I LOMBARDI VERDIANI... SI FERMANO A SPALATO

Anche in Croazia, pur con tutte le restrizioni del caso dovute alla pandemia da Covid-19, la musica cerca di ripartire. Martedì scorso, 14 luglio, a Spalato si è inaugurato il locale festival estivo, giunto quest’anno alle 66 candeline, con una nuova produzione de I lombardi alla prima crociata di Giuseppe Verdi.


Il pubblico, accolto nel suggestivo Peristilio di Diocleziano, da sempre sede del festival, era rigorosamente distanziato mentre invece sulla scena abbiamo assistito ad uno spettacolo “pieno”, senza le costrizioni che ancora (giustamente a mio avviso) in Italia e in altri paesi si adottano e delle quali abbiamo già parlato nella recensione del Rigoletto romano.

La scena, come da tradizione a Spalato, è praticamente fissa per tutta la durata dell’opera. Gli unici elementi scenici sono delle scalinate che delimitano il palcoscenico e ad un grande arco centrale stilizzato che, a seconda dell’ambientazione, diventa di vari colori. La regia è affidata a Robert Boskovic che, con i mezzi e gli spazi a disposizione, fa muovere in maniera molto statica sia i solisti che il coro. Diciamo che la regia quasi non c’era. Unica nota di movimento nella staticità del tutto sono alcuni ballerini (donne vestite di bianco e un uomo vestito di rosso) che, nella concezione registica, dovrebbero impersonificare la morte e la vita.


Niente di trascendentale… anzi forse in questa maniera ci si riesce a concentrare sull’aspetto musicale. Ma anche qui non sono “rose e fiori”.


Il ruolo di Pagano, motore “a suo modo” di tutte le vicende dell’opera, è impersonato dall’idolo locale Ivica Cikes che porta sulla scena un personaggio abbastanza centrato. Certo la pronuncia non è il massimo, alcune note acute risultano un po’ grezze ma nel complesso una discreta prova la sua, salutata alla fine dai tanti applausi del pubblico croato.


Il ruolo di Giselda è impersonato dal soprano Daniela Schillaci che in quanto a pronuncia vince facile rispetto a tutti i suoi colleghi. Il suo primo atto è abbastanza stentato, nel senso che sembra molto contratta anche perché il peso specifico del ruolo è veramente importante. Io ricordo la Schillaci come Hanna Glavari a Rovigo alcuni anni fa e, sempre a Rovigo, una discreta Norma… ma le note e il loro peso specifico richiesto dalla parte di Giselda forse sono troppo per lei. Comunque nel corso della recita la sua interpretazione diventa un po’ alla volta più consapevole e decisa e alla fine ne esce, a mio avviso, come la migliore insieme a Cikes.


Oronte è un ruolo molto particolare… non lunghissimo ma impegnativo. Il tenore Max Jota cerca di sviluppare il personaggio molto di petto, in maniera baldanzosa ma la cosa non gli riesce a pieno. Appena sufficiente “La mia letizia infondere”, un po’ meglio nel prosieguo ma una interpretazione, in generale, non memorabile.

Discreto e nulla più Bože Jurić Pešić che ha impersonato Arvino.

Sufficienti i ruoli di contorno.

Il maestro Ivo Lipanovic dirige con mestiere la partitura verdiana e cerca di cogliere molto di più gli aspetti ritmici che non quelli intimi e lirici. L’orchestra dell’Opera Nazionale di Spalato non è certo il massimo a disposizione e purtroppo si sente bene nell’intermezzo del terzo atto.


Cerca di difendersi come può anche il coro, che di quest’opera è uno dei protagonisti, e porta a casa due discrete esecuzioni di “Gerusalemme” e “Oh Signore dal tetto natìo”.

Qui di seguito il link per poter vedere lo spettacolo:

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