoscenico del Borghese al quale è aggiunta una
gabbia di metallo al centro che, nella concezione registica, deve rappresentare
la grotta e il “luogo fisico e spirituale” della personalità di Arianna. La
regia non è nulla di che… ma non stravolge niente. E con i tempi che corrono…
va già bene.
Qui di seguito il per ascoltare l’opera:
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