IL BORGHESE D'OGGI... TRA I TRULLI PUGLIESI


Il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca inaugura l’edizione 2020 con una nuova produzione de Il borghese gentiluomo di Richard Strauss. È questo infatti il primo tassello del “filo” che lega tutta la programmazione del festival di quest’anno incentrato proprio sul “mito di Arianna”. La conclusione del “filo” è poi con l’altra composizione di Richard Strauss Arianna a Nasso.
Il festival ha scelto di eseguire entrambe le composizioni sopra menzionate di Strauss nella versione del 1912 e con il nuovo testo italiano curato da Quirino Principe e Valeria Zaurino.


Il borghese gentiluomo di Molière è una commedia-balletto scritta per la corte di Francia e si conclude con un grande balletto al quale partecipano Jourdain e i suoi ospiti, che Jean-Baptiste Lully nobilita con la sua musica. Un'opera vecchio stile, potremmo ben dire, ma Strauss trova in essa l'opportunità di lavorare su un argomento molto semplice e con mezzi molto limitati, rispondendo così vittoriosamente ad alcune critiche a lui rivolte e riguardanti soprattutto il suo essere ridondante e complesso soprattutto nella scrittura orchestrale, un rimprovero questo rivoltogli spesso dai suoi detrattori.

Le due fonti (il mito e la commedia) che ispirano il testo di Molière, così distanti nel tempo e nel tipo, permisero a Strauss e Hofmannsthal di arricchire il personaggio inventato da Molière con una profondità inaspettata perché lo spettatore può arrivare ad identificarsi con gli ideali di nobiltà, coraggio, onestà, socievolezza e amore per le arti, non rendendosi conto che nello stesso tempo si trova a scontrarsi con l'era del disincanto in cui noi tutti viviamo oggi.

Nel solco di questi ideali, ai quali oltre a Molière, si ispirano Strauss e Hofmannsthal si inseriscono i tre monologhi concepiti da Andrea Massini (declamati nelle repliche dal regista Davide Gasparro) che diventano il “fil rouge” dell’intero spettacolo. I soggetti dei monologhi sono (più o meno) le rivendicazioni per le ragioni degli artisti in questi momenti tristi e dolorosi dovuti alla pandemia, oltre alla domanda "inquietante" su come e quanto il denaro conta per i ricchi e su come questi cercano di nascondere questa preoccupazione dietro un falso interesse per la cultura e l'arte.

Questo filo oltre che nei monologhi esiste veramente anche in scena. Sul palco viene infatti evocato con la proiezione di un gomitolo e una lunga striscia rossa, srotolata a mezz’altezza sulla scena, come fosse uno di questi nastri divisori che la pandemia ha fatto moltiplicare nella vita di tutti i giorni.


Lo spettacolo si poggia quasi interamente sulla parte musicale-orchestrale e sui balletti eseguiti dai bravi Matilde Gherardi e Fabrizio Di Franco, che hanno così mantenuto lo spirito originale della comédie-ballet di Molière. Le parti cantate (in italiano come già ricordato) sono state sostenute dal bravo Vittorio Prato (Jourden) insieme a Ana Victoria Pitts e Barbara Massaro.


Interessante la concertazione di Michele Spotti, che torna a Martina Franca dopo la bella direzione del Matrimonio segreto cimarosiano dello scorso anno. Purtroppo l’Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari non è un granché a proprio agio con la complessa partitura di Strauss, che richiede molto (in termini di parti solistiche e bravura) ad ogni singolo musicista.


Qui di seguito il link dove accedere alla pagina ufficiale del Festival della Valle d'Itria (registrandosi alla web-tv è possibile poi vedere lo spettacolo in streaming):

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